Le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno comunicato ufficialmente di aver recuperato i corpi di due ostaggi rapiti da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre 2023. Si tratta di Gadi Haggai e Judih Weinstein, entrambi cittadini israeliani e statunitensi. Le operazioni sono avvenute nella notte tra il 4 e il 5 giugno nella Striscia di Gaza, in un contesto di intensificata attività militare.
L’IDF recupera i corpi di due ostaggi a Gaza: “Andremo avanti finché non li riporteremo tutti a casa”
I due ostaggi, secondo quanto riferito dai vertici militari, sarebbero stati uccisi nel giorno stesso dell'attacco, e la notizia della loro morte era già stata confermata nel dicembre 2023. Il ritrovamento dei loro corpi rappresenta un passo importante per il governo israeliano, che ha posto come priorità il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi o morti.
Netanyahu: “Non ci fermeremo”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione forte e determinata subito dopo l’annuncio dell’IDF. “Non ci fermeremo né resteremo in silenzio finché non riporteremo a casa tutti i nostri ostaggi, sia i vivi che i caduti”, ha affermato Netanyahu, sottolineando la volontà politica di proseguire le operazioni fino alla liberazione o al recupero di tutte le persone sequestrate da Hamas. Il premier ha anche ribadito che il governo e l'esercito lavorano “giorno e notte” per questo obiettivo e ha lanciato un appello all’unità nazionale. In Israele, il destino degli ostaggi è una questione centrale nel dibattito pubblico, e il ritrovamento dei corpi rafforza la posizione dell’esecutivo nel sostenere l’offensiva in corso.
Proseguono le operazioni militari a Gaza
Nel frattempo, le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza proseguono senza sosta. Secondo quanto riportato dalla protezione civile palestinese, dieci persone avrebbero perso la vita nelle prime ore del mattino a seguito di bombardamenti su diverse località del territorio. Tra le aree colpite vi sarebbero campi profughi e quartieri densamente popolati, dove il rischio per la popolazione civile resta elevato. Israele continua a dichiarare che gli attacchi sono mirati a colpire infrastrutture terroristiche e tunnel utilizzati da Hamas, ma le autorità sanitarie di Gaza denunciano un numero crescente di vittime tra la popolazione, soprattutto donne e bambini.
Il ruolo della diplomazia e le pressioni internazionali
L’ennesimo ritrovamento di corpi di ostaggi e il persistere degli attacchi militari tengono alta l’attenzione della comunità internazionale. Diversi Paesi, compresi Stati Uniti e Francia, hanno intensificato i contatti diplomatici con Tel Aviv e con l’Egitto, tradizionale mediatore tra le parti, nel tentativo di riportare il conflitto su un piano negoziale. Tuttavia, il governo israeliano appare determinato a continuare l’offensiva finché Hamas non sarà smantellato o reso incapace di colpire. Le dichiarazioni di Netanyahu sembrano escludere, almeno per ora, una pausa significativa nelle operazioni, mentre le agenzie umanitarie sul campo lanciano appelli per l’accesso ai corridoi di aiuti.
Una ferita ancora aperta per Israele
Il caso dei due ostaggi ritrovati aggiunge un nuovo tassello alla tragedia nazionale iniziata con l’assalto del 7 ottobre, che ha segnato una svolta nel conflitto israelo-palestinese. Gadi Haggai e Judih Weinstein erano due civili non coinvolti in attività militari, colpiti nella loro quotidianità e trascinati in una guerra senza tregua. La conferma della loro morte e il ritorno dei corpi rappresentano per Israele un atto dovuto nei confronti delle famiglie, ma anche una dolorosa conferma dell’escalation che ha mutato profondamente la sicurezza percepita nel Paese. Il governo ribadisce che continuerà a combattere “fino alla fine” e che ogni ostaggio conta, sia nel bilancio militare che nella narrazione pubblica.