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Rottamazione quinquies e Irpef più leggera: ricetta per il ceto medio

- di: Marta Giannoni
 
Rottamazione quinquies e Irpef più leggera: ricetta per il ceto medio
Rottamazione quinquies e Irpef più leggera: sollievo al ceto medio
Cartelle a rate più morbide e aliquote in calo: il governo prepara una manovra che guarda ai contribuenti schiacciati tra fisco e inflazione.

Il fisco alla prova del doppio binario

Per la prima volta dopo anni, il dibattito fiscale italiano sembra concentrarsi non solo su come recuperare gettito, ma su come ridisegnare il rapporto tra Stato e cittadini. La “rottamazione quinquies” e il taglio dell’Irpef sul ceto medio stanno diventando i due pilastri di una manovra che punta a rimettere al centro famiglie e professionisti, la parte della società più esposta alla pressione fiscale ma anche più determinante per la tenuta economica.

Il messaggio politico è chiaro: aiutare chi non è evasore, ma contribuente in difficoltà. È questa la linea che il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha ribadito con forza il 23 agosto 2025, spiegando: “Non esiste contrapposizione tra riduzione dell’Irpef e rottamazione, le risorse ci sono e le troveremo nel rispetto dei conti pubblici e delle esigenze dei cittadini” — Federico Freni.

Cartelle meno pesanti: la nuova rottamazione

Il cuore della rottamazione quinquies è la flessibilità. Non si tratta più solo di spalmar debiti e ridurre sanzioni, ma di costruire un meccanismo che tenga conto delle intermittenze della vita economica.

  • Fino a 120 rate in 10 anni, con la possibilità di saltarne 8 senza perdere i benefici.
  • Debiti inclusi: quelli affidati all’esattore tra 1° gennaio 2000 e 31 dicembre 2023.
  • Platea: persone fisiche e imprese che non hanno rispettato i piani precedenti, purché non siano considerati “recidivi” in mala fede.

Una pace fiscale più umana, che si distacca dai condoni generalizzati degli anni ’80 e ’90 e che cerca un equilibrio tra rigore e sostenibilità. Non a caso, la norma esclude i cosiddetti “debitori seriali”, cioè chi ha usato le vecchie rottamazioni come scudo senza mai regolarizzare davvero la propria posizione.

L’obiettivo è duplice: alleggerire i tribunali tributari, oggi intasati da milioni di contenziosi, e restituire a famiglie e imprese la possibilità di pianificare.

Il taglio dell’Irpef: segnale al ceto medio

L’altro tassello è il taglio dell’Irpef. L’ipotesi più accreditata è la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33% e l’ampliamento della fascia da 28 a 60 mila euro annui.

Secondo le prime proiezioni, ciò significherebbe un risparmio fino a 1.440 euro l’anno per chi si colloca nella fascia superiore.

Il segnale è politico oltre che economico: dopo anni di misure concentrate sul sostegno ai redditi bassi e alle imprese, il governo punta a ricucire il rapporto con quella classe media che spesso si percepisce come penalizzata, troppo “ricca” per accedere ai bonus, ma non abbastanza forte per reggere il peso di imposte e rincari.

Frenare i dubbi: la compatibilità delle due misure

L’obiezione più frequente è che la rottamazione finisca per drenare risorse e rendere impossibile finanziare anche il taglio dell’Irpef. Freni risponde con fermezza: “Non ci sarà nessuna contrapposizione, l’una non esclude l’altra” — Federico Freni, 23 agosto 2025.

La copertura arriverebbe da una crescita più robusta delle attese: il Pil 2025 è stimato vicino allo 0,6%, sopra le previsioni di primavera. Un margine che, seppur ridotto, offre ossigeno a una manovra che rischiava di essere ingessata.

Già a maggio, lo stesso Freni aveva avvertito: “Non possiamo tradire gli elettori, la pace fiscale e il taglio dell’Irpef sono entrambi impegni presi” — Federico Freni.

La prima casa fuori dall’Isee: il fronte aperto di Salvini

Sullo sfondo, Matteo Salvini rilancia un’altra battaglia: escludere la prima casa dal calcolo dell’Isee, così da permettere al ceto medio di accedere a bonus e agevolazioni oggi preclusi. “Molti non hanno un Isee abbastanza basso e restano esclusi, è un’ingiustizia” — Matteo Salvini, che sottolinea come il tema sia sul tavolo con il ministro Giorgetti.

È un tassello che, se confermato, ridisegnerebbe l’accesso al welfare fiscale, ampliando la platea dei beneficiari e allargando il consenso politico dell’esecutivo.

Un equilibrio delicato: l’occhio dell’Europa

Se sul piano interno le misure raccolgono consenso, a Bruxelles la prudenza è d’obbligo. La Commissione europea ha più volte ricordato all’Italia la necessità di tenere in linea i conti pubblici e rispettare i vincoli del nuovo Patto di stabilità. Un’operazione come la rottamazione quinquies riduce sì il contenzioso e aumenta la compliance, ma rischia di avere un effetto limitato sulle entrate immediate.

Il taglio dell’Irpef, dal canto suo, ha un impatto certo e diretto sul bilancio. La scommessa del governo è che l’aumento dei consumi e della base imponibile compensi la perdita di gettito. È una strategia ambiziosa, che mette il ceto medio al centro della scena ma apre inevitabilmente un confronto con l’Europa e con le agenzie di rating.

La vera sfida è la fiducia

La combinazione di rottamazione e taglio Irpef non è solo un intervento tecnico: è un messaggio di fiducia. Significa dire ai cittadini che lo Stato non è un creditore spietato, ma un partner disposto a riconoscere i momenti di difficoltà.

Se funzionerà, la mossa del governo potrebbe aprire una nuova stagione fiscale, meno conflittuale e più vicina alle esigenze della società reale. Se invece dovesse naufragare sui numeri, rischierebbe di trasformarsi in un boomerang, alimentando scetticismo e tensioni con Bruxelles.

In ogni caso, il ceto medio torna al centro del dibattito, e non come spettatore, ma come destinatario diretto di una delle manovre fiscali più significative degli ultimi anni.

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