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Gaza sotto attacco, Israele ordina l’evacuazione di Gaza City e Jabaliya prima di colpire nel nord della Striscia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza sotto attacco, Israele ordina l’evacuazione di Gaza City e Jabaliya prima di colpire nel nord della Striscia

L’esercito israeliano ha lanciato un attacco massiccio nel nord della Striscia di Gaza, colpendo in particolare le aree di Gaza City e Jabaliya, dopo aver ordinato l’evacuazione immediata dei civili. I volantini sganciati dall’alto e i messaggi telefonici diffusi dall’IDF hanno invitato migliaia di persone a lasciare le loro abitazioni e spostarsi verso sud, in direzione della zona di al-Mawasi, considerata relativamente più sicura. La mossa si inserisce nella strategia israeliana di aumentare la pressione su Hamas, cercando al tempo stesso di limitare le vittime civili attraverso avvisi preventivi. Tuttavia, fonti locali e osservatori internazionali segnalano che il flusso di profughi interni è stato caotico e drammatico, con intere famiglie costrette a muoversi sotto le bombe e senza garanzie di sicurezza.

Gaza sotto attacco, Israele ordina l’evacuazione di Gaza City e Jabaliya

Dopo una fase di apparente rallentamento delle operazioni, Israele ha deciso di intensificare la propria offensiva nel nord, dove ritiene si nascondano ancora cellule attive di Hamas e tunnel sotterranei usati per il contrabbando di armi e il passaggio dei miliziani. Il portavoce militare israeliano ha dichiarato che «l’operazione mira a neutralizzare la capacità offensiva di Hamas nella parte settentrionale della Striscia» e che l’IDF ha impiegato mezzi di precisione per colpire obiettivi “strategici”. Le testimonianze raccolte sul campo raccontano però una realtà fatta di macerie, ospedali in crisi e migliaia di sfollati in cerca di riparo. Secondo la Mezzaluna Rossa, le vittime civili stanno aumentando e la situazione umanitaria è ormai insostenibile in numerose aree.

La reazione internazionale e il rischio di escalation
L’attacco israeliano ha provocato immediate reazioni internazionali. L’ONU ha espresso “profonda preoccupazione” per l’ordine di evacuazione, definendolo “impraticabile” nelle attuali condizioni della Striscia, già devastata da mesi di guerra. Anche l’Unione Europea ha chiesto a Israele di garantire l’accesso umanitario alle zone colpite e di rispettare il diritto internazionale. Dalla Casa Bianca, il portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito il diritto di Israele a difendersi ma ha invitato a “massima cautela” per evitare perdite civili. Il timore è che l’operazione nel nord possa innescare una nuova ondata di reazioni, sia all’interno dei territori palestinesi sia da parte degli attori regionali. L’Iran ha già condannato l’attacco, promettendo “risposte adeguate” attraverso i suoi alleati.

Il dramma umanitario in numeri e testimonianze
Le cifre diffuse dalle ONG internazionali parlano di oltre 1,5 milioni di persone ormai senza accesso stabile ad acqua potabile e assistenza medica. I convogli umanitari, bloccati da giorni ai valichi, non riescono a entrare in modo continuativo, aggravando la crisi. Il sistema sanitario di Gaza è al collasso: mancano farmaci essenziali, carburante per i generatori e personale medico. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che i rifugi predisposti nel sud sono ormai saturi, mentre l’epidemia di gastroenterite e infezioni respiratorie si diffonde tra i bambini sfollati. Molti dei quartieri evacuati nel nord sono già stati colpiti, secondo le immagini satellitari e le ricostruzioni indipendenti. La popolazione palestinese, già stremata da mesi di assedio, si trova ora davanti a un’ulteriore emergenza. Il conflitto, entrato in una nuova fase militare, sembra allontanare ogni prospettiva negoziale e rendere ancora più fragile l’equilibrio in Medio Oriente.

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