Biden cancella Putin: "È un criminale di guerra"

- di: Redazione
 
La guerra in Ucraina, oltre a quanto provoca sul terreno, tra morti e distruzioni di cui, alla fine, qualcuno dovrà pure pagare il prezzo, sta stravolgendo anche i canoni del protocollo diplomatico, quello che, anche in periodi di belligeranza armata, mettono dei paletti alla dialettica. È abbastanza scontato che, con il progredire degli eventi e il lievitare dei costi per la popolazione (oltre a quelli squisitamente afferenti al campo militare), la tensione sia destinata a crescere e il ping-pong di accuse e controaccuse proseguirà anche quando, speriamo presto, le armi taceranno. Ma oggi questo rimane nel campo della speranza pura perché Vladimir Putin e i suoi consiglieri stanno proseguendo in una tattica che ci ha ricacciato indietro di decenni, quando le guerre si combattevano nel rispetto del principio della distruzione come risposta.

Il presidente statunitense Joe Biden ha definito Vladimir Putin un "criminale di guerra"

Quindi a Coventry fu contrapposta Dresda, perché nulla si può perdonare al nemico che sta per soccombere.
In questa guerra, fatta di morti, di dolore, di città rase al suolo insieme al loro passato, è chiaro che i maggiori protagonisti sono costretti a conquistare la ribalta e a battersi per mantenerla. E questo alimenta il conflitto, fatto di proiettili e razzi, ma anche di parole.

Come quelle, pesantissime, pronunciate da Joe Biden che ha affibbiato a Putin l'etichetta di ''criminale di guerra''. Se guardiamo a questa sortita del presidente americano vediamo un duplice piano interpretativo.
Il primo è che, davanti alle immagini che arrivano dall'Ucraina, con scuole e ricoveri di sfollati fatti scientificamente oggetto di attacchi che vogliono avere il massimo effetto letale per i civili, dire che ci si trova davanti a crimini di guerra non è certo esagerato. Perché in fondo questo è il significato che si attribuisce ad azioni belliche che nulla hanno a che fare con l'annientamento della capacità offensiva del nemico, ma intendono solo fiaccarne la resistenza uccidendone figli, moglie, madri, sorelle.

Quindi dire che quanto Putin sta facendo in Ucraina non è guerra, ma un crimine traduce in una definizione quello che pensano un po' tutti, se è vero che gli ultimi bersagli delle cannonate russe sono stati luoghi dove forse di armati non c'era l'ombra.

C'è poi il secondo piano di analisi di quel ''Putin criminale di guerra'' pronunciato da Biden e che è squisitamente politico. Perché, chiamandolo in questo modo, Biden ha troncato, forse definitivamente, ogni possibilità di allacciare anche solo un simulacro di dialogo con l'uomo del Cremlino che, per quanto possa essere freddo e analitico, potrebbe percepire l'insulto bruciare come fosse uno schiaffo.

La classificazione che Biden ha fatto di Putin relega quest'ultimo al rango di escluso dal consesso internazionale, ponendolo sullo stesso piano nel quale si trovarono altri ''criminali di guerra'', che forse, vista la scala dell'attacco all'Ucraina, erano meno responsabili di lui.
Il presidente americano non ha solo tagliato i ponti con Putin, quanto lo ha messo all'indice internazionale, dicendo quel che tutti pensano, ma che, per prudenza o solo per pudore, nessuno fino a ieri aveva detto.
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