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Migrantes, Italia fanalino di coda nell’accoglienza: rifugiati appena allo 0,8% della popolazione residente

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Migrantes, Italia fanalino di coda nell’accoglienza: rifugiati appena allo 0,8% della popolazione residente
All’inizio del 2025 vivono in Italia circa 484 mila cittadini non comunitari titolari di un permesso di soggiorno per motivi di protezione o asilo. Una crescita del 17% in un anno, che però — quando rapportata alla popolazione complessiva — si traduce in un dato modesto: appena lo 0,8%. È questo il primo elemento che colpisce leggendo il rapporto sul diritto d’asilo elaborato dalla Fondazione Migrantes. Un dato che spiazza quanti continuano a percepire l’Italia come saturata dall’arrivo di migranti e rifugiati: la fotografia reale racconta tutt’altro.

Migrantes, Italia fanalino di coda nell’accoglienza: rifugiati appena allo 0,8% della popolazione residente

Se si guarda alle cifre dell’Unhcr, alla fine del 2024 l’Italia ospitava 313 mila rifugiati in senso ampio — dai titolari di protezione internazionale a quelli di protezione temporanea o umanitaria — divenuti 314 mila a metà 2025. È un numero che colloca il Paese dopo Germania, Polonia, Francia, Regno Unito e anche Spagna. Ma il dato più eloquente è quello della densità: rapportando la presenza dei rifugiati alla popolazione residente, l’Italia finisce dietro Svezia, Grecia e perfino Bulgaria. Paesi più piccoli, con meno risorse e capacità amministrative minori, riescono a sostenere un’accoglienza più significativa. Una sproporzione che interroga il dibattito politico e smonta l’idea, tanto diffusa quanto imprecisa, dell’Italia “in prima linea” più degli altri.

La domanda di protezione scende, non sale
I dati provvisori Eurostat mostrano che nei primi otto mesi del 2025 hanno chiesto protezione in Italia circa 85 mila persone: il 20% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una contrazione che non trova molto spazio nel discorso pubblico, ma che racconta una tendenza chiara: la pressione sugli ingressi non aumenta, anzi diminuisce. A fine giugno 2025 i richiedenti registrati erano poco meno di 64 mila, un numero gestibile per un Paese della dimensione e delle infrastrutture italiane. Il paradosso è che, nonostante questi volumi contenuti, la capacità di accoglienza continua a mostrare ritardi cronici e differenze territoriali molto accentuate.

Un tema che resta politico prima ancora che amministrativo
L’Italia rimane spesso percepita come meta principale dei flussi, soprattutto a causa degli sbarchi che dominano l’immaginario mediatico. Ma la fotografia statistica mostra che la maggior parte dei rifugiati si stabilisce altrove. A pesare sono scelte politiche, strumenti giuridici, capacità amministrative e, soprattutto, un atteggiamento pubblico che da anni oscilla tra emergenzialismo e retorica, senza definire un modello stabile di accoglienza.

Il rapporto Migrantes torna così a sollevare una questione strutturale: la distanza tra la dimensione reale del fenomeno e la sua rappresentazione pubblica. Una distanza che incide sulla qualità del dibattito, sulle scelte istituzionali e sulla percezione collettiva della presenza straniera.

Il fanalino di coda che non ti aspetti
Che l’Italia sia tra gli ultimi Paesi europei per numero di rifugiati in rapporto alla popolazione sorprende e, allo stesso tempo, spiega molte delle difficoltà dell’accoglienza: un sistema che non cresce, non si struttura, non si modernizza, perché costantemente trattato come un’emergenza e non come una componente ordinaria delle politiche pubbliche. L’analisi di Migrantes diventa così un invito, nemmeno troppo implicito, a guardare ai numeri prima delle narrazioni. Per capire che ciò che sembra un assedio, nei fatti, è una presenza minima, stabile e governabile — a patto che si voglia davvero governarla.
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