I ministri delle finanze del G7 preparano dazi e divieti per bloccare chi acquista petrolio russo e favorisce l’elusione.
In una riunione virtuale del 1° ottobre 2025, i ministri delle finanze dei Paesi del G7 hanno annunciato un piano ambizioso per stringere il cappio sul flusso di denaro che finanzia la macchina bellica russa. L’obiettivo è colpire chi continua ad aumentare gli acquisti di petrolio russo dopo l’invasione dell’Ucraina, e anche chi favorisce le manovre di elusione delle sanzioni.
Verso dazi e divieti: la strategia del comunicato congiunto
Nel comunicato diffuso al termine dell’incontro – pubblicato dal Dipartimento delle finanze del Canada – si legge che i Paesi del G7 «hanno concordato misure restrittive settoriali, compresi dazi e divieti di import-export, per tagliare i ricavi russi derivanti dal commercio energetico». (Comunicazione ufficiale del 1 ottobre 2025) (fonte: comunicato G7, 1 ottobre 2025)
Secondo il testo, l’intento è quello di “massimizzare la pressione sulle esportazioni petrolifere russe, prendendo di mira chi affronta un aumento degli acquisti dopo l’invasione” e “chi facilita la circonvenzione delle restrizioni.” (citazione parafrasata da comunicato ufficiale)
Non è indicato nessun Paese con nome, ma l’ombra si estende verso vari acquirenti globali sospettati di aggirare le limitazioni. Nell’arena diplomatica, si discute di possibili dazi fino al 50–100 % per chi importa petrolio russo — un’ipotesi promossa dagli Stati Uniti. (Reuters, 1 ottobre 2025)
Contesto internazionale: shadow fleet e azioni sui mercati
Una delle sfide più complesse è il fenomeno della shadow fleet — flotte di petroliere adibite a operazioni furtive per aggirare le sanzioni. Il presidente francese Macron ha recentemente dichiarato che una petroliera riconducibile a questa rete è al largo della costa atlantica francese ed è sotto sequestro per attività sospette. (AP News, oggi)
La shadow fleet è cresciuta perché molte navi non rispettano criteri di sicurezza, usano bandiere di comodo e disattivano i sistemi di identificazione automatica. Ciò rende difficile seguirne i movimenti e assicurarne la conformità alle regole internazionali. (Wikipedia, “Russian shadow fleet”)
Parallelamente, la Russia ha reagito imponendo un divieto parziale all’export di diesel fino a fine anno e ha esteso il divieto sulle esportazioni di benzina, con l’obiettivo dichiarato di stabilizzare il mercato interno, ma anche per difendersi da attacchi e interruzioni nelle raffinerie. (Reuters, 30 settembre 2025)
Gli attacchi mirati dell’Ucraina e le conseguenze energetiche
Nelle ultime settimane, l’Ucraina ha intensificato gli attacchi via droni verso infrastrutture petrolifere russe: raffinerie, depositi e stazioni di pompaggio. Alcuni report stimano che le operazioni abbiano ridotto fino al 17 % la capacità di raffinazione russa. (Reuters, 2025)
Questo stress aggiuntivo sul settore energetico russo ha spinto il governo di Mosca a ridurre le esportazioni e a congelare parte della produzione, mentre i prezzi del gasolio sono saliti nei mercati internazionali. (Reuters, 30 settembre 2025)
Reazioni e ostacoli: una corsa contro il tempo
Gli Stati Uniti stanno spingendo per misure severe: secondo il Financial Times, Washington propone dazi “secondari” del 100 % su Cina e India se continueranno a importare petrolio russo. (Financial Times, agosto 2025)
Ma i partner europei mostrano cautela: talune economie temono contraccolpi commerciali o energetici. In più, nella UE si è già votato l’ottava pacchetto sanzioni (il diciottesimo contro la Russia nel complesso), che include elementi come il ribasso del «price cap» sull’olio russo a 47,6 USD al barile. (Reuters, 18 luglio 2025)
Alcuni Stati membri dell’UE hanno chiesto ulteriori restringimenti: Svezia, Danimarca, Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia hanno sollecitato di abbassare il tetto fissato da G7 per i prezzi del petrolio russo. (Reuters, 13 gennaio 2025)
Che impatto potrà avere
Se attuate con rigore, queste misure potrebbero ridurre significativamente le risorse finanziarie a disposizione di Mosca per sostenere la guerra. L’imposizione di dazi e divieti su importatori e intermediari rischia però di scatenare ritorsioni e tensioni commerciali globali.
La chiave sarà la coordinazione internazionale: agire isolatamente significherebbe lasciare varchi all’elusione e alla frammentazione delle risposte.
Il turbo nelle politiche sanzionatorie
Il G7 sembra voler mettere il turbo nelle politiche sanzionatorie: con dazi, divieti e misure commerciali dirette, si punta a minare i flussi petroliferi che alimentano la guerra russa. Ma la posta è alta: monitorare la shadow fleet, assicurare l’allineamento dei partner e reggere agli attacchi diplomatici saranno sfide decisive. Il risultato dipenderà dalla capacità di trasformare le parole del comunicato in atti concreti e condivisi.