Se sequestri non vale (ti do pure il guanciale)…

- di: Barbara Leone
 
La valigia hanno aperto dopo un lungo viaggio (parapàparapàparpà), tra calzini e mutande han trovato un formaggio (parapàparapàparpà) e un timballo condito con ragù e besciamella e lì sotto ai maglioni c’era una padella. Se sequestri non vale, ti do mezzo salame, se mi lasci andare, ti regalo il caviale, non c’è nulla di male stavo andando in vacanza… che fa rima con finanza! Ci si son divertiti assai quelli di Rds, e io pure più di loro, a perculare il povero Julio Iglesias fermato all’aeroporto di Punta Cana, nella Repubblica Dominicana, dove gli è stato confiscato il bagaglio contenente ben 42 chili di generi alimentari. Rucola, fragole, funghi, pomodori, spinaci, lamponi e chi più ne ha più ne metta. 42 chili di ben di Dio che il cantante spagnolo, 80 anni tondi tondi lo scorso settembre, ha ben pensato di portarsi a casa. Anzi, una delle sue case, dal momento che vive tra Miami, le Bahamas e la Repubblica Dominicana, appunto. Dove evidentemente si mangia da schifo visto quello che s’è portato appresso (non si sa bene da dove) il buon Julio. 

Che poi, ammettiamolo, è un po’ quel che abbiamo fatto per una vita noi fuori sede, soprattutto se meridionali. Il famoso “pacco da giù”, avete presente? Che non è solo una scatola piena di cibo: è un contenitore di emozioni. Ed è anche il modo migliore, a volte l’unico, per sentire il calore della propria terra e della propria famiglia. Un’istituzione, un mito, uno stato d’animo. Che, a dispetto del nome, non ha nulla a che fare con la geografia. Anche se in verità l’originale, quello del sud sud, è decisamente più variegato e pesante di un pacco che arriva da Rovigo o da Prato. Un carico di caciocavalli e affettati vari (rigorosamente sottovuoto) pastarelle, taralli, olio, caffè, pasta fresca, limoni, arance, noci e nocelle, broccoli, patate, salsa di pomodoro e pelati, conserve, melanzane e carciofi sott’olio, origano e spezie varie, marmellate, dieci fettine panate fatte dalla mamma incartate nella stagnola, vino, pane e pure l’amaro fatto con le mani sante da papà. Un pacco che ha il peso specifico del piombo, che portarlo su per le scale è un’impresa titanica a rischio ernia, ma che quando lo apri senti l’odore di casa. Certo, non viaggia in aereo ma solitamente in corriera. Oggi corriere, laddove quando andavi alla Stazione Tiburtina a ritirarlo con vibrante impazienza era sì più scomodo, ma anche molto più poetico. Insomma…42 chili di amore puro e nostalgia, che Julio caro levete proprio! Per la cronaca, il fermo in aeroporto del papà (ma pure nonno) di “Manuela” (ma anche “Pensami”, “Abbracciami”, “La Paloma e, ovviamente, “Se mi lasci non vale” più gli altri millemila successi) si è dissolto in una bolla di sapone, trasformato in una figuraccia megagalattica soprattutto quando i media spagnoli hanno spifferato che, a quanto pare, il poveretto (per modo di dire, visto che negli anni ha accumulato un patrimonio pari a 800 milioni di euro oltre a ben 8 figli) c’abbia proprio il vizietto di portarsi in valigia, sempre quella sul letto quella di un lungo viaggio, viveri capaci di sfamare mezza Africa.

Soprattutto quando torna da Madrid con, dicono le malelingue, una valanga di vini e prosciutti nazionali. Del resto lui è quello che… “sono un pirata, sono un signore”. A chiacchiere, in si bemolle, però. Un atto dovuto effettuato “in base al protocollo di prevenzione della mosca mediterranea”, ha detto Limber Cruz López, ministro dell’Agricoltura dominicano, durante la conferenza stampa indetta per spiegare l’accaduto. Molto semplicemente il governo locale proibisce l’introduzione di prodotti di origine vegetale e animale che possa rappresentare un rischio per le coltivazioni locali visto che la mosca mediterranea è uno dei parassiti agricoli che maggiormente colpiscono le specie vegetali dell'isola e la zona più infestata sembra essere proprio quella di Los Corales, dove si trova anche la residenza di Iglesias. E non è manco dato a sapere se, alla fine, il pesante e ricco bagaglio sia staro confiscato. Insomma è finita a tarallucci e vino. E mai metafora fu più azzeccata.
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