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Misure anti-Covid: Garavaglia ne prende atto, ma non condivide il metodo

- di: Redazione
 
Misure anti-Covid: Garavaglia ne prende atto, ma non condivide il metodo
''Purtroppo non se ne è parlato a sufficienza e sarebbe stato meglio discuterne più approfonditamente'': Massimo Garavaglia, da ministro del Turismo, prende le distanze dall'inasprimento delle misure anti-Covid di cui, come dice, condivide lo spirito (quello di alzare le barriere di sicurezza per contenere i contagi, a fronte della situazione attuale), ma non certo il metodo che ha letteralmente spiazzato gli operatori del settore.
L'intervista che Garavaglia ha dato al Corriere della Sera spiega molto di quella che è stata la genesi del provvedimento, ma anche le sue personali perplessità. Il problema - ha detto - non è la misura in sé, ma l'assoluta impossibilità da parte degli operatori del settore di programmare l'attività.

Turismo: il ministro Garavaglia non condivide le misure anti-Covid

Il cuore del ragionamento del ministro del Turismo sta tutto in questa frase: ''Una misura così, introdotta dall'oggi al domani, crea enormi problemi a chi doveva mettersi in viaggio. Se proprio andava fatto, poteva essere stabilito con un preavviso di una settimane. In questo momento quello che serve non è una comunicazione martellante, bensì la capacità di trasferire messaggi corretti, come, ad esempio, che si può andare in montagna a sciare anche se la regione è arancione''.

Per quello conta - al di là del peso squisitamente politico della affermazioni di Garavaglia - il ministro rinnova la sua totale fiducia in Mario Draghi, e altrimenti non potrebbe essere, perché, nel momento in cui avesse espresso totale dissenso dalle strategie del presidente del Consiglio, l'atto conseguente sarebbero dovute essere le dimissioni. Una cosa che, politicamente, né Garavaglia, né la Lega possono permettersi.
Ma la sortita di Garavaglia - che certamente ha soppesato le sue parole, che di sicuro non appartengono solo a lui, in ambito leghista - può essere anche letta come la manifestazione di un certo disagio di fronte al modo che ha Draghi di incarnare il suo ruolo di primo ministro che, sino a quando l'Italia ha questa architettura costituzionale, non è un dominus assoluto, ma la somma dei contributi di tutti i ministri.

La scelta decisionista di Draghi (che, ribadiamo, ha tutte le ragioni di questo mondo) sembrano incrinare l'immagine di monolite che dovrebbe avere il governo, che invece dà l'idea di essere sempre sul punto di implodere, come inevitabile risultato delle enormi distanze ideologiche tra i partiti che lo sostengono. Le misure anti-covid andavano prese (non necessariamente in questa forma, ma questo è un discorso che porta troppo lontano), ma è il ''come'' che resta difficile da metabolizzare in un momento in cui il Paese e il suo scheletro economico hanno bisogno assoluto di parole di certezza e non invece di decisioni prese non all'unanimità e di cui s'è data attuazione nel giro di poche ore.
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