Clima, allarme Coldiretti: sparito 1 litro d’acqua su 5, SOS fame e sete nelle stalle

- di: Barbara Leone
 
Lo scorso anno è sparito in Italia un litro d’acqua su cinque con un calo della disponibilità idrica del 18% che pesa su coltivazioni e stalle, dove manca foraggio e acqua per gli animali in un inizio 2024 che si è classificato come il più caldo di sempre, con una temperatura superiore di 1,84 gradi alla media storica. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti sulla base di dati Ispra e Cnr in occasione dell’incontro a Palazzo Rospigliosi a Roma organizzato con Anbi e Fondazione Univerde, nell’ambito della premiazione del concorso fotografico Obiettivo Acqua, con la presenza del presidente di Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, assieme a Luca De Carlo, Presidente Commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare Senato, Francesco Vincenzi, Presidente Anbi, Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione Univerde, Nazario Palmieri, Generale Comandante Carabinieri Tutela Forestale e Parchi, Francesca Salvemini, Capo Segreteria tecnica Mase, Aldo Mattia, Membro Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici Camera dei deputati, Vincenzo Gargano, direttore Anbi.

Clima, allarme Coldiretti: sparito 1 litro d’acqua su 5, SOS fame e sete nelle stalle

La situazione è gravissima al Sud dove sono ingenti i danni causati dalla mancanza d’acqua alle coltivazioni e nelle stalle dove gli allevatori sono sempre più in difficoltà a garantire l’alimentazione degli animali, con i pascoli bruciati e i pozzi secchi per l’assenza di pioggia. In Sicilia, dopo le richieste avanzate da Coldiretti, il Governo ha decretato lo stato di emergenza. Negli invasi siciliani mancano complessivamente circa 670 milioni di metri cubi d’acqua (-68%), ma soprattutto si è ben 145 milioni sotto al precedente record negativo, registrato nel siccitoso 2017. Ci sono aree dell’isola dove dall’autunno scorso è caduto il 70% in meno di pioggia rispetto alla media storica secondo dati del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias). Ad essere in difficoltà sono tutti i comparti, ma a soffrire di più sono gli allevamenti, emergenza tra le emergenze. Nelle zone interne non si riesce più a garantire l’alimentazione delle mucche e delle pecore, con mangiatoie e abbeveratoi vuoti, mettendo a rischio un lavoro trentennale sul patrimonio genetico e sulla biodiversità. Dopo i danni alla raccolta delle arance, la siccità sta devastando anche il grano, con cali in alcune zone che arrivano al 70% del raccolto. Pozzi artesiani a secco anche in Puglia come le tasche degli agricoltori costretti a fronteggiare i prezzi in aumento mentre sono in sofferenza alberi da frutti, orti e stalle in cui manca il foraggio compreso quello per il fasciato, il fieno umido utile ai cavalli. E sul grano si stima un calo tra il 20% e il 30% con la situazione più difficile che si registra in provincia di Foggia. Un problema per l’intera produzione nazionale considerato che la Puglia rappresenta tradizionalmente il Granaio d’Italia. Secondo l’analisi Coldiretti la mancanza di pioggia ha comportato una perdita di acqua per gli invasi pari a 118 milioni di metri cubi di acqua. La Puglia – evidenzia Coldiretti – ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno ma quando piove l’acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi.

Danni anche in Basilicata dove il persistere della mancanza di pioggia che ha colpito le coltivazioni di cereali, durante la fase di fine accestimento, levata, botticella, spigatura, fioritura e le coltivazioni foraggere. Richiesto lo stato di calamità da Coldiretti Basilicata e il 16 è stato convocato un tavolo dalla Regione per contrastare una situazione drammatica. rave siccità anche in Sardegna, dove le zone più colpite sono la Baronia, la bassa Gallura e l’Ogliastra e l’intero Sud dell’isola. Oltre ai danni alle coltivazioni di cereali, frutta e ortaggi gli allevatori sono in difficoltà ad abbeverare gli animali con gli invasi gravemente in deficit, tra tutti spicca un agricoltore con aziende tra Tertenia e Villaputzu che non riesce a garantire l’acqua per la sua mandria: 100 bovini adulti e 40 vitelli. In tutte le regioni interessate la crisi idrica ha determinato un calo drastico nelle rese di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi necessario a garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle, già in rialzo anche a causa dell’attuale crisi per i conflitti in Ucraina e in Israele Una situazione drammatica dinanzi alla quale la Coldiretti rilancia la proposta di un piano invasi con pompaggio sul quale sono arrivate le prime risposte nell’ultimo Dl Agricoltura. Si tratta di un progetto immediatamente cantierabile per una rete di bacini di accumulo. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere la pioggia e utilizzarla in caso di necessità. “L’obiettivo è raddoppiare la raccolta di acqua piovana – spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – garantendone la disponibilità per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni.  Fondamentale in tale ottica il recupero degli invasi già presenti sul territorio attraverso un’opera di manutenzione. Ma dinanzi agli effetti sempre più dirompenti dei cambiamenti climatici occorre anche sviluppare soluzioni di agricoltura 4.0, dagli strumenti di precisione all’intelligenza artificiale – conclude Prandini – che solo per l’irrigazione consentono una riduzione del consumo di acqua stimata tra il 30% e il 40%”.

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