Censis: "Fake news difficili da scoprire per 3 italiani su 4, diffidenza per l'AI"

- di: Barbara Bizzarri
 
Il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle e il 61,1% di averle solo in parte: è considerato particolarmente insidioso anche il tributo dell’AI, tanto carina e simpatica, però non in grado di discernere il vero dal falso e quindi potrebbe scrivere in modo assolutamente credibile una (o più) bugie.

Censis: "Fake news difficili da scoprire per 3 italiani su 4, diffidenza per l'AI"

Il 29,7% invece nega l'esistenza delle notizie fasulle e pensa che non si debba parlare di fake news ma di notizie vere, deliberatamente censurate dai palinsesti, che poi le fanno passare come false: questi alcuni dati presenti nel Rapporto Ital Communications-Censis "Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell'informazione alla prova dell'Intelligenza Artificiale", presentato oggi in Senato.

Domenico Colotta, Founder Ital Communications (nella foto), ritiene che “il terzo Rapporto Ital Communications-Censis offre uno spunto di riflessione sull’Intelligenza Artificiale, che rappresenta una grande opportunità per il futuro, in tutti i campi. Occorre tuttavia che, nel contrasto alle fake news, le sue potenzialità vengano sfruttate dei professionisti della comunicazione unitamente alle abilità umane. Solo in questo modo si può realizzare una comunicazione affidabile, fondata su fonti verificate e che sia capace di salvaguardare la fiducia nei media e nelle istituzioni”.

Secondo il rapporto, il 75,1% della popolazione ritiene che con il progredire tecnologico verso l'Intelligenza Artificiale sarà sempre più difficile controllare la qualità dell'informazione, mentre per il 58,9% l'AI potrebbe diventare uno strumento a supporto dei professionisti della comunicazione. In generale, l'85,8% degli italiani ha paura di essere impreparato dinanzi a un cambiamento tecnologico che, presumibilmente, regolerà il modo di vivere, studiare, lavorare e anche di produrre e accedere alle informazioni, e ritiene che ci sia bisogno di far conoscere di più ai cittadini i vantaggi e i limiti dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale. È una consapevolezza trasversale alla popolazione, che trova d'accordo il 74,2% di chi ha un titolo di studio ‘basso’ e l'86,5% dei laureati.

"Uno degli aspetti più importanti che emerge da questo Rapporto - ha detto Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Informazione e all'Editoria - è che gli italiani si stanno rendendo conto del valore delle notizie vere e del disvalore che hanno le fake news. Prima la pandemia seguita dal conflitto russo ucraino ci hanno fatto capire quanto sia fondamentale comunicare notizie in maniera rigorosa e irreprensibile. Inoltre, dobbiamo lavorare affinché l'Intelligenza Artificiale sia di supporto al lavoro umano e giornalistico ma non diventi un sostituto".

L’ 89,5% degli italiani pensa che sia necessario creare un'alleanza stabile tra tutti gli stakeholder che hanno interesse a far circolare un'informazione attendibile e di qualità, per diffondere una maggiore consapevolezza sui pericoli della cattiva informazione e innalzare le competenze della popolazione.

Maurizio Gasparri, Vice Presidente del Senato della Repubblica, ha dichiarato: “I giganti del web devono rispondere al principio democratico. Occorre far pagare le tasse anche ai colossi del web e contrastare l’anonimato in rete. Serve, pertanto, una regolamentazione più stringente per ostacolare e impedire il proliferare delle fake news online”.

Oggi, circa 47 milioni di italiani, il 93,3% del totale, si informa abitualmente su almeno una delle fonti disponibili: l’83,5% sul web e il 74,1% sui media tradizionali. Sul versante opposto, sono circa 3 milioni e 300mila (il 6,7% del totale) gli individui che hanno rinunciato ad avere un’informazione puntuale su ciò che accade, mentre 700.000 italiani non si informano affatto. Il 64,3% degli italiani utilizza un mix di fonti informative, tradizionali e online, il 9,9% si affida solo ai media tradizionali e il 19,2% (circa 10 milioni di italiani in valore assoluto) alle fonti online.

Il 56,7% degli italiani è convinto che, di fronte al disordine informativo che caratterizza il panorama attuale dell’informazione, sia legittimo rivolgersi alle fonti informali di cui ci si fida di più. Il 34,7% degli italiani è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico e il 25,5% ritiene che l’alluvione di quest’anno sia la risposta più efficace a chi sostiene che si sta progressivamente andando verso la desertificazione.  Il 16,2% della popolazione crede invece che il cambiamento climatico non esista. Giuseppe De Rita, Presidente Censis, ha ribadito che: “Tanto opinionismo e poca informazione generano confusione e notizie false; lo hanno dimostrato il Covid prima, la guerra poi e oggi il riscaldamento climatico. Gli italiani hanno bisogno di una rete di professionisti dell’informazione di cui fidarsi, che li aiutino anche ad avere maggiore consapevolezza di come riconoscere fonti e notizie di qualità”.

Secondo Roberto Marti, Presidente della Commissione Cultura e Patrimonio Culturale, Istruzione Pubblica del Senato della Repubblica, “i dati che emergono da questa analisi sono allarmanti. Formazione e qualità sono due aspetti fondamentali per garantire una corretta informazione. Il legislatore deve normare tale materia. In tal senso, con il Rapporto di oggi state tentando di fare una buona politica comunicativa, cioè iniziare a formare delle agenzie di comunicazione efficienti”.

Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha aggiunto che ‘occorre essere consapevoli del fatto che la verità nella comunicazione è qualcosa che bisogna conquistare e garantire. In un mondo dominato dall’intelligenza artificiale noi stakeholders della comunicazione dobbiamo mettere in atto un sistema che, partendo dal basso, sia in grado di rinegoziare le regole per salvaguardare una corretta e trasparente informazione”.

Attilio Lombardi, Founder Ital Communications, spiega: “Chi fa comunicazione con professionalità e autorevolezza, in un mondo complesso e profondamente mutato come quello di oggi, non deve rinunciare alla serietà e alla veridicità delle notizie da veicolare. Il terzo Rapporto Ital Communications-Censis rileva l’importanza di una comunicazione responsabile e in grado di contrastare la disinformazione, anche attraverso lo sviluppo di valide competenze che sappiano governare i cambiamenti e tutelare i cittadini e le istituzioni dai danni sociali, economici e democratici derivanti da una comunicazione non veritiera”.

Roberto Zarriello, Segretario Generale Assocomunicatori, ha sottolineato che “occorre colmare il gap sulle competenze digitali che attanaglia il nostro Paese. Bisogna investire sulla formazione dei giovani, sia in ambito scolastico che in quello accademico. Non possiamo più permetterci di avere in Italia un numero così basso di laureati nelle materie Stem e un così alto numero di Neet tra i ragazzi. Allo stesso modo, le aziende necessitano di specialisti nel campo delle Ict che non riescono a trovare. Investire sull’educazione e la formazione digitale, anche utilizzando bene i fondi del Pnrr, deve essere una priorità per il sistema-Paese”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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