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Europee: i centristi reggono l'urto dell'ultradestra, terremoto politico in Francia e Germania

- di: Redazione
 
Europee: i centristi reggono l'urto dell'ultradestra, terremoto politico in Francia e Germania
L'onda nera c'è stata, non con l'ampiezza che si pensava, ma di certo l'ultradestra si è abbattuta con violenza sull'Europa, delineando un quadro generale con il quale tutti, in misura diversa, a secondo dall'andamento del voto, dovranno fare i conti.
Le elezioni per il futuro europarlamento hanno lasciato, per strada, dei cadaveri eccellenti perché la sconfitta patita in Francia e Germania dai partiti dei rispettivi primi ministri è stata inequivocabile.
E se il presidente francese Emmanuel Macron ne ha preso immediatamente atto, sciogliendo l'assemblea nazionale e convocando le elezioni generali per il 30 giugno, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che, a dimetterci, non si pensa nemmeno, pure davanti al fatto che l'estrema destra di AfD è ormai il secondo partito, dopo il sorpasso dei socialdemocratici.
Due modi diversi di reagire che sono conseguenza anche del differente sistema politico, che, per quanto riguarda Macron, concede al presidente della repubblica la prerogativa di sciogliere l'Assemblea nazionale senza passaggi parlamentari.

Europee: i centristi reggono l'urto dell'ultradestra, terremoto politico in Francia e Germania

Una mossa a sorpresa, quando ancora i dati elettorali non erano definitivi, ma chiarissimi sul trionfo della destra del Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella che ha doppiato i macronisti, definendo una situazione politica che ha rivoluzionato la precedente. C'è ora da chiedersi quale sia stato il ragionamento che ha spinto Macron a indire le elezioni con un tale breve lasso di tempo.
Probabilmente la netta vittoria del RN è una causa (e, quindi, il rispetto della volontà popolare) , ma non la principale, perché forse Macron ha voluto che i francesi vadano subito al voto nella speranza di compattare un fronte riformista in grado di arginare l'estrema destra.

Che poi questo sia fattibile è tutto da dimostrare, soprattutto alla luce di come e dove la vittoria dei lepenisti si sia determinata. Un aspetto, questo, che rischia di mostrare quando profonda sia la crisi sociale della Francia, con amplissime sacche di insoddisfazione che Marine Le Pen ha saputo cavalcare e mettere, elettoralmente, a reddito.
La situazione è stata spiegata da Macron che, non appena la vittoria dell'ultra-destra ha cominciato a prendere corpo, è apparso in televisione per spiegare la sua decisione: ''Francesi, oggi avete votato per le elezioni europee. La lezione principale è chiara: non è un buon risultato per i partiti che difendono l'Europa. Non posso far finta di nulla. Ho deciso di restituirvi la scelta del vostro futuro parlamentare''. Dopo avere detto che lo scioglimento dell'assemblea nazionale e il ritorno alle urne è ''un atto di fiducia'' verso i suoi connazionali, Macro ha aggiunto che ''l'avanzata dei nazionalisti e dei demagoghi'' è ''un pericolo per la nostra nazione, ma anche per la nostra Europa, per il posto della Francia in Europa e nel mondo''.

Un rischio, a detta dei commentatori, ma che Macron ha preso sulla base di un calcolo politico: solo se si va al voto presto si può sfruttare lo shock emozionale del risultato delle elezioni europee. Fermo restando che, per il presidente francese, è molto più importante quel che accade a casa sua che a Bruxelles.
Di più difficile analisi è quanto accaduto in Germania, nonostante il fatto che a fare notizia è soprattutto il sorpasso di Alternative dur Deutschland nei confronti dei socialdemocratici. Perché, ad eccezione della Cdu/Csu, i partiti di governo hanno subito tutti delle cocenti sconfitte ridefinendo il quadro politico nazionale, nel quale non hanno inciso gli scandali che hanno toccato i neonazisti di AfD, tra teorie salvifiche sulle SS e le voci di corposi finanziamenti arrivati segretamente dalla Russia.

Ora, il tempo di rimettere insieme dati e percentuali e di tradurli in seggi, e l'Europa dovrà cercare di darsi, prima possibile, una maggioranza (che a questa punto potrebbe essere quella uscente, anche se con numeri inferiori) e individuare un candidato ''spendibile'' per la presidenza della commissione, che potrebbe non essere necessariamente Ursula von der Leyen, comunque un ''usato sicuro'' anche se espressione di un Paese politicamente terremotato dal voto di ieri.
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