Sanremando: le pagelle di Italia Informa – le canzoni

- di: Barbara Leone
 
E la prima è andata. Tra colpi di genio (quelli di Benigni), colpi di sonno (i nostri, e di tre quarti degli italiani) e colpi e basta (quelli di Blanco cavallo pazzo). Per quanto riguarda le canzoni, mare piatto come quello di Sanremo ad agosto. Nessun guizzo, nessuna novità, nessuna folgorazione. Se Cristo s’è fermato ad Eboli, il Festival 2023 s’è fermato al 1999. Primi anni del 2000 a voler essere buoni. Tutto orecchiabile, ma trito e ritrito. Pardon, sentito e risentito un po’ come noi che c’abbiamo pure rimesso il sonno. 

ANNA OXA: imbalsamata, in versione Madonna di Frozen con una canzone che sembra uscita dal 1999, anno in cui vinse il Festival con “Senza pietà”. A spigne spigne, tra gorgeggi e acuti in perfetto stile Oxa. Del resto la voce anche se non è più quella di un tempo c’è. La canzone la rappresenta abbastanza: pretenziosa, vagamente new age e criptica. Un po’ di pop qua, un po’ di rock là, un filino di etno e qualche grammo di spiritualità che come il prezzemolo ci sta sempre bene. In due parole: non si capisce una mazza. Voto: 6 politico

GIANMARIA:  una canzone radiofonica, che sicuramente girerà a palla per i prossimi mesi anche perché tempo un nanosecondo e te la sei già dimenticata. Il ragazzo ha personalità, buca lo schermo. Solo quello però. Voto: 5

MR.RAIN: già che si presenta col coro dello Zecchino d’oro che canta in playback nun se po’ vede’. Né tantomeno sentì. Poi finisce con due piccoli angeli in scena. Il tema è quello del disagio mentale. Ma il disagio è tutto nostro che ce lo dobbiamo sciroppare fino all’ultima nota. Una canzone stucchevole, perfetta come come sottofondo per una delle tante storie strappalacrime stile Maria De Filippi. Forse ha sbagliato palco e non se n’è accorto. Voto: 4 (ma allo Zecchino d’oro sarebbe un 7 abbondante). 

MARCO MENGONI: Menogni fa Mengoni. Anche se mengoneggia un po’ più del solito, ma non è un male. Ed è lì per vincere, e si vede a colpo d’occhio. E d’orecchio. Bello l’intro orchestrale che richiama il ritornello, forse una delle poche cose nuove sentite in questa prima serata di Festival. Lui è bravo, la ballad ritmica e dinamica. Insomma, una bella canzone. Anche se non è che ti fa fare i salti dalla sedia. Voto: 8 e ½

ARIETE: il pezzo è delicato, a tratti accattivante, e sicuramente ben scritto (a quattro mani con Calcutta). Lei molto (troppo) emozionata. Fa quasi tenerezza. Voto: 6 d’incoraggiamento

ULTIMO: una canzone che sembra scritta più per i suoi fan che per il Festival. Introspettiva, in perfetto stile Ultimo che riempie gli stadi di teenagers. Stile e sentimento sono i suoi cavalli di battaglia, e per una volta senza pianoforte. Voto: 7+ ma ad un secondo ascolto potrebbe arrivare anche ad 8

COMA COSE: dei romanticoni, cantano nel 2023 come riprendersi dalla batosta della fine di una storia d’ammmore. Roba da baci perugina e latte e miele, intesa come radio. Perfetta a ridosso di San Valentino. Tutto sommato carina e orecchiabile. Voto: 7 perché siamo dei romanticoni pure noi

OLLY: canzone ballereccia interpretata alla come viene e con scopiazza menti alla Coldplay qua e là. Voto: 4 (perché 3 ci pare brutto)

COLLA ZIO: canzone ballereccia bis, ma interpretata decisamente meglio. Ritornello che resta nell’orecchio, con qualche botta di funk che non fa mai male. Loro simpatici, colorati e tutto sommato godibili da ascoltare. Voto: 7

MARIA SATTEI: duemilaminuti è il titolo della canzone, ma i sono i minuti della canzone che non passano mai. E’ una di quelle canzoni che se passa per radio cambi frequenza per noia. La firma è quella di Damiano dei Måneskin. E abbiamo detto tutto. Voto: 5 (ma ammettiamo che siamo prevenuti)

ELODIE: come Mengoni anche lei punta al podio. Sicura di sé, sicuramente un animale da palcoscenico. Ma stop. La canzone non è affatto male, pur non essendo certamente un capolavoro. Passerà spesso in tv, soprattutto in radio. Poi passerà punto e basta. Continuiamo a pensare che Elodie sia una delle artiste più sopravvalutate degli ultimi tempi. Voto: 6

CUGINI DI CAMPAGNA: Si sente la mano de “La rappresentante di Lista” (anche se lontana dalle sue hit di successo). In tempi di carestia non si butta niente. Il sound però è quello anni Settanta, come le zeppe e le famose keytar imbracciate per sparare acuti che non arrivano mai. Nostalgici. Voto: 6+ d’affetto

GIANLUCA GRIGNANI: Chiudendo gli occhi siamo a tratti sulla frequenza di “Destinazione Paradiso”. Il testo intimo e sincero è sostenuto da un tappeto d’archi poderoso. Credibile perché imperfetto. Ci mette il cuore, anche se non basta perché troppe volte la voce fa a cazzotti con la musica. In cerca di riscatto, e glielo auguriamo tanto. Voto: 7 (ma 10 per il coraggio)

LEO GASSMANN: caruccetto. Provate a dire caruccetta ad una donna e ve se magna. Né bella, né brutta. Un tipo: caruccetta. Voto: 5 (perché è caruccetto)

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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