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Polemiche per delle assunzioni in Rai: quanta ipocrisia

- di: Redazione
 
Polemiche per delle assunzioni in Rai: quanta ipocrisia
Da qualche giorno, dopo che è venuta fuori la notizia che la Rai ha assunto (anche se si tratta di persone che già vi lavoravano a contratto, classificabili quindi come precari) due persone - una vicina all'ideologia dell'estrema destra ; l'altra figlio di un amico di... e fermiamoci qui) -, sono esplose violente polemiche sulle scelte dell'azienda.
Che, per quel che si è capito, si sarebbe comportata restando nell'alveo della correttezza formale, che però non le ha risparmiato le critiche dei sindacati maggioritari nell'azienda. Non crediamo sia il caso di soffermarsi più di tanto sul profilo personale dei due nuovi assunti, che professionalmente saranno sicuramente il meglio che la Rai ha trovato sul mercato, assicurandosene i servizi.
Ma forse, e lo diciamo guardando al clima generalizzato che si respira in questi mesi, un pizzico di accortezza in più sarebbe stata necessaria, perché, se sai che ci sono le opposizioni in attesa di capitalizzare ogni tua mossa che si presta a essere criticata, prima di assumere qualcuno che ha un background politico (su quello professionale niente da dire, come già affermato, non conoscendo uomini e cose) decisamente orientato sull'ala estrema della destra di governo, non puoi cadere nell'errore di esporti agli attacchi.

Polemiche per delle assunzioni in Rai: quanta ipocrisia

Ma ormai il danno è fatto e, a meno di impensabili passi indietro, tutto finirà che classico nulla di fatto anche se uno dei due nuovi assunti è considerato molto vicino a Casapound, mentre l'altro è figlio di una persona al cui matrimonio, una trentina d'anni fa, dicono le cronache, ha fatto da testimone dello sposo, Roberto Sergio, ad della Rai. Il quale, tecnicamente, con i criteri di selezione e assunzione non c'entra nulla. Ma a fare storcere il naso è stato il fatto che questo ragazzo è stato assunto, ma collocato nella fascia dei funzionari, al quale, normalmente, si accede dopo parecchi anni.
Le polemiche di questi giorni, però, hanno dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, che uno degli elementi che connotano la nostra società e che non si riesce a proprio a contenere è proprio l'ipocrisia, soprattutto quella di facciata, che ti porta a stigmatizzare comportamenti di cui tu stesso (o la tua parte politica) ti sei reso responsabile in passato.

Parlare oggi di assunzioni pilotate in Rai è scoprire l'acqua calda, accorgersi che l'imperatore è nudo o che il sole sorge a est e tramonta dall'altro lato.
Chi oggi parla di lottizzazioni a senso unico dovrebbe avere l'onestà mentale di ricordare quando in Rai si entrava (contrariamente a quel che l'orgoglio personale faceva pensare ai neoassunti) solo se si aveva incollata addosso l'etichetta di un partito, sapendo che se si era unti dallo spirito della Dc, la strada maestra portava a quella che oggi è Raiuno; che se occhieggiavi ai partiti laici, un posto nella seconda rete era scontato; che se avevi nella tasca dell'eskimo L'Unità la fine era segnata: TeleKabul. Sono semplificazioni grossolane, lo sappiamo, ma solo oggi, perché ieri, accadeva proprio questo.

Bene fanno comunque le opposizioni a protestare, ma dovrebbero farlo non solo per il caso in oggetto, ma per una tradizione che è un insulto alle ambizioni personali della maggior parte degli italiani, che non hanno santi in Paradiso.
Ma si sa benissimo che parlare di concorsi e quindi di merito come della panacea è sbagliato, perché la cronaca e l'esperienza insegnano che anche questa forma di selezione può essere manipolata.
E', quindi, per essere immaginifici, parliamo di un cancro della nostra società e non di una semplice infreddatura? Non può essere così, ma, se non ci si ribella con la chiara volontà di cambiare tutto, andrà a finire come sempre. Ma è questo quello che vogliamo insegnare, o lasciare in eredità, ai nostri ragazzi, che se non si è vicini al Potere non si possono nutrire le proprie, legittime aspirazioni?
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