Caso Pinna, il nonno di Taranto is the new “ho un amico gay”

- di: Barbara Leone
 
Le parole son come dardi, che una volta scagliati non tornano indietro. Chissà se la prossima volta se lo ricorderà Sara Pinna prima di proferir parola. Ma chi è costei? Fino a pochi giorni fa era semplicemente uno dei tanti volti della tv locale veneta Tva.
Per l’esattezza, conduttrice di un programma sportivo. Giornalista dicono, ma poco importa. Perché qualunque ruolo abbia, si è resa protagonista di un’uscita ignobile. Lei ha poi l’ha semplicemente catalogata come frase infelice. E invece no, dalla sua bocca è uscita proprio una freccia avvelenata. E la cosa più insopportabile è che il bersaglio era un bambino. Ma andiamo con ordine.

Qualche domenica fa dopo la fine della partita tra Vicenza e Cosenza, vinta dai calabresi decretando la retrocessione del Vicenza in serie C, l’inviato di Tva lascia il microfono ad un piccolo tifoso del Cosenza che, emozionato e felice per la vittoria della sua squadra, ripete con orgoglio: lupi si nasce. Che evidentemente è il grido di battaglia dei tifosi cosentini, dal momento che il lupo è il simbolo della squadra. Il bimbo era in braccio al suo babbo, anche lui in festa. E qui, in un lampo fulmineo, veniamo catapultati dritti al medioevo. O meglio, a quei nefasti tempi in cui sulle vetrine dei negozi del nord troneggiavano quegli odiosi cartelli con su scritto: vietato l’ingresso ai cani e ai meridionali. Perché lo strisciante sottotesto di ciò che è successo è più o meno questo, supportato da un malcelato razzismo e antisportività. Infatti proprio mentre il piccolo esultava di gioia ripetendo “lupi si nasce”, dallo studio la suddetta giornalista dice tutta tranquilla: “E gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi a cercare lavoro qui”. Con l’inviato che sogghigna sotto i baffi e le dice pure: non male Sara. E invece no, male. Anzi malissimo. Perché dire una frase a chiaro sfondo razzista ad un bambino di sette anni denota un’anima veramente arida e vuota.

E poi ci domandiamo: ma come si fa a rosicare così con un bambino felice per la vittoria della sua squadra del cuore? Poi lei ci ha messo una pezza, che è pure peggio del buco. Perché questo squallido episodio di razzismo, perché di razzismo trattasi anche se per correttezza si chiama antimeridionalismo, era passato in cavalleria. Fino a che il papà del bimbo non scrive una lettera e la posta sulla pagina social di un gruppo meridionalista, con tanto di video che immediatamente diventa virale. Una lettera peraltro garbata, che di fatto svergogna pubblicamente la siura ma con gran classe. Meridionale, appunto. In poche parola, questo papà le ha dato una bella lezione di umanità e integrazione invitandola “senza rancore a visitare la Calabria così che possa anche lei capire che terra meravigliosa è, e quanta bella gente la abita. Noi a differenza Sua, detestiamo i pregiudizi e il razzismo proprio non ci appartiene”.

Nessun insulto, nessuna rabbia. A differenza di lei, che in tre secondi ha dimostrato zero umanità, zero cultura e pure zero professionalità non riuscendo a controllare una livida rabbia da peggior tifo calcistico aggredendo verbalmente un bambino di sette anni. Dimenticando, forse, che anche il suo Veneto prima di diventare terra di accoglienza e di opportunità di lavoro è stata terra di povertà ed emigrazione. E’ successo dopo l’unità d’Italia e fino al secondo dopoguerra, con oltre 5 milioni di veneti costretti a lasciare le proprie case con una valigia di cartone per andare a cercare fortuna in giro per il mondo. Ovviamente dopo si è scusata pubblicamente, del resto non poteva far altro vista l’eco che aveva avuto la vicenda. Scuse false, falsissime. Mi scuso, frase sbagliata, ha detto. No, cara. Dire buongiollo al posto di buongiorno è sbagliato, Luca Giurato docet. Una frase del genere, tirata fuori con una rapidità fulminea, denota sentimenti e posizioni radicate da tempo. E il fatto che la donzella in questione abbia pure origini meridionali non fa che aggravare il tutto. E poi come mai non si è scusata subito ma lo ha fatto solo dopo che contro di lei, e contro l’emittente, si era scatenato il putiferio? La risposta è scontata. Meno scontato è il fatto che Tva non abbia preso lo straccio di un provvedimento contro la giornalista. Si è lavata la coscienza con due parole di scuse in croce e amici come prima. Salvo rilasciare interviste a gogò per godersi il suo (pessimo) momento di celebrità. “Non volevo offendere, sono stata infelice e fuori luogo non ho problemi ad ammetterlo. Quello che non accetto è che dicano che sono razzista. Ho pure un nonno di Taranto”, ha detto la siura in una delle tante interviste. E così nonno di Taranto is the new “ho un amico gay”. Un bel tacer non fu mai scritto, disse il Poeta.
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