Ricavi in crescita, utile solido e debiti giù: la cassaforte di famiglia distribuisce il doppio del 2023. Mfe, Mondadori e Mediolanum spingono il gruppo.
La cassaforte Berlusconi corre ancora
Nonostante l’addio al fondatore, la Fininvest resta una macchina da soldi. Nel bilancio 2024 i ricavi consolidati del gruppo sfiorano i 4 miliardi, con un +3% rispetto all’anno precedente, mentre l’utile netto si rafforza a quota 263 milioni (+4,2%). E, soprattutto, arriva una maxi-cedola da 100 milioni per i cinque figli di Silvio Berlusconi, quasi il doppio rispetto ai 51 milioni distribuiti l’anno scorso. Una pioggia d’oro che riaccende i riflettori sul colosso creato dal Cavaliere e sulla nuova governance post-mortem.
Quote e potere: chi controlla cosa
Il nuovo equilibrio è ormai consolidato: Marina e Pier Silvio detengono ciascuno il 26,5% della holding e insieme controllano oltre il 53% dei diritti di voto. Barbara, Eleonora e Luigi, invece, gestiscono paritariamente il restante 47%, che vale comunque milioni in dividendi. A ciascuno dei cinque spetterà una fetta della torta da spartirsi in proporzione alle quote: un’operazione che rafforza il patto di non belligeranza nella dinastia Berlusconi, almeno per ora.
Il Monza svalutato e la donazione a Doris
Non mancano però elementi di debolezza. Il bilancio della sola capogruppo Fininvest Spa segna un utile modesto, appena 2,7 milioni, in netto calo rispetto ai 101 milioni del 2023. Ma c’è una spiegazione. La società ha dovuto contabilizzare la svalutazione del Monza calcio, ormai in fase di vendita, e una generosa donazione voluta dallo stesso Berlusconi senior a favore della Fondazione Ennio Doris. Al netto di questi fattori straordinari, l’utile 2024 “risulterebbe in crescita di oltre il 30%”, assicura una nota ufficiale della holding.
Conti in ordine e debiti in calo
Nonostante il peso delle controllate e le turbolenze di mercato, la posizione finanziaria netta migliora nettamente: l’indebitamento si riduce da 1,075 a 921 milioni di euro. Segno che la gestione è accorta e che la liquidità non manca, anche grazie al rendimento costante delle partecipate strategiche. Il gruppo infatti si regge su tre gambe solide: Mfe-Mediaset, Mondadori e Banca Mediolanum.
Le tre corazzate del gruppo
Mediaset (ora Mfe) si conferma il primo editore in Italia per consumo televisivo, radiofonico e on-demand. Una supremazia confermata anche dai dati Auditel, che evidenziano come Canale 5 sia ancora la rete più vista nella fascia commerciale.
Mondadori, sempre più concentrata su editoria libraria e contenuti digitali, ha portato avanti una serie di acquisizioni di piccole case editrici specializzate, come Einaudi Ragazzi e Giunti Digital.
Banca Mediolanum, infine, ha registrato “risultati economico-finanziari record”: utile netto 2024 in crescita del 12%, masse gestite in aumento e costante espansione della clientela retail, anche nei segmenti più giovani, grazie al rilancio digitale guidato da Massimo Doris.
Un’eredità che continua a fruttare
A due anni dalla scomparsa di Silvio Berlusconi (12 giugno 2023), la sua creatura societaria non solo resiste, ma prospera. Meno glamour e più bilanci, la gestione attuale appare sobria ma efficace. La decisione di distribuire 100 milioni di dividendi — dopo i 100 del 2022 e i “soli” 51 del 2023 — è un segnale forte: la cassaforte di famiglia funziona, genera cassa e mette d’accordo i nuovi padroni.
Una sfida al futuro: tra politica e business
Resta da capire se l’unità della famiglia durerà, e come evolverà il ruolo di Fininvest nello scacchiere economico italiano. Con Pier Silvio più impegnato sul fronte Mediaset e Marina nel ruolo di presidente Mondadori, sarà interessante osservare il contributo (o l’eventuale disimpegno) degli altri tre fratelli. Intanto, il business va. E l’eredità del Cavaliere, almeno per ora, continua a parlare il linguaggio dei numeri.