Dalla soglia massima al ruolo delle banche, dalla stabilità finanziaria alla sfida delle stablecoin: ecco perché l’Unione Europea punta a decidere entro fine anno.
L’Europa entra in una fase cruciale per il progetto dell’euro digitale, la valuta digitale della banca centrale (CBDC) che affiancherebbe – non sostituirebbe – il contante. Dopo mesi di analisi e dibattiti, Eurogruppo, BCE e Parlamento europeo sono pronti a spingere sull’acceleratore: entro fine anno si punta a definire il quadro giuridico necessario e le regole operative per renderlo concreto. Ecco panorama, nodi aperti, voci in campo e scenari da monitorare.
Che cosa succede ora: il contesto politico e istituzionale
- Si punta a una stretta politica a brevissimo per la finalizzazione dei lavori legislativi sul quadro giuridico dell’euro digitale.
- L’obiettivo delle istituzioni europee è chiudere i negoziati entro la fine del 2025.
- La fase preparatoria avviata nel 2023 dovrebbe portare a una decisione sul passaggio alla fase successiva entro fine 2025.
Principali nodi da sciogliere
- Soglia massima di detenzione
Uno dei punti più delicati è stabilire un tetto agli importi che cittadini e imprese potranno detenere nel proprio wallet in euro digitale. Scopo: evitare che la CBDC disintermedii in modo eccessivo e sottragga depositi alle banche, con ricadute sulla stabilità finanziaria.
- Ruolo delle banche e degli intermediari
Le banche non verranno escluse: avranno un ruolo fondamentale nella distribuzione dell’euro digitale e saranno remunerate per i servizi resi sul circuito. L’infrastruttura punta su una collaborazione pubblico-privato per scalabilità e inclusione.
- Non remunerazione dei fondi
Le disponibilità in euro digitale non saranno remunerate: una scelta concepita per limitare i deflussi dai depositi bancari tradizionali verso i wallet in CBDC.
- Privacy, tecnologia e trasparenza
Le opzioni tecnologiche valutate vanno da architetture distribuite a soluzioni più centralizzate. Nelle transazioni offline l’obiettivo è avvicinarsi alla riservatezza del contante, mantenendo elevati standard di protezione dei dati.
- Risposta alle stablecoin e dimensione geopolitica
L’Europa intende ridurre la dipendenza da circuiti non europei e rispondere alla crescita delle stablecoin in dollari, con rischi su trasparenza delle riserve e corsa ai riscatti. La CBDC è parte di una strategia di sovranità nei pagamenti.
Voci che rischiano di frenare
Nel Parlamento europeo permangono perplessità su impatti operativi e costi indiretti, mentre il settore finanziario chiede certezza normativa, gradualità e neutralità competitiva rispetto alle soluzioni private. Il successo dipenderà anche dall’accettazione pubblica: cittadini, imprese e piccoli esercenti dovranno percepire vantaggi concreti in termini di usabilità, costi e sicurezza.
Cosa c’è già su carta
- Proposta regolamentare della Commissione per l’introduzione dell’euro digitale, affiancata da misure a sostegno dell’uso del contante.
- In Italia è attivo un tavolo nazionale con autorità, banche, fintech, operatori tecnologici e associazioni dei consumatori e dei commercianti.
- È in sviluppo una piattaforma paneuropea di innovazione con soggetti pubblici e privati per test e casi d’uso.
Scenari possibili e tempistiche
Entro fine 2025 i negoziati legislativi dovrebbero chiudersi, con scelte su tetti di detenzione, remunerazione e ruolo degli intermediari. Nel biennio 2026-2027 potrebbe avviarsi un pilota operativo su aree e servizi selezionati, con estensione graduale a cittadini, imprese e commercio al dettaglio. Rischi di ritardo restano legati a nodi tecnici, a dissensi politici tra Stati e in Parlamento, e a resistenze di operatori privati.
Perché è importante
L’euro digitale è una leva per differenziare l’Europa nello spazio dei pagamenti digitali, preservando il ruolo internazionale dell’euro e la fiducia nell’infrastruttura comune. È anche un tassello dell’autonomia strategica europea, in un contesto in cui i pagamenti possono diventare strumenti di pressione geopolitica. Sul piano micro, la CBDC può semplificare i pagamenti, ridurre costi di accettazione, favorire l’inclusione e migliorare l’efficienza dei flussi transfrontalieri.