Nel lontano oriente dell’Indonesia, dove il mare del Kalimantan sembra lento solo a uno sguardo distratto, Eni trova una scoperta che brilla per dimensioni e simbolismo. Il pozzo Konta-1 non è soltanto una conferma tecnica: è una mossa strategica che afferma la presenza italiana in un quadrante energetico tra i più contesi e dinamici al mondo. Un colpo di geologia e di geopolitica insieme, che racconta un’azienda capace di esplorare come si legge un libro d’avventura.
Eni, la scoperta che accende il Kutei
Le stime preliminari parlano di 600 miliardi di piedi cubi di gas in posto, già accertati. Ma la vera sorpresa è la possibilità concreta di superare la soglia simbolica del trilione, quel limite che separa le scoperte interessanti da quelle che cambiano le strategie. Il pozzo raggiunge 4.575 metri di profondità, intercetta quattro livelli sabbiosi del Miocene e li trova ricchi e ben strutturati. Il test di produzione è eloquente: 31 milioni di piedi cubi al giorno e 700 barili di condensati, con un potenziale complessivo che può toccare gli 80 milioni. Una specie di scrigno multilivello che si apre gradualmente, annunciando risorse ben più vaste di quanto si immaginasse.
Un colpo d’ala nel quartiere energetico più caldo del mondo
Il Bacino del Kutei è uno dei nodi in cui si incrociano le rotte energetiche dell’Asia. Qui si misurano ambizioni nazionali, investimenti globali, influenze regionali. Eni, con questa scoperta, non entra da spettatrice: entra da protagonista. Mostra di conoscere i ritmi geologici, di saper sfruttare le opportunità logistiche e di sapersi muovere con la naturalezza di chi da anni ha costruito un rapporto con il territorio e la sua complessità.
Il valore del near-field: quando la strategia diventa una mappa
La scoperta Konta-1 nasce da un approccio preciso: cercare nel cosiddetto near-field, cioè vicino a infrastrutture e campi già sviluppati. Una strategia che non è prudenza, ma intelligenza. Significa ridurre tempi e costi, sfruttare sinergie esistenti e accorciare il percorso che porta un giacimento dal potenziale alla produzione. Già si parla di uno sviluppo accelerato, e la scoperta dà slancio alla campagna esplorativa del 2026, che prevede quattro nuovi pozzi nel Kutei: il racconto è solo al primo capitolo.
La Newco con Petronas: un gigante a due teste
Mentre si festeggia la scoperta, prende forma un progetto industriale ancora più ampio. Eni e Petronas stanno creando una società paritaria che controllerà 19 blocchi tra Indonesia e Malesia. La nuova struttura punta a investire oltre 15 miliardi di dollari in cinque anni, con l’obiettivo di sviluppare otto progetti, perforare 15 pozzi e portare in superficie tre miliardi di barili equivalenti di risorse accertate. A completare il quadro c’è un potenziale esplorativo di dieci miliardi di barili equivalenti. Non un’alleanza occasionale, ma un’architettura visionaria destinata a rafforzare la leadership delle due società nel Sud-Est asiatico.
L’Italia che non si vede ma che conta
In Indonesia Eni non arriva all’improvviso. È presente dal 2001, produce ogni giorno 90.000 barili equivalenti dai campi di Jangkrik e Merakes, investe in tecnologie e forma competenze locali. È una presenza tipica dell’Italia che spesso non fa rumore ma fa risultati, che costruisce relazioni solide e durature e che trova valore dove altri non lo vedono.
Konta-1, il pozzo che parla con la voce del futuro
Questa scoperta è molto più di un risultato ingegneristico. È un segnale di ambizione e continuità. Dice che l’energia italiana non arretra sui mercati globali, anzi li interpreta e li anticipa. Dice che la geologia, quando è letta con esperienza, può diventare strategia. E dice che il futuro del gas, almeno in parte, passerà da questo angolo dell’Indonesia dove Eni continua a scavare, capire, esplorare. Una scoperta che sembra un messaggio politico sussurrato dalla profondità della Terra: l’Italia è ancora qui, e vuole continuare a contare.