Un blackout improvviso ha colpito ChatGPT, la piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI, lasciando milioni di utenti in tutto il mondo senza accesso al servizio. Il blocco, iniziato nelle prime ore del mattino (ora italiana), ha riguardato sia la versione gratuita che quella a pagamento (ChatGPT Plus), rendendo impossibile ogni tipo di interazione con il modello.
ChatGPT in tilt globale, Trump: “Serve sovranità digitale anche sull’intelligenza artificiale”
Il sito ufficiale ha mostrato per ore solo un messaggio di errore, mentre l'applicazione mobile è rimasta bloccata sulle schermate iniziali. OpenAI ha confermato l’esistenza del problema attraverso il proprio sito di monitoraggio, ma per ora non ha fornito spiegazioni dettagliate sulle cause del disservizio.
Una piattaforma ormai centrale nell’economia digitale
Il blocco ha messo in evidenza la crescente centralità di ChatGPT nel lavoro quotidiano di milioni di persone: professionisti, studenti, imprese, redazioni, uffici pubblici. L’interruzione non ha causato solo disagio tra gli utenti occasionali, ma ha paralizzato flussi operativi in interi settori. Molti strumenti integrati – dai sistemi CRM ai software di customer care, passando per interfacce di automazione e scrittura – dipendono direttamente dalle API di OpenAI. Il down si è fatto sentire anche sui social network, dove l’hashtag #ChatGPTDown è immediatamente salito ai primi posti delle tendenze globali, con un’ondata di segnalazioni, ironie e proteste.
Trump: “Troppa dipendenza da Big Tech, ora basta”
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è intervenuto a sorpresa sulla vicenda con una dichiarazione ufficiale dalla Casa Bianca: “Il blackout di ChatGPT dimostra quanto siamo vulnerabili. Dobbiamo riprendere il controllo della nostra tecnologia, serve una sovranità digitale americana e una revisione completa del ruolo delle intelligenze artificiali gestite da pochi”. Trump ha annunciato l’avvio di una commissione federale per indagare sulle “fragilità sistemiche dell’infrastruttura AI” e ha promesso nuove misure per incentivare lo sviluppo di modelli alternativi interamente sotto controllo nazionale. “L’intelligenza artificiale non può diventare l’anello debole della nostra economia”, ha detto, criticando la gestione centralizzata dei sistemi.
Le ipotesi sulle cause: attacco informatico o guasto interno?
OpenAI ha fatto sapere di essere al lavoro per “identificare e risolvere l’anomalia”, ma al momento le cause precise non sono state comunicate. Le ipotesi spaziano da un aggiornamento mal riuscito dei server a un possibile attacco DDoS (Distributed Denial of Service) su larga scala. Esperti di cybersicurezza ritengono plausibile che un errore interno abbia generato una reazione a catena nei sistemi di bilanciamento del carico e negli accessi alle API. Non si esclude nemmeno un tentativo di sabotaggio o un problema legato all’infrastruttura cloud che ospita i modelli linguistici. Alcuni ricercatori hanno notato comportamenti anomali già nelle ore precedenti all’interruzione, con rallentamenti e risposte incomplete.
Un colosso fragile? Il tema della resilienza dell’IA
L’episodio ha sollevato domande importanti sulla resilienza delle tecnologie di intelligenza artificiale. Il fatto che un singolo malfunzionamento possa avere un impatto globale così esteso suggerisce la necessità di ripensare l’architettura stessa delle piattaforme AI. Il blackout di oggi dimostra che anche sistemi avanzatissimi, diventati in poco tempo parte della quotidianità globale, restano vulnerabili a errori e interruzioni. L’Europa, con il suo AI Act, e ora gli Stati Uniti, con l’impostazione muscolare dell’amministrazione Trump, sembrano convergere su un punto: le AI non possono essere lasciate in mano esclusiva a pochi attori privati.
Utenti e aziende in attesa del ripristino
Nel frattempo, milioni di utenti restano in attesa che il servizio torni operativo. Le stime parlano di almeno 100 milioni di utilizzatori regolari colpiti dal blocco. Alcune aziende stanno valutando la possibilità di sospendere temporaneamente funzioni e servizi basati su ChatGPT, mentre altre sono già corse ai ripari, attivando soluzioni alternative. OpenAI non ha fornito una tempistica precisa per il ripristino, ma ha assicurato “massimo impegno e trasparenza”. Il blackout non è solo un incidente tecnico: è l’ennesimo segnale che anche le tecnologie più avanzate hanno bisogno di governance, controllo e responsabilità. E il tempo per affrontare queste sfide si fa sempre più stretto.