“Leonardo Da Vinci e il suo lascito" all'Ambrosiana di Milano

- di: Francesco d'Alfonso
 

Inaugurata il 17 settembre, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ospita fino al 12 gennaio 2020 la mostra “Leonardo da Vinci e il suo lascito: gli artisti e le tecniche”, che chiude l’anno di eventi che l’Ambrosiana ha dedicato al genio toscano.
Curata da Benedetta Spadaccini, l’esposizione presenta otto fogli del Codice Atlantico – tra le più rilevanti raccolte di testi e disegni autografati di Leonardo, donati all’Ambrosiana dal conte Galeazzo Arconati nel 1637 – oltre ai trenta disegni realizzati dal da Vinci e dagli artisti della sua cerchia – Francesco Napoletano, Marco D’Oggiono, Giovanni Agostino da Lodi, Francesco Melzi, Bernardino Luini, Cesare da Sesto, Giovanni Antonio Boltraffio – lungo un arco cronologico che va dalla fine del Quattrocento fino ai primi decenni del Cinquecento.
«Le indagini diagnostiche non invasive – spiega monsignor Marco Ballarini, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana - hanno permesso di fare chiarezza sulle tecniche e sui materiali usati da Leonardo e dai leonardeschi, con un significativo aggiornamento delle ricerche precedenti. Disegni quasi indecifrabili a occhio nudo sono stati recuperati con luce ultravioletta. Inoltre – continua monsignor Ballarini - c’è stata in alcuni casi la possibilità di una diversa attribuzione: un “Busto di donna” precedentemente attribuito a Boltraffio e un “Busto di uomo di profilo con cappello” di anonimo artista della cerchia di Leonardo sono ora entrambi attribuiti da Benedetta Spadaccini, curatrice della mostra, al Maestro della Pala Sforzesca».
La mostra rivela dunque l’eco profonda che l’insegnamento di Leonardo nel campo del disegno ebbe su allievi, seguaci e artisti lombardi dell’epoca, grazie anche alle novità proposte dal genio toscano, alcune retaggio della formazione fiorentina, altre legate alla sua attitudine sperimentale.
«Il presupposto fondamentale di questa mostra - spiega Benedetta Spadaccini - è il ruolo centrale svolto da Leonardo nell’introduzione a Milano di nuove tecniche disegnative, nonché i miglioramenti e le sperimentazioni da lui apportati a quelle già note. Durante i suoi due lunghi soggiorni a Milano, Leonardo compie una rivoluzione nel panorama artistico milanese principalmente riguardo alla grafica. Allievo di Verrocchio, uno dei più grandi maestri del Quattrocento, Leonardo apprende da lui a disegnare a penna e inchiostro e con le punte metalliche su carte preparate, nonché l’uso dei cartoni preparatori. Arriva a Milano dove porta queste conoscenze e dove sperimenta e teorizza l’uso di tecniche nuove: le pietre nere, quelle rosse e i pastelli».
I fogli in mostra sono stati scelti dalla curatrice ponendo l’accento sulle tecniche esecutive e seguendo due particolari linee di studio, che si completano perfettamente, per allargare la ricerca e rivolgersi anche a pubblico di “non esperti”.
«La prima linea di studio – continua Benedetta Spadaccini – presenta le diverse tecniche esecutive, dalle punte metalliche alle matite e dall’inchiostro ai gessetti colorati, secondo un percorso cronologico e storico-critico che mette in evidenza le singole personalità degli artisti coinvolti. La seconda si basa sulle indagini diagnostiche eseguite in situ, che saranno raccontate all’interno del percorso espositivo mediante la presenza di supporti quali macrofotografie e video».
La mostra è completata da una sezione didattica, che offre l’opportunità di ammirare alcuni dei materiali che venivano impiegati al tempo per disegnare, con pastelli, compassi e punte metalliche, in parte desunti proprio dai progetti di Leonardo da Vinci.

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