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Crédit Agricole aumenta la partecipazione in Banco BPM ma esclude l’OPA

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Crédit Agricole aumenta la partecipazione in Banco BPM ma esclude l’OPA

Credit Agricole, colosso bancario francese già presente nel capitale di Banco BPM, ha ottenuto dalla Banca Centrale Europea il via libera per aumentare la propria partecipazione fino al 19,8%. Un’operazione che, secondo quanto dichiarato ufficialmente dal gruppo, non sfocerà però in un’Offerta Pubblica di Acquisto (OPA) sul restante capitale dell’istituto italiano.

Credit Agricole aumenta la partecipazione in Banco BPM ma esclude l’OPA: nuove tensioni sul sistema bancario italiano

La decisione di non procedere con un’OPA è stata resa nota nelle stesse ore in cui la Consob ha autorizzato l’OPS (Offerta Pubblica di Scambio) lanciata da Unicredit, segnalando un fermento crescente nel sistema bancario nazionale.

Credit Agricole intende esercitare l’opzione di aumento della partecipazione attraverso la conversione di strumenti derivati già presenti nel proprio portafoglio. L’operazione avverrà previo nulla osta da parte della Banca d’Italia e conferma la volontà del gruppo transalpino di consolidare la propria posizione all’interno del terzo gruppo bancario italiano, pur evitando – almeno per ora – un’offensiva sul controllo totale.

Le mosse del governo: soglia OPA al 30%


L’annuncio di Credit Agricole ha riacceso il dibattito sulle regole che disciplinano le operazioni di acquisizione nel sistema bancario italiano. Fonti vicine al governo hanno lasciato filtrare l’intenzione di innalzare la soglia di possesso azionario oltre la quale scatta l’obbligo di OPA obbligatoria. L’asticella potrebbe salire dall’attuale 25% al 30%, una mossa che mira a rendere più flessibili le operazioni di mercato ma che alimenta anche il timore di un progressivo smantellamento delle protezioni sul sistema creditizio nazionale.

Il governo guarda con attenzione all’operazione Credit Agricole perché tocca un tema strategico: la proprietà e il controllo degli istituti di credito italiani. Negli ultimi anni, l’ingresso di grandi gruppi esteri nel capitale delle banche italiane ha sollevato interrogativi sull’autonomia e la sovranità economica, in un contesto in cui il sistema bancario resta uno degli snodi fondamentali per lo sviluppo e la tenuta sociale del Paese.

Il consolidamento del settore bancario

L’operazione annunciata dal gruppo francese si inserisce in un quadro di consolidamento progressivo del settore bancario europeo. Dopo la stagione della crisi finanziaria e l’ondata di fusioni e acquisizioni che ha ridisegnato il panorama bancario, la partita ora si gioca su nuove aggregazioni e rafforzamenti patrimoniali, necessari per reggere l’urto delle turbolenze internazionali, dall’inflazione all’aumento dei tassi di interesse.

In Italia, il sistema bancario sta attraversando una fase di rafforzamento patrimoniale e di razionalizzazione delle strutture. La partita su Banco BPM coinvolge non solo Credit Agricole, ma anche Unicredit, che ha lanciato un’OPS sul gruppo bancario. La sovrapposizione di queste operazioni mette in evidenza una competizione crescente per il controllo degli asset bancari italiani e solleva interrogativi su quale modello di governance prevarrà nei prossimi anni.

Una questione di governance e influenza

Al centro del dibattito c’è il tema della governance bancaria e del ruolo degli investitori esteri. Credit Agricole, già presente in modo significativo nel capitale di Banco BPM, rappresenta un attore strategico che da tempo mira a rafforzare la propria posizione in Italia, dove è già presente con una rete capillare di sportelli e attività.

L’aumento della partecipazione al 19,8% rappresenta una soglia rilevante, che consente al gruppo francese di esercitare un’influenza significativa sulle scelte strategiche e sugli equilibri interni di Banco BPM. Pur non lanciando formalmente un’OPA, la mossa di Credit Agricole appare come un passo ulteriore verso un progressivo rafforzamento della propria presenza nel mercato italiano.

I rischi di una frammentazione del controllo

L’annuncio dell’operazione riapre anche il confronto tra chi vede positivamente l’ingresso di capitali esteri come leva per rafforzare la solidità del sistema bancario e chi, invece, teme una progressiva perdita di controllo su un settore strategico per l’economia nazionale.

La possibilità di alzare la soglia per l’obbligo di OPA obbligatoria al 30% viene interpretata da alcuni osservatori come un segnale di apertura a ulteriori concentrazioni di capitale, ma anche come un indebolimento degli strumenti di tutela degli interessi nazionali. In un contesto globale caratterizzato da tensioni economiche e instabilità finanziaria, la partita sul controllo delle banche italiane assume un peso che va oltre le dinamiche di mercato.

Un segnale per i mercati

Le decisioni di Credit Agricole e le mosse del governo italiano rappresentano un segnale importante per i mercati finanziari. Il sistema bancario italiano si conferma terreno di interesse per i grandi gruppi europei, ma anche campo di confronto tra esigenze di apertura ai capitali esteri e necessità di salvaguardare l’autonomia strategica del settore.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’operazione del gruppo francese rimarrà un semplice rafforzamento della propria posizione o se rappresenterà l’inizio di una nuova stagione di acquisizioni e alleanze nel sistema bancario italiano.

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