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Allarme della Banca mondiale: le nuove norme commerciali ostacolano i Paesi in via di sviluppo

- di: Alberto Venturi
 
Allarme della Banca mondiale: le nuove norme commerciali ostacolano i Paesi in via di sviluppo

Il crescente numero di norme che regolano gli scambi internazionali sta diventando un freno sempre più pesante per le economie dei Paesi in via di sviluppo, che spesso subiscono l’adozione di standard elaborati altrove senza poter partecipare alla loro definizione. Lo evidenzia la Banca mondiale in un nuovo rapporto diffuso oggi da Washington.

Banca mondiale: norme commerciali ostacolano Paesi in via di sviluppo

L’istituzione ricorda come le norme assumano un ruolo cruciale nel definire requisiti su prodotti, mezzi di trasporto e condizioni di scambio. Ma se alla fine degli anni ’90 tali standard coprivano il 15% del commercio mondiale, oggi riguardano oltre il 90% degli scambi, una crescita che ha profondamente trasformato la dinamica del commercio internazionale.

Un costo crescente per le economie emergenti
«I paesi in via di sviluppo non partecipano alla creazione delle norme, ma devono adottarle per poter partecipare al commercio mondiale», ha spiegato il capo economista della Banca mondiale, Indermit Gill. L’effetto, ha aggiunto, è la trasformazione delle norme in vere e proprie barriere non tariffarie, spesso più impattanti dei dazi doganali.

Gill ha definito il tema «uno dei più importanti del momento», ricordando come la discussione pubblica si concentri spesso sulle tariffe, mentre sono proprio gli standard tecnici a rappresentare l’ostacolo principale per l’accesso ai mercati.

Obiettivi e perimetro degli standard
Le norme possono perseguire obiettivi diversi: garantire qualità e sicurezza dei prodotti, imporre criteri ambientali, migliorare l’efficienza produttiva, oppure assicurare la compatibilità tecnica di apparecchiature elettroniche attraverso l’uso delle stesse frequenze.

Secondo la Banca mondiale, proprio per l’impatto sistemico che esercitano, gli standard dovrebbero essere considerati alla stregua di “infrastrutture”: elementi che modellano i mercati, influenzano la competitività e incidono sulle scelte industriali.

I grandi gruppi dettano le regole
Il rapporto sottolinea la forte presenza dei grandi gruppi internazionali – supportati dalle economie più avanzate – nei processi di definizione delle norme. La loro partecipazione attiva consente di orientare gli standard verso tecnologie e soluzioni già adottate, ottenendo un significativo vantaggio competitivo.

Le imprese dei Paesi in via di sviluppo, al contrario, risultano quasi del tutto assenti. I loro governi siedono negli organismi specializzati, come l’International Organization for Standardization (ISO), ma senza un reale coinvolgimento o capacità di incidere.

L’appello: partecipare per non restare indietro
«Quando i paesi partecipano attivamente alla creazione e all’attuazione degli standard, possono trasformarli in un potente strumento di crescita e riduzione della povertà», ha sottolineato Gill.

Il rapporto invita i Paesi in via di sviluppo a seguire l’esempio di nazioni come il Giappone nel secondo dopoguerra o la Corea del Sud negli anni ’80, che hanno saputo integrare la partecipazione ai processi di standardizzazione nelle proprie strategie industriali, utilizzandola come leva per rafforzare competitività e crescita.

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