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Frana di Cormons, oltre la tragedia: il costo economico e sociale dell’Italia fragile

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Frana di Cormons, oltre la tragedia: il costo economico e sociale dell’Italia fragile

Foto: Facebook - Quirin Kuhnert

Il recupero del corpo di Guerrina Skocaj, 83 anni, travolta dal crollo della sua abitazione a Brazzano di Cormons dopo una frana, segna non soltanto la chiusura dolorosa delle ricerche, ma riaccende i riflettori su un tema strutturale dell’Italia contemporanea: la vulnerabilità del territorio e il suo impatto crescente su sicurezza, conti pubblici e coesione sociale.

Frana di Cormons, oltre la tragedia: il costo economico e sociale dell’Italia fragile

L’evento di Cormons non è un episodio isolato: si inserisce in una dinamica nazionale in cui oltre il 93% dei comuni italiani è esposto a rischi idrogeologici, secondo Ispra. I fenomeni estremi – piogge concentrate, alluvioni, smottamenti – aumentano di frequenza e intensità sotto la pressione del cambiamento climatico.
La conseguenza è duplice: un costo economico diretto (interventi di emergenza, ricostruzione, messa in sicurezza) e uno indiretto (perdita di abitazioni, spopolamento, svalutazione immobiliare, danni ad attività produttive e servizi).

Il prezzo economico dell’emergenza permanente
Ogni tragedia locale apre una falla nei bilanci pubblici. L’Italia spende miliardi all’anno in interventi tampone, mentre investe molto meno nella prevenzione strutturale.
Il caso di Cormons è emblematico: piccoli comuni, spesso con risorse limitate, devono fronteggiare eventi che richiedono tecnologie avanzate, monitoraggi continui, manutenzione ordinaria di versanti, corsi d’acqua e reti idriche.

L’alternativa tra “spendere dopo” o “spendere prima” non è più teorica: i conti mostrano che l’emergenza costa fino a 6 volte più della prevenzione. Ma la difficoltà di pianificazione a lungo termine, unita alla frammentazione amministrativa, rallenta ogni tentativo di inversione.

Una questione anche sociale: solitudine e vulnerabilità degli anziani

La vicenda di Guerrina Skocaj pone un altro tema strutturale: la condizione degli anziani nelle aree interne e semicollinari.
Case datate, spesso costruite quando il rischio non era ancora mappato; nuclei familiari sempre più ridotti; servizi scollegati o lontani; un territorio che richiede manutenzione costante. Questo mix espone le fasce più fragili della popolazione a rischi sproporzionati.

In Italia una persona su quattro ha più di 65 anni. Molti vivono in abitazioni isolate, non sempre adeguate agli standard di sicurezza. L’emergenza ambientale, dunque, si sovrappone all’emergenza demografica, producendo un rischio sociale amplificato.

Il nodo delle politiche pubbliche

La frana di Cormons riporta al centro il ruolo delle politiche territoriali. Il Pnrr dedica risorse alla rigenerazione urbana e alla resilienza climatica, ma gli enti locali segnalano difficoltà nel tradurre i finanziamenti in cantieri reali: carenza di personale tecnico, iter complessi, norme stratificate.

Nel frattempo, la "manutenzione quotidiana" del territorio – canali, fossi, monitoraggi di pendii, controlli idrogeologici – continua a dipendere da bilanci comunali sempre più ridotti.

Una lezione che ritorna
Ogni volta che un evento estremo colpisce un’area fragile, si ripropone lo stesso interrogativo: l’Italia riuscirà a trasformare una struttura di emergenza permanente in una strategia di prevenzione continua?
La tragedia di Brazzano non è solo un fatto di cronaca, ma un segnale che riguarda tutti: la sicurezza ambientale, economica e demografica del Paese non sono più ambiti distinti. Formano un unico sistema di vulnerabilità – e di responsabilità.

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