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Israele attacca, Usa si smarcano: ma Netanyahu ha il via libera

- di: Jole Rosati
 
Israele attacca, Usa si smarcano: ma Netanyahu ha il via libera
Rubio nega ogni coinvolgimento, ma i vertici repubblicani applaudono l’operazione. E Teheran punta il dito contro Washington.
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Israele attacca, Usa si smarcano: ma Netanyahu (foto) ha il via libera
C’è un’ambiguità che grida vendetta e che, dietro le quinte, offre a Benjamin Netanyahu tutta la copertura politica di cui ha bisogno. Il premier israeliano ha lanciato un’offensiva contro l’Iran - definita “un colpo iniziale molto riuscito” in un video diffuso dal suo ufficio - e ha promesso di ottenere “molti risultati con l’aiuto di Dio”. Ma mentre i caccia colpivano obiettivi sensibili, gli Stati Uniti mettevano in scena un balletto diplomatico degno di una guerra fredda travestita da neutralità.
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Washington si smarca, il Congresso applaude
La posizione ufficiale americana è chiara quanto ipocrita: “Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha affermato il Segretario di Stato Marco Rubio, in una nota diffusa da Washington nella notte. “Israele ha agito da solo. Invitiamo l’Iran a non colpire personale americano nella regione”.
Un disimpegno formale, che stride con le dichiarazioni delle più alte cariche repubblicane. Lo speaker della Camera, Mike Johnson, ha dichiarato su X: “Israele ha tutto il diritto di difendersi!”. Il leader della maggioranza al Senato, John Thune, è andato oltre: “I mullah vogliono cancellare l’unica democrazia mediorientale. Il loro programma nucleare è una minaccia inaccettabile. Se colpiranno gli americani, ne pagheranno le conseguenze”.
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Una telefonata che vale un raid
Secondo il Wall Street Journal, Netanyahu avrebbe parlato del piano con Donald Trump lunedì scorso. Poche ore dopo quella telefonata, gli Usa hanno iniziato a evacuare personale diplomatico e militare da alcune aree del Medio Oriente. Difficile pensare a una coincidenza. Ancora più difficile crederci, dopo le parole di Teheran: “Israele ha agito con l’aiuto diretto degli Stati Uniti”, ha dichiarato il portavoce delle forze armate iraniane, generale Abolfazl Shekarchi, promettendo una “risposta decisa” contro “il nemico sionista”.
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Ambiguità strategica o appoggio implicito?
La realtà è che Netanyahu sa di poter contare su una solida alleanza ideologica. Non tanto con il Dipartimento di Stato — che mantiene i toni bassi per non alimentare una guerra regionale — quanto con il Partito Repubblicano, oggi spinto da una retorica che rifiuta ogni compromesso con l’Iran. In questa cornice, il premier israeliano non ha bisogno di chiedere il permesso: gli basta sapere che dietro le spalle c’è chi lo copre politicamente, chi lo difende sui social, chi prepara persino una visita a Gerusalemme per legittimare ogni scelta.
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Teheran reagisce, ma anche l’opinione pubblica si divide
In Iran, la rabbia è esplosa immediatamente. Le autorità parlano di “violazione della sovranità” e avvertono che la rappresaglia sarà proporzionata. Ma la tensione cresce anche negli Stati Uniti, dove settori progressisti accusano l’amministrazione Trump di “collaborazionismo silenzioso”. Il deputato democratico Ro Khanna ha dichiarato a MSNBC:Non possiamo far finta di non sapere. Ogni parola non detta è un appoggio implicito”.
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Netanyahu incassa e rilancia
In questo clima teso, Netanyahu gioca su due tavoli. Da una parte galvanizza l’opinione pubblica israeliana con toni messianici (“Con l’aiuto di Dio”, ha detto nel video ufficiale). Dall’altra sfrutta la divisione americana per muoversi con mano libera. Sa che l’Europa balbetta, che l’Iran è isolato, e che il Congresso Usa — almeno nella sua componente repubblicana — gli offre il più potente scudo diplomatico possibile.
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La maschera e la complicità
Il paradosso è tutto qui: Washington nega, ma applaude. Finge di dissociarsi, ma fornisce la legittimità morale e politica a un’azione che rischia di far deflagrare la regione. L’amministrazione Trump tenta di giocare su due registri: rassicurare il Pentagono che non ci sarà escalation diretta, e rassicurare Israele che tutto è concesso. Netanyahu ha capito perfettamente il gioco. E lo sta conducendo con spietata lucidità.

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