Martedì 3 giugno, a Roma, la premier Giorgia Meloni riceverà il presidente francese Emmanuel Macron in un incontro di lavoro che segna un momento importante nelle relazioni tra Italia e Francia. Dopo settimane di tensioni, spesso pubbliche e aspre, culminate nei contrasti sull’iniziativa dei “Volenterosi per l’Ucraina”, le due capitali sembrano voler ristabilire un canale di dialogo operativo. Palazzo Chigi ha fatto sapere che al centro del colloquio vi saranno “i principali temi dell’agenda bilaterale, europea e globale”, un’indicazione ampia che però conferma la volontà di affrontare i nodi aperti in un quadro istituzionale.
Macron da Meloni il 3 giugno: prove di disgelo tra Italia e Francia dopo le tensioni sull’Ucraina
L’ultima visita ufficiale di Macron in Italia risale a diversi mesi fa, ma i rapporti personali con Meloni non sono mai decollati. I due leader rappresentano visioni politiche profondamente diverse, e non è un mistero che in questi mesi le frizioni siano state più numerose delle convergenze. Eppure, in un’Europa attraversata da nuove instabilità – dalla guerra in Ucraina alle tensioni economiche post-pandemia – Parigi e Roma sembrano aver compreso l’urgenza di non disperdere il potenziale di una cooperazione strategica.
Divergenze e incomprensioni: il caso dei ‘Volenterosi’
Tra i principali motivi di attrito c’è stata la questione dei cosiddetti “Volenterosi per l’Ucraina”, ovvero i Paesi europei disposti a fornire armi a lungo raggio a Kiev in forma autonoma, anche al di fuori del coordinamento NATO o UE. Macron ha più volte sostenuto questa linea, anche con dichiarazioni pubbliche che lasciavano intendere un impegno diretto della Francia. L’Italia, invece, si è mostrata cauta, temendo un’escalation non controllata e ponendo l’accento sull’unità delle alleanze internazionali come elemento imprescindibile.
Meloni aveva reagito con freddezza a queste uscite, ritenute “individualistiche” e potenzialmente dannose per la coesione europea. La Francia, dal canto suo, ha accusato l’Italia di essere eccessivamente prudente, se non ambigua, nella gestione della guerra in Ucraina. Il vertice del 3 giugno potrebbe servire proprio a chiarire queste divergenze, rilanciando un dialogo su basi più trasparenti e condivise.
Un’agenda bilaterale ricca e densa di sfide comuni
Oltre al dossier ucraino, l’incontro Meloni-Macron toccherà temi strategici che vanno dalle politiche industriali alla gestione dei flussi migratori, dal rafforzamento della difesa europea al coordinamento energetico. Francia e Italia, pur con divergenze storiche, condividono interessi cruciali in ambito economico e geopolitico. Entrambe devono gestire il difficile equilibrio tra sovranità nazionale e integrazione europea, e l’incontro potrebbe rivelarsi decisivo per costruire alleanze in vista del prossimo ciclo istituzionale dell’Unione.
Sarà inevitabile affrontare anche il tema del Patto di Stabilità e Crescita e delle regole fiscali europee, altro terreno dove Roma e Parigi hanno mostrato approcci diversi: più rigorista la Francia, più orientata alla flessibilità l’Italia. In vista del Consiglio Europeo di luglio, l’intesa tra i due governi potrebbe risultare determinante per influenzare l’orientamento della Commissione.
Un clima internazionale che impone coesione
Il riavvicinamento tra Meloni e Macron avviene in un momento in cui l’Europa si trova a dover ridefinire il proprio ruolo strategico nel mondo. Le elezioni del Parlamento europeo di giugno e il rinnovato protagonismo della Cina, uniti all’incertezza sul futuro degli Stati Uniti (con le presidenziali alle porte), spingono le capitali europee a cercare maggiore unità. L’asse franco-italiano, se davvero rilanciato, potrebbe costituire un contrappeso alla tradizionale centralità tedesca, aprendo spazi per nuove forme di cooperazione nel Mediterraneo e in Africa.
Anche il contesto interno ai due Paesi incide: Macron è sotto pressione per la sfida populista alle imminenti europee, mentre Meloni cerca di consolidare la propria credibilità internazionale, bilanciando la retorica sovranista con una postura istituzionale più matura. Entrambi, dunque, hanno interesse a mostrarsi come leader capaci di gestire divergenze e costruire ponti, non solo muri.
Mattarella: “Rigore morale e professionalità contro gli attacchi strumentali”
Nel contesto di questo riavvicinamento diplomatico, ha suscitato grande attenzione l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha parlato al Quirinale ai magistrati ordinari in tirocinio, lanciando un messaggio trasversale ma politicamente significativo. “I giudici hanno il dovere di apparire ed essere irreprensibili ed imparziali. Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace agli attacchi strumentali”, ha detto il Capo dello Stato. E ha aggiunto: “L’esercizio della giustizia è affidato alla magistratura dalla Costituzione, che persegue l’obiettivo di mantenere l’equilibrio tra i vari organi dello Stato: nessun potere è immune da vincoli e controlli”.
Le parole di Mattarella, interpretate da alcuni anche come una frecciata indiretta verso chi vorrebbe limitare l’autonomia della magistratura, si inseriscono in un clima politico ancora attraversato da polemiche sulle riforme istituzionali. Ma sono anche il segno che la presidenza della Repubblica continua a svolgere un ruolo di garanzia e raccordo in un’Italia che fatica a trovare coesione.