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Cina in frenata: Xi lancia il piano quinquennale anti-Trump

- di: Bruno Legni
 
Cina in frenata: Xi lancia il piano quinquennale anti-Trump
Cina: rallentamento economico e il piano quinquennale strategico

Tra consumi fiacchi, case in caduta e sfida tecnologica, Pechino prepara 2026-2030.

(Foto: il presidente della Cina, Xi Jinping).

Il colosso asiatico affronta un momento di riflessione: la crescita economica della Cina si è attestata al 4,8 % nel terzo trimestre del 2025, segnando il ritmo più lento da oltre un anno e mettendo in luce la fragilità del motore interno. Parallelamente, il Partito comunista cinese ha convocato il quarto Plenum del suo Comitato centrale per definire le linee guida del prossimo piano quinquennale (2026-2030). Questo appuntamento assume un ruolo chiave in un contesto sempre più teso con gli Stati Uniti e nel quadro di una ristrutturazione economica sostanziale.

Un’economia che rallenta: cifre e dinamiche

Nei primi nove mesi del 2025 la Cina ha registrato una crescita del 5,2 % su base annua. Tuttavia nel solo terzo trimestre il tasso è sceso al 4,8 %.

Quali sono le voci critiche?
- I consumi delle famiglie restano anemici: le vendite al dettaglio sono salite solo del 3 % a settembre su base annua.
- L’investimento fisso in attività registra un calo: nel periodo gennaio-settembre la componente immobiliare è scesa del 13,9 %.
- Il prezzo delle nuove abitazioni è calato in 63 delle 70 città monitorate, mensilmente, segnando un peggioramento rispetto ad agosto.
- In controtendenza, la produzione industriale ha mostrato un rimbalzo +6,5 % su anno a settembre.

Il quadro è dunque misto: da un lato esportazioni e industria tengono meglio del previsto, dall’altro lato la domanda interna e il mercato immobiliare rappresentano vere zavorre. Le autorità cinesi si trovano quindi sotto pressione per stabilizzare il percorso di crescita e promuovere una transizione verso un modello meno dipendente dall’export e dal mattone.

Il Plenum e il piano 2026-2030: linea guida per il futuro

Il quarto Plenum del Comitato centrale del Partito, convocato da Xi Jinping, ha al centro la stesura del quindicesimo piano quinquennale (2026-2030).

Al centro dell’agenda figurano:

  • Innovazione tecnologica e autosufficienza in settori strategici (intelligenza artificiale, robotica, energie rinnovabili).
  • Sicurezza nazionale e controllo delle catene industriali critiche (terre rare, minerali strategici).
  • Rafforzamento della “doppia circolazione” interna-esterna: stimolare la domanda domestica e al tempo stesso mantenere i legami globali.

Il piano non sarà completamente pubblicato prima della sessione legislativa di marzo 2026, ma il Plenum fornirà un comunicato riassuntivo che già indica le direttrici principali.

Il contesto geopolitico: Usa, tecnologia e ambizioni globali

La strategia economica di Pechino si intreccia con le tensioni crescenti con gli Stati Uniti. Le tariffe addizionali e i controlli all’export che colpiscono soprattutto tecnologie avanzate e terre rare spingono la Cina ad accelerare verso la sovranità tecnologica.

In questo contesto, il piano quinquennale assume un duplice ruolo: da un lato difensivo — mitigare la vulnerabilità esterna — dall’altro offensivo — puntare a competere nelle tecnologie del futuro.

Le incognite e i rischi che Pechino non può ignorare

Nonostante alcune resistenze positive, permangono rischi significativi:

  • La domanda interna resta fragile: se i consumi non decollano, la crescita rischia di rimanere sbilanciata.
  • Il settore immobiliare pesa come un macigno: la caduta degli investimenti immobiliari limita l’effetto trainante degli investimenti fissi.
  • Stimoli troppo generosi potrebbero innescare bolle o nuove forme di debito. Finora la Cina ha mostrato prudenza negli interventi.

Perché è importante per l’Italia e l’Europa

Le decisioni di Pechino non riguardano solo la Cina: possono avere impatti sulle filiere globali, sulle esportazioni italiane di macchinari, lusso e componenti industriali, e sulle dinamiche dei mercati delle materie prime critiche. Le imprese europee devono tenere d’occhio:

  • Le politiche cinesi in materia di tecnologia avanzata e investimenti all’estero.
  • Le eventuali contromisure americane che potrebbero riversarsi anche sulle aziende straniere.
  • Le opportunità e le sfide per i consumi italiani nel mercato cinese: tutto dipenderà dall’evoluzione della domanda interna.

Un bivio strategico

La Cina è in un momento di verità: crescere al 4,8 % non è un fallimento — ma non è neanche sufficiente per gli ambiziosi piani globali che Pechino si è data. Con il Plenum in corso e il piano 2026-2030 all’orizzonte, il Paese punta a uscire dalla “trappola” del mattone e dell’export, puntando su innovazione, autosufficienza e stimolo interno. Il mondo — e l’Italia — devono osservare attentamente: se la Cina cambia marcia, anche le catene globali si ridisegneranno.

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