Da “Avanti popolo” a “Indietro tutta” è un attimo

- di: Barbara Leone
 
“Avanti popolo alla riscossa bandiera rossa bandiera rossa…”. Che sì: effettivamente su Raitre una trasmissione intitolata “Avanti popolo” ci può pure stare visto che ai tempi, quelli di Sandro Curzi lontanissimi oramai, la terza rete di Mamma Rai era soprannominata Telekabul. Forse è anche per un sussulto di nostalgia che a guardare il programma di Nunzia Di Girolamo viene l’orticaria. Oltre ad una terribile botta di sonno. E dunque il flop (574mila spettatori, praticamente amici, parenti e condomini o poco più) era nell’aria. La Di Girolamo ha preso il posto nel palinsesto nientepopodimeno che di Bianca Berlinguer, emigrata come tutti sanno al Biscione, e già questo stride, e manco poco. Mettici poi che non aveva mai condotto un programma tutto suo, mettici la sua mosceria decisamente poco campana e mettici che al debutto s’è portata dietro il maritino con un’intervista a dir poco imbarazzante per i contenuti banali e noiosi e  voilà… il papocchio è servito. Innanzitutto la scelta del format è completamente sbagliata, perché mettere a fare un talk politico (o parapolitico, ma la minestra è sempre quella) ad una che fino all’altro ieri sedeva tra i banchi del Parlamento sa proprio di presa per i fondelli. Oltre che di raccomandazione, neanche troppo velata. Il problema è che per questi programmi, tutti uguali: con conduttori tutti uguali, temi uguali, linguaggio uguale, noia uguale per tutti. In perfetta par condicio. La verità poi è che Rai e Mediaset sono a corto di veri conduttori, ragion per cui ci ammollano personaggi melensi e tristemente mutuati da mondo politico o del gossip. Guardando il programma della Di Girolamo, nei pochissimi momenti in cui si riesce a star svegli, ti coglie l’insopportabile sensazione di vedere una che, come già fece ai tempi la Pivetti, ha usato il Parlamento per ballare con le stelle e viceversa.

Il programma di Nunzia De Girolamo fa flop

Della serie fatemi fare una cosa, pagatemi bene (il budget pare si aggiri intorno ai sei milioni di euro) e sono pronta a tutto: basta che mi si veda! Sul titolo, poi, stendiamo un velo pietoso. Innanzitutto perché in maniera silente incoraggia chi pensa (e sono tanti, fidatevi) che “Avanti popolo” sia la strofa di una canzone di Gabbani, usata infatti come sigla del programma. Ma poi: cosa cavolo è oggi il popolo? In democrazia dovrebbe essere il pensiero maggioritario. Che non sempre è il migliore o, se vogliamo il più utile o saggio. Tutt’altro: sovente è l’esatto contrario. Di certo popolo non è la retorica dei venditori ambulanti di destra e di sinistra, dove vige l’uso compulsivo dello spot al posto dell’analisi e l’analfabetismo intellettuale che funge oramai da prerequisito per alimentare una subcultura volta ad anestetizzare il pubblico, leggasi popolo, sempre più dormiente. Quindi perfettamente in linea con la trasmissione soporifera della Di Girolamo. La quale ora passa per la naturale erede televisiva della Berlinguer. Peccato che non ce ne fossimo accorti. E peccato che le mancano completamente i titoli, consorte a parte. Ma non ci meravigliamo certo. Del resto è da un po’ di tempo che sono molte, anzi moltissime per non dire la maggior parte, le cose incomprensibili in questo Paese. Aspettiamo a questo punto con ansia solo l’inversione dei poli terrestri, tanto prima o poi ci propineranno anche quelli. Forse il termine più azzeccato per definire i giorni nostri, da un punto di vista politico ma non solo, è “Blob”, giusto per restare in casa Raitre. Un insieme caotico e casuale di elementi diversi, diretto a produrre un ironico e stridente contrasto logico, del tipo“ritorno al futuro”, fondendo la volontà di propensione al “futuro” con quella di un paradossale “ritorno al passato”. Infondo da “Avanti popolo” a “Indietro tutta” è un attimo. Ma almeno lì ci facevamo quattro risate. 
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