Dopo aver tagliato i tassi di riferimento per un totale di 200 punti base nell’ultimo anno, la Banca Centrale Europea ha deciso all’unanimità di fermarsi. Nella riunione del 24 luglio, la Bce ha mantenuto invariati i tassi: il deposit facility rate resta al 2%, il marginal lending facility al 2,40% e il main refinancing rate al 2,15%. Una scelta che conferma la strategia prudente dell’Eurotower, che intende monitorare con attenzione gli sviluppi macroeconomici prima di eventuali ulteriori interventi sul costo del denaro. L’orientamento del consiglio direttivo rimane “data-dependent”, ossia basato sull’analisi dei dati, e continua a essere improntato a un approccio “meeting-by-meeting”, senza indicazioni vincolanti sulle prossime mosse.
Bce lascia i tassi fermi al 2%, fiducia nella stabilità dei prezzi
Il dato più importante, alla base della scelta di oggi, è il ritorno dell’inflazione al target del 2%. Secondo le stime aggiornate, i prezzi dovrebbero mantenersi in linea con questo obiettivo anche nel medio periodo. Tuttavia, la prudenza rimane d’obbligo. Le decisioni future saranno prese alla luce di una valutazione complessiva dell’outlook sull’inflazione e dei rischi connessi. Particolare attenzione sarà riservata anche all’andamento dell’inflazione core e al meccanismo di trasmissione della politica monetaria, elementi chiave per garantire l’efficacia delle misure adottate. Il quadro generale è di stabilizzazione, ma l’incertezza geopolitica e le variabili legate ai consumi e agli investimenti continuano a pesare sull’orizzonte della Bce.
Crescita resiliente, spinta da export e consumi
Nella prima parte del 2025, l’attività economica dell’area euro ha mostrato una sorprendente resilienza. A trainare questa fase di tenuta sono stati soprattutto due fattori: l’anticipo delle esportazioni verso gli Stati Uniti, dovuto al timore di nuove tariffe, e la tenuta dei consumi interni, che si sono rivelati più robusti rispetto alle previsioni. La presidente Christine Lagarde ha inoltre sottolineato il ruolo crescente degli investimenti come motore di crescita futura, con particolare riferimento a due settori strategici: la difesa e le infrastrutture. Il ritorno della fiducia in questi comparti potrebbe contribuire in modo sostanziale alla ripresa dell’economia europea nel secondo semestre dell’anno.
Credito: segnali di ripresa ma ancora in chiaroscuro
Il mercato del credito presenta segnali contrastanti. Sul fronte dei mutui per l’acquisto di abitazioni, la domanda è in ripresa dopo mesi di rallentamento. Il tasso medio sui prestiti casa è stabile al 3,3% dall’inizio dell’anno. Per quanto riguarda il credito alle imprese, si osserva un lieve miglioramento nella domanda, ma i livelli rimangono bassi rispetto alla media storica. Tuttavia, il tasso d’interesse sui nuovi prestiti aziendali è in calo, sceso al 3,6%, segnale che potrebbe preludere a una progressiva riattivazione del ciclo produttivo. Secondo l’analisi di AcomeA SGR, si tratta di un passaggio intermedio, in cui la normalizzazione dei tassi può accompagnare la ripartenza della domanda interna, a condizione che si consolidino le aspettative di inflazione stabile e crescita moderata.
Verso l’autunno con equilibrio e monitoraggio
Con la decisione odierna, la Bce si conferma vigile e cauta. La stabilizzazione dei prezzi ha permesso di interrompere il ciclo di tagli, ma non si esclude che, qualora le condizioni macroeconomiche peggiorassero, si possa tornare a misure più espansive. Nel frattempo, il messaggio inviato ai mercati è quello di una governance monetaria solida, che non insegue le dinamiche del momento, ma si affida a dati concreti e prospettive di medio periodo. Il prossimo appuntamento sarà cruciale per comprendere se l’attuale fase di pausa rappresenterà un punto di arrivo o solo una tappa intermedia nel percorso di sostegno all’economia europea.