(Foto: Alberto Mingardi, Direttore Generale IBL)
Rinviare è bene, abolire sarebbe meglio
Così afferma, senza giri di parole, l’Istituto Bruno Leoni in un editoriale critico e ben argomentato, che mette nel mirino le cosiddette “tasse del benessere” – plastic tax e sugar tax in testa – smascherandole come strumenti inefficaci e dannosi, soprattutto per i settori chiave del Made in Italy.
Il punto di partenza è l’ennesimo rinvio dell’entrata in vigore di questi tributi: una decisione che l’IBL saluta con favore, ma che apre un interrogativo strutturale. “Perché mantenere in vita imposte che non solo non sono mai state applicate, ma che genererebbero un gettito marginale, a fronte di costi economici certi e danni reputazionali per il Paese?”, si chiede il think tank liberale.
Più che una strategia, sembra un’improvvisazione. “Il continuo ricorso a misure-tampone, come questi rinvii semestrali, trasmette l’immagine di una politica fiscale fatta di cerotti, incapace di dare segnali chiari”, puntualizza l’Istituto Bruno Leoni. L’incertezza sulle coperture, a fronte di una pressione fiscale che continua a salire per via del fiscal drag, è la spia di una fragilità strutturale che nessuna tassa ‘virtuosa’ potrà mai colmare.
Tasse inutili per problemi complessi
Ma il cuore della critica dell’IBL non è solo economico: è anche – e soprattutto – metodologico. Le imposte su plastica e zucchero, spiega l’Istituto, si fondano su presupposti deboli e generano effetti sproporzionati. “Le bevande zuccherate rappresentano solo lo 0,9% delle calorie giornaliere assunte in Italia: credere che una tassa possa incidere sui livelli di obesità è un’illusione”, evidenzia l’IBL.
Anche laddove il nesso sanitario è accertato – si pensi ai prodotti contenenti nicotina – il fisco può rivelarsi uno strumento miope. L’IBL guarda con preoccupazione a Bruxelles, dove si discute di equiparare la tassazione delle sigarette elettroniche a quella dei prodotti tradizionali. “Una scelta contraria all’evidenza scientifica e all’esperienza dei paesi più virtuosi”, ammonisce il think tank, citando il caso svedese: grazie a un approccio basato sulla riduzione del danno, la Svezia è diventata nel 2025 ufficialmente smoke-free, con meno del 5% di fumatori.
Stato baby-sitter? No, grazie
Nel mirino dell’Istituto Bruno Leoni non ci sono solo i singoli tributi, ma l’intera filosofia che li sostiene. Attraverso la collaborazione con Epicenter e altri network europei, l’IBL contribuisce al Nanny State Index, l’indice che misura il livello di intrusività dello Stato nello stile di vita dei cittadini.
Il messaggio è netto: “Non tutto ciò che ha una finalità sociale desiderabile giustifica una nuova tassa”. L’Istituto Bruno Leoni invita a valutare ogni intervento in base ai costi reali, agli effetti misurabili e al rispetto della libertà individuale. Perché colpire allo stesso modo prodotti diversi, ignorando le differenze nei danni e nei comportamenti, equivale a fare della politica fiscale uno strumento moralista e inefficace.
“Una strategia efficace di riduzione del danno è preferibile a crociate punitive che, pur sbandierando grandi obiettivi, non portano alcun risultato concreto”, conclude l’IBL.
Nel nome della virtù, stiamo creando una giungla fiscale che premia l’ideologia e penalizza la ragione. E nel frattempo, il bilancio resta appeso ai cerotti.