Ex Ilva: in arrivo 150 milioni, che non risolvono nulla

- di: Redazione
 
Su un piatto della bilancia c'è la necessità di garantire che l'ex Ilva di Taranto continui a lavorare; sull'altro, c'è l'esigenza che lo Stato, e per esso il governo, intervenga, fattivamente, per fare uscire l'acciaieria di Taranto dalla perenne incertezza sul suo futuro.
Una incertezza che, poi, drammaticamente, si intreccia con la inderogabile esigenza di salvaguardare non solo il futuro economico di migliaia di famiglie, ma anche e forse soprattutto la salute di una importante porzione di territorio. Eppure, davanti al dramma delle maestranze e della struttura, la sola cosa che si riesce a fare é insufflare, con decine di milioni di euro, un corpo che agonizza, per incuria o sottovalutazione di alcuni importanti problemi, ma soprattutto senza che si intraveda anche solo un barlume di piano che ne garantisca il futuro.

Ex Ilva: in arrivo 150 milioni, che non risolvono nulla

Ora, con il governo che ha stanziato 150 milioni di euro, si è forse voluto lanciare un messaggio rassicurante, che così però rischia di non essere percepito dalle maestranze degli impianti tarantini che reclamano, a giusto diritto, di sapere quale sarà il loro futuro. Perché appare abbastanza irreale che, mentre il comparto globale dell'acciaio marcia ad andatura sostenuta, sotto la spinta della domanda delle grandi economie, l'ex Ilva non riesca a trovare un acquirente affidabile, vero o potenziale, mentre le settimane, i mesi e gli anni che scorrono si concretizzano in una inesorabile uscita dal mercato, visto che di investimenti non si può parlare.

E mentre l'acciaieria tarantina agonizza e cerca qualcosa cui aggrapparsi per il futuro, Nippon Steel ha incassato la luce verde da parte della Commissione europea sull'acquisizione di Us Steel, fortemente avversata dal presidente Biden e da molti elementi del Congresso, che temono di perdere un asset importantissimo. Ora, se negli Stati Uniti, quella per l'acciaio è una battaglia, in Italia tutto sembra ridursi a proteste variegate, soprattutto relative all'ambiente. Eppure, si potrebbe dire, 150 milioni possono essere di sollievo per una situazione economicamente molto complicata, ma il rischio è che, senza una agenda degna di tale nome, che impegni tutti i soggetti in causa, uniti questa volta dal comune interesse a trovare una soluzione, alla fine si tratti solo di un pannicello caldo che, una volta freddo, finirà nella spazzatura.

Perché i fondi, etichettati, come ha detto il ministro ministro Urso, come ''misure urgenti per assicurare la continuità operativa degli impianti ex Ilva'', arriverebbero, come sostiene il Codacons, non direttamente da una erogazione diretta dello Stato, ma sarebbero stati prelevati da quanto, sequestrato alla famiglia Riva, era destinato ad una bonifica ambientale che resta, misteriosamente, ancora sulla carta.
Quindi, una operazione finanziaria, ritenuta necessaria e non procrastinabile, che sembra erodere la dotazione in milioni di euro che erano stati accantonati per tutelare ambiente e salute dei cittadini di Taranto.
La norma deve essere ancora perfezionata, dal momento che è ancora nella fase di bozza, in cui i fondi sono diretti "al fine di assicurare la continuità operativa degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e la tutela dell'ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori addetti ai predetti stabilimenti".
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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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