L’indice elaborato da Mark Zandi (Moody’s Analytics) fotografa un’America a macchia di leopardo: Midwest agricolo in contrazione, California e New York “a galla”, Texas e Florida ancora in espansione. Il combinato disposto di dazi, stretta migratoria e tagli federali sta piegando lavoro e investimenti.
(Foto: il presidente Usa Donald Trump).
Ventidue Stati americani sono già in recessione o sul punto di entrarci. Non è un bollettino politico: è la diagnosi di Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, basata su un indicatore composito che incrocia occupazione, produzione industriale, redditi personali e avvii di cantieri. L’area coinvolta vale circa un terzo del Pil americano. Come chiarisce Zandi, “l’economia non è in recessione, ma ci è vicina” (Mark Zandi).
Un termometro che gela la mappa Usa
La geografia della debolezza coincide con i territori più esposti ad agricoltura e manifattura: Iowa, Kansas, South Dakota e una fascia di Stati industriali mostrano contrazioni diffuse. Agli antipodi, Texas e Florida reggono grazie alla spinta demografica e a flussi di residenti. California e New York restano in equilibrio precario: se scivolano sotto, trascinano il Paese.
Il mix che spinge verso il basso: dazi, immigrazione, tagli
I nuovi dazi hanno rimodulato le catene del valore su autoveicoli, componenti e beni agricoli, innescando ritorsioni e costi più alti per le imprese esportatrici: l’effetto è visibile proprio dove l’export conta di più. In parallelo, la stretta migratoria riduce la forza lavoro disponibile, spingendo al rialzo i costi e comprimendo la capacità produttiva nei settori ad alta intensità di manodopera. A completare il quadro, i tagli federali e le riassegnazioni di personale limitano domanda, servizi e investimenti nelle aree con forte presenza della pubblica amministrazione.
La frase chiave di Zandi
“L’economia non è in recessione, ma ci è vicina” (Mark Zandi). Più della definizione formale, conta la diffusione del fenomeno: molti Stati in rosso, altri in stagnazione. Mettendo insieme i tasselli, cresce il rischio-Paese.
Cosa osservare nelle prossime settimane
Permessi edilizi e cantieri: se continuano a calare, l’indicatore statale scivola. Occupazione manifatturiera: la combinazione di dazi e domanda estera debole pesa sui piani di investimento. Migrazioni interne verso Sud e Mountain West: se rallentano, persino Texas e Florida perdono il cuscinetto demografico. Capitol economy (Virginia–Maryland–D.C.): eventuali tagli federali aggiuntivi avrebbero un effetto moltiplicatore sulla filiera dei servizi.
Implicazioni per mercati e politica
Con i listini ancora sostenuti dai big tech, il rischio è sottostimare cosa accade nel Paese reale. Un eventuale passaggio di California o New York in territorio negativo cambierebbe subito la narrativa macro. Per le imprese, i dazi funzionano come una tassa che riduce margini e competitività; per i governatori, il triangolo dazi–immigrazione–tagli significa entrate più deboli e piani rinviati.