Chip: la produzione perde 7,7 milioni di veicoli per carenza di semiconduttori

- di: Redazione
 
Probabilmente le case automobilistiche avevano sottovalutato i problemi legati alla carenza dei semiconduttori. Solo pochi mesi fa credevano che presto ci sarebbero stati di nuovo abbastanza chip per i loro veicoli. Ma si sbagliavano, perché la carenza di semiconduttori è diventata un problema permanente che ha colpito l'industria automobilistica come una tempesta perfetta, soprattutto perché si è manifestata in un momento in cui i costruttori vogliono passare alle auto elettriche; una fase che necessita di sempre più semiconduttori.

Questa situazione è stata radiografata da una società di consulenza statunitense, la Alix Partners, in uno studio secondo il quale solo quest'anno verranno prodotti 7,7 milioni di veicoli in meno rispetto al previsto.

Questo si dovrebbe tradurre per l'industria automobilistica una perdita di entrate per 210 miliardi di dollari (circa 180 milioni di euro). Fino a maggio, gli analisti di Alix avevano ipotizzato che il default sarebbe stato di 110 miliardi di dollari Usa, quando a maggio si pensava a perdite per 61 miliardi di dollari. Quindi il dramma sta diventando più grande e più costoso, di trimestre in trimestre, e c'è chi, tra i vertici della più grandi case automobilistiche, che prevede che questa situazione perdurerà fino al 2023.
Ma come si è arrivati a questo?

Crisi dei chip: la produzione perse 7,7 milioni di veicoli

Le ragioni risalgono al manifestarsi della prima ondata di Coronavirus, nella primavera dello scorso anno, quando le vendite di auto calarono sensibilmente per il semplice motivo che non c'era nessun posto dove andare, spingendo quindi i responsabili degli acquisti delle case automobilistiche a bloccare i loro ordini di semiconduttori. Se produci meno auto, hai anche bisogno di meno chip per l'elettronica di bordo, gli alzacristalli elettrici o il controllo del motore. I produttori di semiconduttori, come Intel e TSMC, hanno comunque continuato a produrre con vigore e hanno reindirizzato i loro piccoli componenti verso l'industria IT e informatica.

Quando la fine della pandemia ha cominciato a farsi intuire, il mercato dell'auto si è ripreso
rapidamente, ma ciò che è mancato è stata una forte disponibilità di semiconduttori, ''dirottati'' dai produttori verso settori diversi. La costruzione di nuove fabbriche di chip non è solo costosa, ma richiede anche molto tempo. Il risultato è stato che prima sono state prolungate le vacanze nella fabbriche di autoveicoli, poi le linee di produzione sono state interrotte e gli impianti sono stati temporaneamente chiusi. Per i clienti questo si è tradotto in tempi di consegna degli ordini sempre più lunghi, con il rischio che i maggiori costi di acquisto dei chip influiscano sui prezzi delle auto.

La crisi dei chip ha colpito non solo i grandi produttori, ma anche i molti fornitori più piccoli che improvvisamente non potevano più consegnare. Un'azienda dai fatturati miliardari può sopportare qualcosa del genere per un po', ma un fornitore di medie dimensioni quanto può resistere? Gli analisti di Alix Partners su questo punto sono molto chiari: mentre le case automobilistiche possono compensare i problemi con prezzi dei veicoli più alti, i fornitori stanno attraversando un momento più difficile e sono ancora più colpiti dalla mancanza di chip.
Già a metà settembre, la casa automobilistica giapponese Toyota ha annunciato la produzione di 300.000 auto in meno nell'anno fiscale che durerà fino alla fine di marzo 2022. Nella prossima settimana, VW eseguirà solo il primo turno su una catena di montaggio nel suo stabilimento principale di Wolfsburg - tutte le altre linee si fermeranno -.
Quando la situazione tornerà alla normalità? Nessuna ipotesi è al momento possibile.

La novità, però, è che, dal punto di vista degli esperti, la situazione sta cambiando. Questo ha a che fare con il fatto che le scorte delle case automobilistiche sono state esaurite. Finora le vendite dei produttori hanno retto perché c'era ancora molto in magazzino, ma ora questo è finito. La crisi delle consegne è la più lunga che l'industria abbia mai vissuto e per il momento non andrà meglio, anzi.
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