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Mercati: L’Europa traballa, Wall Street affonda ma poi recupera

- di: Matteo Borrelli
 
Mercati: L’Europa traballa, Wall Street affonda ma poi recupera
Il Pil USA cala a sorpresa: è la prima contrazione dal 2022. Borse europee in recupero nel finale ma scosse, Milano -0,75%. Trump nega la realtà, ma l’economia lo smentisce.
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Lo choc arriva dagli Stati Uniti: il Pil frena, l’Europa traballa
Una giornata cominciata male e finita meno peggio del previsto, ma la ferita resta. Oggi martedì 30 aprile i mercati europei hanno accusato il colpo del primo segnale concreto di rallentamento dell’economia americana: il prodotto interno lordo degli Stati Uniti si è contratto dello 0,3% nel primo trimestre 2025, deludendo gli analisti che si attendevano una modesta crescita. È la prima battuta d’arresto dal 2022, ed è bastata a diffondere il panico tra gli investitori globali.
A farne le spese sono stati subito i listini europei, sebbene nel finale, grazie al parziale recupero di Wall Street, la situazione sia leggermente migliorata. Milano ha chiuso a -0,75%, Madrid a -0,9%, mentre Francoforte e Londra si sono riportate lievemente sopra la parità. Parigi è riuscita addirittura a girare in positivo (+0,43%).
Il dato sul Pil è un colpo duro alla narrativa della resilienza americana – ha spiegato l’economista tedesca Lena Bruckmann – e mette a nudo le distorsioni create dalla politica dei dazi e dall’isolamento commerciale”.

Piazza Affari tiene nel finale, ma è zavorrata dalle banche
A Milano le vendite hanno colpito soprattutto il settore bancario. MPS ha perso il 2,87%, Unicredit il 2,5%, Mediobanca il 2,25%, BPER il 1,95%. Anche Banco BPM e Intesa Sanpaolo hanno chiuso in flessione, entrambe a -1,9%. In calo anche STMicroelectronics (-2,2%) e Stellantis (-1,3%), penalizzata dall’incertezza legata ai dazi e dalla sospensione della guidance sul 2025.
In controtendenza, Campari (+3,46%) è salita sull’onda dei risultati del concorrente Rémy Cointreau, che ha registrato segnali di ripresa nei consumi USA. Bene anche Recordati (+3,1%) e A2a (+1,46%).

Wall Street prima affonda e poi recupera
Alle ore 17:30 italiane, Wall Street stav procedendo in netto ribasso. Il Nasdaq sta cedendo l’1,5%, il Dow Jones lo 0,59%. Gli investitori stavano reagendo con crescente nervosismo non solo alla frenata del Pil, ma anche all’aumento delle importazioni aziendali (un effetto boomerang delle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump), che hanno zavorrato la domanda interna. Il mercato americano tuttavia nel finale ha recuperato, con il Dow Jones che ha chiuso a +0,15% e il Nasdaq a -0,09%.
Secondo Kenneth Rogoff, economista ad Harvard, l’America si sta sparando sui piedi: i dazi distorcono, la crescita cala, le imprese corrono a importare prima che peggiori. È una spirale autoinflitta”.

Trump nega la realtà, ma l’economia parla chiaro
In pieno stile negazionista, Donald Trump ha scelto un comizio in Michigan per negare che ci sia un problema economico, addossando la colpa “ai numeri truccati e all’ostilità dei media”. Una sceneggiata che ormai non convince più nemmeno Wall Street.
Trump vuole farci credere che sia sempre colpa di qualcun altro – ha commentato Nouriel Roubini – ma il mix tra dazi, chiusura verso l’esterno e guerre commerciali ci ha già fatto entrare in una zona grigia che potrebbe degenerare in stagflazione”.
Anche Mohamed El-Erian (Allianz) avverte: “La resilienza americana è in bilico. Se il secondo trimestre confermerà il rallentamento, allora sarà recessione piena”.

Tengono i consumi, frena l’inflazione ma cresce la paura
A compensare, almeno parzialmente, la brutta sorpresa del Pil sono arrivati alcuni dati meno allarmanti: i consumi privati e il reddito personale sono rimasti in linea con le previsioni, e il deflatore PCE – l’indice più seguito dalla Fed – è sceso dal 2,7 al 2,3%. Un calo che potrebbe dare respiro alla banca centrale, ma che non basta a rassicurare i mercati.
In Europa, l’inflazione tedesca è scesa al 2,1%, sopra le attese (2%), ma ancora lontana dai picchi del biennio 2022-23. Lo spread tra Btp e Bund si mantiene sotto i 113 punti base, con il rendimento italiano in calo al 3,58%, e quello tedesco al 2,45%.

Beni rifugio in risalita, energia in calo
Oro in forte rialzo (+1,03%) a 3.306,74 dollari l’oncia. Il dollaro ha recuperato su tutte le principali valute: 0,88 sull’euro, 142,7 contro lo yen, sotto 0,75 sulla sterlina.
Il petrolio WTI ha ceduto l’1,16% a 59,72 dollari al barile, mentre il gas naturale europeo ha ridotto la corsa (+1,3% a 32,38 euro/MWh). Le scorte settimanali USA di greggio sono calate oltre le stime, segnalando debolezze anche sul fronte energetico.

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