Grazie Elodie

- di: Barbara Bizzarri
 
Un video che un po’ ammicca, un po’ cita (copia?) Lola corre, fascinoso film di cui nessuno si ricorda (era il 1998), una canzoncina di accompagnamento scritta per lei da Elisa, imbarazzante al confronto del ricordo di quel “scent of dried flowers” che tanti anni fa mi fece innamorare artisticamente dell’allora sconosciuta cantante di Monfalcone, mentre ora è una manciata di parole in fila come almeno il 90% delle canzoni italiche, ed ecco che Elodie sancisce la sua trasformazione definitiva a grande gnocca, iniziata ai tempi di “Margarita” e ormai compiuta (ma negli anni Venti del Duemila ci sono sempre grandi margini di miglioramento nel panorama estetico) in “A fari spenti”, di cui si parlava già prima dell’uscita dato che la cantante vi compare (anche) nuda. 

La prima cosa che verrebbe da chiedersi è, ‘e allora’? Per poi magari proseguire con un tonante ‘e chissenefrega’, che lei sicuramente comprenderà da “smandrappa orgogliosa” come si è più volte definita. In effetti, non sarebbe il caso di smetterla di starnazzare in coro soltanto perché qualcuno ha deciso di esibire in pubblico le sue grazie, manco fossero un arazzo del Seicento? Elodie è l’ultima di una nutritissima schiera che va da Achille Bonito Oliva a Vittorio Sgarbi, dai RHCP con tanto di piselli infilati nei calzini a Biagio Antonacci a Victoria De Angelis (la bassista dei Maneskin, per chi vivesse su Marte, che a furia di tettine al vento si è guadagnata uno slurp di Vasco Rossi, roba da ricacciarle per sempre in qualche corsetto vittoriano). Insomma: ci si può scandalizzare ancora per un corpo nudo appartenente a chi è ben felice di mostrarlo, beninteso? 

Quanto ci si può davvero sorprendere se lo si usa per veicolare qualcosa, che sia una canzone, la finta ricerca di un marito (vedi Arisa), una crema anticellulite, come se decenni di pubblicità (chi ricorda la locandina anni Settanta dei jeans Jesus? Così, per dire) non ci avessero insegnato niente e senza farsi inchiodare dall’incredibile noia di questa colossale regressione freudiana per cui se Elodie si mostra come una Venere di Botticelli, o almeno nella stessa posa e con tanto di lentine azzurre sugli occhi scuri si debba gridare allo scandalo o a chissà quale atto di rottura, quando Loredana Berté, Amanda Lear, Patty Pravo e compagnia cantante (testi di Fossati, però), lo hanno già fatto decenni fa e con tutt’altra allure, in epoche meno cretine di questa. 

Di contro, se Elodie fosse una cessetta a pedali, questa nenia (e Alberto Fortis purtroppo non c’entra) che deve sostenere sia con la sua sensuale apparizione in un liquido latteo che con la voce (perché ne ha) non potrebbe esistere, perché finirebbe di corsa nel notevole mucchio del ciarpame discografico attuale. Quindi, Jo Squillo non ha tutti i torti quando dichiara che “se Elodie non fosse così bella, avrebbe meno successo, ne sono certa”, aggiungendo subito un riparatore “mi piacerebbe tanto una collaborazione”. Perché in Italia attrici e cantanti devono essere belle, sexy, quantomeno la maggior parte, ed è forse per questo che da noi non si vedono, né si sentono, una Meryl Streep o una Barbra Streisand, e certe interpreti magnifiche ma non conformi agli standard restano relegate nei ruoli di caratteriste, se riescono a fare carriera. Non sono tipi che tirano (honni soit qui mal y pense), però, per favore, cerchiamo di non annegare nella noia di dissertazioni che neanche negli anni Cinquanta del Novecento, se - ancora - possibile. In ogni caso, dato che un bel vedere in mezzo a tante brutture non si butta mai via, cara Elodie, tante grazie. 
 
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