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Firmato il protocollo sul badge di cantiere digitale: al via la sperimentazione

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Firmato il protocollo sul badge di cantiere digitale: al via la sperimentazione

Roma diventa il laboratorio di una sperimentazione destinata a cambiare il volto del settore edilizio. È stato infatti firmato ieri, nella capitale, il Protocollo d’intesa per l’avvio del badge di cantiere digitale, un sistema di controllo innovativo delle presenze dei lavoratori nei cantieri pubblici. L’obiettivo è chiaro: rafforzare legalità, trasparenza e sicurezza, contrastando lavoro nero, dumping contrattuale e infiltrazioni mafiose, fenomeni che da anni minano la competitività del comparto e la tutela dei lavoratori.

Firmato il protocollo sul badge di cantiere digitale: al via la sperimentazione

All’accordo hanno aderito Prefettura di Roma, Roma Capitale, Città Metropolitana, Cassa Edile, Edilcassa del Lazio, le tre sigle sindacali di categoria – FILLEA CGIL, FILCA CISL, FENEAL UIL – insieme alle principali organizzazioni datoriali come ANCE-ACER, CNA e Confapi-Aniem. Una convergenza ampia che testimonia la volontà di istituzioni e parti sociali di affrontare insieme le criticità del settore edilizio.

Le parole dei sindacati

“Con questo strumento si compie un passo decisivo contro il dumping contrattuale e il lavoro nero” ha dichiarato Diego Piccoli, segretario generale della FILLEA CGIL di Roma e Lazio. “Il badge permetterà di tutelare i lavoratori, vigilare sugli orari, garantire inquadramenti corretti e rafforzare la trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici. È un risultato importante, frutto dell’unità tra parti sociali e istituzioni”.

Un concetto ribadito anche da Antonio Di Franco, segretario generale della FILLEA CGIL nazionale (in foto): “Si tratta della strada giusta da perseguire e replicare. Il badge digitale è un modello alternativo rispetto al codice Salvini, perché garantisce tempi certi, legalità e qualità del lavoro. È un sistema che rafforza la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e mette un argine alle pratiche di sfruttamento”.

Come funziona il badge digitale

La sperimentazione durerà sei mesi e interesserà inizialmente gli appalti pubblici con valore superiore a 1,5 milioni di euro. Ogni lavoratore riceverà un badge digitale contenente informazioni personali, impresa di appartenenza, contratto collettivo nazionale applicato e orari di lavoro. Tutti i dati confluiranno in una piattaforma web centralizzata, gestita dalle casse edili e accessibile agli enti di controllo, compresa la Prefettura.

Non si tratta quindi soltanto di uno strumento di monitoraggio delle presenze, ma di un vero e proprio sistema integrato di vigilanza che potrà essere utilizzato anche per prevenire fenomeni più gravi, come il rischio di infiltrazioni criminali negli appalti pubblici. L’incrocio dei dati e la loro tracciabilità renderanno infatti più difficile aggirare le regole e sfuggire ai controlli.

Estensione e prospettive future

Conclusa la fase sperimentale, il badge digitale sarà esteso a tutti gli appalti pubblici sopra i 500 mila euro, con l’obiettivo di coprire progressivamente l’intero settore. È inoltre prevista l’attivazione di una “white list” di imprese virtuose, che potrà diventare uno strumento premiale per le aziende rispettose delle regole.

La creazione di un sistema di tracciabilità così dettagliato rappresenta una novità assoluta in Italia, che potrebbe diventare modello anche per altri territori. Roma, con questa iniziativa, si candida a essere apripista di una nuova stagione di trasparenza e di qualità nel lavoro.

Una risposta alle criticità del settore

Il protocollo arriva in un momento delicato per l’edilizia. Il comparto, trainato negli ultimi anni dagli incentivi fiscali e dai grandi progetti di rigenerazione urbana, è anche uno dei più esposti al rischio di lavoro nero e sfruttamento. Il badge digitale, se ben applicato, potrà garantire maggiore certezza sugli inquadramenti contrattuali, sugli orari di lavoro e sulla regolarità delle imprese impegnate nei cantieri pubblici.

La possibilità per gli enti di controllo di accedere direttamente ai dati in tempo reale potrà rappresentare un deterrente efficace contro abusi e violazioni, riducendo lo spazio di manovra per pratiche scorrette e favorendo invece le imprese che scelgono la legalità.

Un modello replicabile

Il successo della sperimentazione romana potrebbe aprire la strada a una diffusione del modello su scala nazionale. Se i risultati attesi verranno confermati, il badge digitale diventerà uno strumento strutturale nella lotta al lavoro irregolare, rafforzando l’immagine del settore delle costruzioni come motore di sviluppo economico e non come terreno fertile per pratiche illegali.

Per le organizzazioni sindacali si tratta di una vittoria importante, che conferma la centralità del dialogo sociale e la necessità di trovare soluzioni innovative per affrontare vecchi problemi. Per le imprese, invece, l’adozione del badge digitale rappresenta un’opportunità per dimostrare la propria affidabilità e guadagnare la fiducia di committenti e lavoratori.

Il messaggio che arriva da Roma è chiaro: solo attraverso strumenti di trasparenza condivisi e controlli efficaci sarà possibile garantire condizioni di lavoro dignitose, appalti puliti e una maggiore sicurezza per chi ogni giorno entra nei cantieri.

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