Medio Oriente: Netanyahu dice no alla richiesta di tregua di Biden

- di: Redazione
 
Si va ampliando, nel corso delle ultime ore, il solco ''diplomatico'' tra Benjamin Netanyahu, e il suo principale alleato, il presidente statunitense Joe Biden, che vede le sue pressioni per una tregua umanitaria a Gaza City respinta con decisione dal primo ministro israeliano, che rilancia, dicendo che le truppe di Gerusalemme potrebbero garantire in futuro la ''sicurezza'' nell'enclave di Hamas.
Prima che Biden ufficializzasse il fatto di avere chiesto a Netanyahu una pausa nei combattimenti a Gaza, un portavoce della Casa Bianca aveva affermato che i leader americani e israeliani avevano discusso di "pause tattiche" nell'offensiva israeliana per ragioni umanitarie e del possibile rilascio di ostaggi. Una richiesta, fortemente giustificata anche dalle forti proteste che si stanno levando negli Stati Uniti contro la strategia attuata da Gerusalemme per ''mettere in sicurezza'' Gaza City, dove Hamas ha i suoi santuari e la sua fittissima rete di tunnel che collegano e riforniscono le strutture militari operative.

Medio Oriente: Netanyahu dice no alla richiesta di tregua di Biden

A chiarimento delle parole di Netanyahu sul futuro di Gaza City è intervenuto Ron Dermer, ministro degli Affari strategici, che, alla BBC, ha detto che quando il primo ministro ha affermato che Israele si assumerà la "responsabilità generale della sicurezza" per Gaza intendeva garantire che l'enclave deve restare un'area smilitarizzata e che le Forze di difesa israeliane vi avrebbero effettuato operazioni di sicurezza per combattere quella che ha definito qualsiasi nuova minaccia terroristica. Dermer ha quindi precisato che Israele non rioccuperà, né governerà l’area.

Che è poi la linea degli Stati Uniti, che hanno affermato di opporsi ad una “rioccupazione” di Gaza da parte di Israele e che il territorio doveva rimanere terra palestinese.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato, ieri sere, che i soldati dell'IDF sono "nel cuore di Gaza City", dicendo che "hanno preso d'assalto il luogo in pieno coordinamento tra le forze terrestri, aeree e marittime".
Il Dipartimento di Stato americano ha intanto reso noto che più di 400 cittadini statunitensi hanno lasciato Gaza attraverso il valico di Rafah verso l'Egitto. In precedenza, decine di persone sarebbero state uccise da attacchi aerei nelle città meridionali di Gaza di Khan Younis, Rafah e Deir al-Balah.

Da parte sua l'ala militare di Hamas afferma di aver inflitto pesanti perdite alle forze israeliane e di aver danneggiato veicoli militari israeliani.
In particolare, un su portavoce ha detto che i miliziani, negli ultimi giorni, hanno distrutto completamente o parzialmente un certo numero di veicoli militari vicino ad un campo profughi, nella parte occidentale di Gaza City, e vicino a Beit Hanoun, nell'angolo nord-orientale di Gaza. Affermazioni che le forti terze non hanno modo di confermare.

Secondo il ministero della Sanità diretto da Hamas, a Gaza sono state uccise più di 10.300 persone, tra cui più di 4.100 bambini. In Israele sono state uccise 1.400 persone e più di 200 sono state prese in ostaggio.
Nel frattempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che “il livello di morte e sofferenza” nel conflitto Israele-Gaza è “difficile da comprendere”. Il portavoce dell'organizzazione Christian Lindmeier ha affermato che dall'inizio della guerra ci sono stati più di 100 attacchi contro le strutture sanitarie.
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