Post in maiuscolo, meme e provocazioni: il governatore della California trasforma X in un’arena politica, accende entusiasmi tra i democratici e provoca rabbia nel campo repubblicano.
La caricatura diventa arma politica
Gavin Newsom (foto), governatore della California, ha deciso di usare contro Donald Trump le stesse armi che il tycoon ha reso celebri negli anni: toni aggressivi, frasi scritte tutte in maiuscolo, insulti taglienti e meme autoprodotti. Ma invece di imitarlo sul serio, Newsom lo fa con ironia, costruendo una sorta di parodia permanente del presidente. Una strategia che ha trasformato l’account ufficiale del governatore in un fenomeno virale: centinaia di migliaia di nuovi follower in poche settimane e milioni di visualizzazioni per i suoi post.
I bersagli: da Fox News a Stephen Miller
La miccia è stata accesa da un attacco televisivo: Dana Perino, conduttrice di Fox News ed ex portavoce di George W. Bush, ha invitato Newsom a “piantarla” e a smettere di “rendere ridicola” la sua figura. La risposta del governatore è arrivata puntuale: “È quasi una settimana e ancora non hanno capito niente”, ha scritto su X, subito seguito da un altro post che definiva Perino “Dana “ding dong” Perino”. In altri messaggi, lo staff di Newsom prende di mira Stephen Miller, storico consigliere trumpiano, ribattezzato “Voldemort della Casa Bianca”, mentre Trump viene definito “mani piccole”, “pannolone” e “arancione artificiale”.
Meme, parodie e autoproclamazioni
La pagina @GovPressOffice, gestita dal team del governatore, è diventata un laboratorio di satira politica. Newsom si è autoproclamato “migliore di Cristoforo Colombo” per aver ideato una nuova mappa dei collegi elettorali californiani, in evidente risposta alle manovre repubblicane in Texas per strappare seggi alla Camera. In un altro meme, Trump è raffigurato come un politico obeso e stanco accanto a un Newsom scolpito come un gladiatore. Non è un caso che la base democratica abbia accolto la strategia con entusiasmo: molti militanti sono convinti che l’unico modo per colpire Trump sia “rispondergli con le sue stesse armi”.
La questione dei collegi e la Proposition 50
Dietro la patina goliardica, però, c’è un obiettivo politico concreto. Newsom sta promuovendo la Proposition 50, una misura che dovrebbe ridisegnare i collegi della California per spostare verso i democratici almeno cinque seggi della Camera. L’iniziativa, in calendario per un voto speciale il 4 novembre 2025, è già sostenuta da figure come Barack Obama e Kamala Harris. I repubblicani la bollano come un tentativo di manipolare la rappresentanza elettorale, accusando Newsom di ipocrisia. Alcuni commentatori osservano che “per combattere Trump, Newsom si sta comportando sempre più come lui”.
Lo scontro sugli agenti federali
La guerra non si combatte solo online. Il 14 agosto, durante una conferenza stampa a Los Angeles, decine di agenti della Border Patrol hanno circondato l’edificio dove parlava Newsom. Il governatore ha definito l’episodio un chiaro segnale intimidatorio da parte dell’amministrazione Trump. Due giorni dopo ha presentato una richiesta ufficiale tramite il Freedom of Information Act per ottenere tutti i documenti relativi a quell’operazione, accusando il presidente di “uso improprio di fondi pubblici per intimidire un avversario politico”.
Cresce il consenso, ma aumentano anche i rischi
Un sondaggio ha registrato per Newsom un balzo significativo nelle preferenze degli elettori democratici, portandolo al secondo posto tra i potenziali candidati presidenziali, subito dietro Kamala Harris. Ma la strategia non è priva di rischi. Alcuni analisti mettono in guardia: “Il ritorno al clima da meme del 2017 potrebbe galvanizzare i sostenitori democratici, ma rischia di banalizzare la sfida e rafforzare il culto della personalità di Trump”.
Un ring digitale verso il 2028
In definitiva, Newsom ha trasformato il proprio profilo social in un’arena politica, dove i colpi di fioretto lasciano spazio a bordate ironiche e la parodia diventa strumento di battaglia. È un rischio calcolato: se funziona, potrebbe consacrarlo come il rivale numero uno di Trump, pronto a sfidarlo non solo sui social, ma anche alle urne. Se invece dovesse rivelarsi un boomerang, resterà l’immagine di un governatore che ha scelto di fare politica con la stessa grammatica del suo avversario. Per ora, i sondaggi sembrano premiarlo, e la sfida digitale è appena cominciata.