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Anas: "Un italiano su tre non usa la cintura alla guida"

- di: Daniele Minuti
 
Anas: 'Un italiano su tre non usa la cintura alla guida'
Anas ha diffuso i risultati della Ricerca Osservatorio Stili di Guida Utenti, condotta dallo Studio Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati con il contributo dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata al convegno "Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime" (nella giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada).

Ricerca Anas: "Un italiano su tre non indossa la cintura alla guida"

L'analisi, che ha studiato casi raccolti lungo autostrada A90 Grande Raccordo Anulare di Roma, S.S.336 della Malpensa e la la S.S. 700 della Reggia di Caserta, mostra che il mancato uso di cinture di sicurezza sia ancora il pericolo principale per gli italiani alla guida: il 28,38% dei conducenti non allaccia le cinture (31,87% per 80,12% per passeggero posteriore). Male anche i dispositivi di ritenuta per i bambini (non li usa il 49,5%) mentre il 55,63% non accende gli indicatori per la manovra di sorpasso o rientro per l’entrata o uscita (76,46%, 59,20% e 43,71%) da rampa. Infine un automobilista su dieci (12,41%) utilizza in modo improprio il cellulare mentre è al volante. 

Sono dati, specie quelli legati all'uso delle cinture, ben superiori a quelli della media europea e che delineano le pessime abitudini al volante degli italiani. Dovute, secondo 17 interviste-corollario dell'analisi, a "stress, mancanza di senso civico o rischi dovute a manovre azzardate.

Anas è però in prima linea per ridurre queste problematiche: "In vista dello sfidante obiettivo di tagliare del 50% le vittime di incidenti stradali entro il 2030" - spiega la nota - "Anas è fortemente impegnata nell’implementare la sicurezza dei propri utenti agendo su più fronti contemporaneamente con un piano strategico. Primo tra tutti, l’aumento delle risorse da destinare alla manutenzione programmata: 15,9 miliardi (+44% rispetto alle precedenti annualità), per l’adeguamento e messa in sicurezza della rete anche attraverso pavimentazioni sempre più performanti. Poi, il potenziamento dei settori Ricerca e sviluppo con il progetto Smart road, il progetto green lights per una illuminazione più efficiente e la realizzazione di barriere di sicurezza di ultima generazione. Infine la promozione e diffusione di una cultura della sicurezza stradale, muovendo dal dato che oltre il 93% degli incidenti deriva dal comportamento del guidatore".

Franco Righetti, della Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati, ha commentato: "Questo studio fortemente voluto da Anas, segna un passo di fondamentale importanza per il miglioramento della sicurezza sulle strade. L’entità del campione raccolto, oltre 6.000 rilevazioni dirette sulle tre arterie indagate, ci ha restituito una chiara fotografia dei comportamenti e delle abitudini delle persone durante la guida, consentendo di identificare e analizzare in maniera scientifica i fattori di rischio. La disponibilità di questo patrimonio informativo consentirà ad Anas di poter progettare e avviare concrete campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale che possano risultare ‘centrate’ sui principali fattori di rischio individuati come il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e utilizzo improprio del telefono cellulare durante la guida e ‘orientate’ nei contenuti specifici per tipologia di utenti, ad esempio i giovani".

Federica Biassoni, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Unità di ricerca di psicologia del traffico, ha aggiunto: "L’interesse di Anas per questa tematica ci ha consentito di realizzare una ricerca che, integrando metodologie quantitative e qualitative, ha preso in esame sia il livello dei comportamenti dei guidatori sia quello sottostante, dei processi psicologici alla luce dei quali è possibile spiegare tali comportamenti. I risultati della ricerca rispecchiano in modo interessante la letteratura sulla percezione del rischio stradale e sui comportamenti di guida rischiosi. Tanto le violazioni registrate, che i comportamenti che portano alla distrazione, causa frequente di incidenti, appaiono riconducibili ai medesimi bias cognitivi: il ruolo dell’abitudine e dei vantaggi percepiti ci permettono così di spiegare i comportamenti rischiosi emersi dalle osservazioni su strada. La conoscenza del collegamento tra tali fattori alla base del funzionamento mentale dei guidatori ed i comportamenti di rischio potrà essere di aiuto ad Anas nella progettazione di interventi sia infrastrutturali sia di formazione".

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