La nostra biblioteca - Jo Nesbø - Luna rossa - Per Harry Hole è il viaggio all'inferno di sempre
- di: Diego Minuti
Torna Harry Hole, torna dal suo cercato viaggio all'inferno, nello spasmodico tentativo di uccidersi nel solo modo che gli sembra congeniale, bevendo, cercando di affogare i suoi ricordi e il dolore. L'investigatore norvegese, cuore degli scritti di Jo Nesbø, è ancora protagonista, è ancora al centro di un racconto in cui il suo devastante vissuto (tra la morte della amatissima moglie, Rakel, e la sua incapacità di assuefarsi ad un ruolo inatteso di padre che subisce come se fosse la prosecuzione di una maledizione) lo segue passo passo, anche quando, con un sussulto di umanità, capisce di camminare sempre ad un passo dalla perdizione morale.
''Luna Rossa'' (Einaudi - pag.582 - 21,00 euro) è l'ennesima scommessa vinta da Nesbø che torna a ''giocare facile'' riprendendo per i capelli il suo amato Harry, pronto a fare l'ultimo salto nel vuoto, per rispedirlo, da una Los Angeles dipinta con i toni del grigio, ad Oslo dove ad attenderlo c'è, oltre ad un omicida seriale (la sua specialità è quella di individuarli, braccarli e neutralizzarsi, costi quel che costi), anche il suo passato.
La nostra biblioteca - Jo Nesbø - Luna rossa - Per Harry Hole è il viaggio all'inferno di sempre
Non torna per indagare con la Polizia, ma contro di essa, perché a ingaggiarlo è un uomo facoltoso, il ''colpevole perfetto'' per la sua ricchezza, la sua arroganza, il suo disprezzo per chi sta sotto a lui nella scala sociale. Per lui e con i suoi soldi, Harry Hole ingaggia una lotta contro il tempo. Che non quello per impedire al serial killer di uccidere ancora, ma per onorare l'impegno preso con una donna, appena conosciuta in un bar di Los Angeles, e verso cui lui è corso in aiuto, non capendo nemmeno il perché. Hole, anche se gioca di squadra, anche se è perfettamente consapevole che, per vincere, deve chiedere l'aiuto di qualcuno, è un eroe solitario, anche se di eroico gli è rimasto ben poco. Beve tanto e troppo, tende a strafare anche con le persone che rispetta, ma che certo non ama (il verbo lo ha riservato solo alla moglie uccisa da uno psicopatico). Eppure ha un suo codice, che lo porta a punire sé stesso se non riesce ad onorare un impegno, quale quello di togliere dalla circolazione un assassino che si è accanito su due ragazze.
In ''Luna rossa'' l'eroe solitario - che resterà sempre tale quando si tratterà di tirare le somme e quindi fare quel che è necessario - si circonda di un piccolo gruppo di persone che, agendo al di fuori dell'ufficialità, quasi travalicando il confine con la legalità, gli possano dare una mano: uno psicologo forense che, malato terminale, analizza, suggerisce, ammonisce dal suo letto d'ospedale; uno spacciatore, suo amico da sempre, compagno di sbronze e altro, che gli fa da coscienza pratica, stemperando i rigurgiti morali di Harry; un poliziotto corrotto, delatore, inaffidabile, ma grazie al quale Hole accede agli archivi della polizia. Una compagnia di guitti chiamati a esibirsi su un palcoscenico dove a contendersi il ruolo di regista ci sono Harry Hole e l'assassino, vittima egli stesso e che un odio antico e motivato spingono sempre verso il delirio.
Questo ritorno di Hole non è solo la conferma dalla sagacia di Nesbø nel definire e raccontare storie, ma l'implicita conferma che solo con il ''suo'' Harry lo scrittore norvegese tocca la sua vetta di massima espressività ed efficacia. Non che altre digressioni letterarie di Nesbø abbiano fallito. Certamente no.
Ma, allo stesso modo, l'investigatore norvegese che ha eletto a personaggio cardine dei suoi noir è unico in molte cose, anche se qualcuno, leggendone le vicende, come quelle raccontate in ''Luna rossa'', troverà somiglianze con altri investigatori, a cominciare dal disincanto e dalla presa di coscienza che, per loro, non ci sarà mai la felicità che, come arriva, può sparire all'improvviso, lasciando un vuoto impossibile da riempire.