Atreju contro il Nazareno, lo scontro sull’unità
- di: Cristina Volpe Rinonapoli
Giorgia Meloni chiude Atreju come apre una campagna: all’attacco. Dal palco della kermesse di Fratelli d’Italia la presidente del Consiglio affonda il colpo contro il centrosinistra e contro Elly Schlein, trasformando la chiusura in un regolamento di conti politico. «Il presunto campo largo l’abbiamo riunito noi – dice – e quella che dovrebbe federarlo è l’unica che non si è presentata». Un affondo che strappa applausi alla platea e che fotografa la strategia della premier: mettere in scena le divisioni altrui per rafforzare la compattezza della propria maggioranza.
Atreju contro il Nazareno, lo scontro sull’unità
Il riferimento è all’assenza di Schlein da Atreju, letta da Meloni come la prova di una leadership fragile e di un’alleanza solo teorica. Il “campo largo”, secondo la premier, esiste solo quando la destra lo evoca, costringendo gli avversari a mostrarsi insieme senza esserlo davvero. Un modo per ribaltare la narrazione e presentare il governo come l’unico perno stabile del sistema politico, mentre l’opposizione resta impigliata nelle sue geometrie variabili.
Ucraina e Europa, il messaggio oltre i confini
Meloni non si sottrae nemmeno al tema internazionale, rispondendo alle polemiche sul futuro del sostegno all’Ucraina e sulle possibili scelte di Donald Trump. «Allarme per il disimpegno americano? Buongiorno Europa, tocca a noi», scandisce. È un messaggio rivolto tanto ai partner europei quanto all’opposizione interna: l’Italia, rivendica la premier, non arretra e chiede all’Unione di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità geopolitiche.
Il Pd si ricompatta
A poche ore di distanza, in un’altra sala, Elly Schlein chiude l’Assemblea nazionale del Partito democratico. Un appuntamento che segna l’allargamento formale della maggioranza interna alla componente che fa capo al presidente Stefano Bonaccini. Il clima è diverso, più interno, ma il messaggio politico è chiaro: l’unità non è uno slogan, è «un dovere verso i cittadini». La segretaria lo ripete più volte, consapevole che il suo mandato passa dalla capacità di tenere insieme un partito storicamente attraversato da correnti.
“Segretaria di tutti”
«Continuerò ad essere la segretaria di tutti», assicura Schlein, rivendicando una leadership inclusiva e provando a chiudere la stagione dei sospetti reciproci. L’apertura alla minoranza bonacciniana viene presentata come un passaggio necessario per costruire un’alternativa credibile alla destra. Non un’unità di facciata, ma un processo politico che deve tradursi in proposte sul lavoro, sulla sanità, sui salari.
La replica a Meloni
Alle parole della premier, Schlein risponde senza alzare i toni ma con una punta di ironia. «È Meloni che è fuggita dal confronto», ribatte, invitandola a presentarsi in Parlamento. Ma il terreno, precisa, deve essere quello «del Paese reale, non del cabaret». Un modo per respingere l’accusa di assenza e rilanciare la sfida sul merito delle scelte di governo.
Due palchi, due narrazioni
Atreju e l’Assemblea Pd raccontano due mondi che si osservano a distanza. Da una parte una premier che usa la forza del governo per dettare l’agenda e colpire le fragilità altrui. Dall’altra una segretaria che prova a saldare i pezzi di un’opposizione in cerca di identità. Il confronto è appena cominciato, ma la campagna politica è già entrata nel vivo.