Chip: Nissan sospende produzione nel suo più grande stabilimento in Usa

- di: Brian Green
 
E' bastato (si fa per dire) che un focolaio di coronavirus scoppiasse in Malaysia, in una fabbrica di semiconduttori, che gli effetti si facessero sentire dall'altro lato del mondo. Infatti, la Nissan - che della produzione della fabbrica di chip in Malaysia è in gran parte dipendente - è stata costretta a chiudere per ben due settimane il suo grande stabilimento (si estende per quasi 56 mila metri quadrati) di Smirne, nello Stato americano del Tennessee.

La produzione dovrebbe riprendere il 30 agosto, secondo la previsione della casa giapponese, che ha comunicato la chiusura dello stabilimento ai 6.700 dipendenti. Lo stabilimento della Nissan di Smirne produce sei modelli, compreso il piccolo Suv Rogue, il veicolo più venduto negli Stati Uniti dall'azienda nipponica.
Secondo gli analisti, la chiusura della grande fabbrica Nissan per un periodo così lungo è un segno che la carenza di semiconduttori potrebbe non concludersi alla fine di quest'anno, come speravano le case automobilistiche più colpite dalla crisi dei semiconduttori. Negli ultimi mesi altri stabilimenti automobilistici sono stati chiusi temporaneamente, ma di solito la sospensione della produzione ha riguardato veicoli con bassi volumi di vendita, come le berline.

Le case automobilistiche hanno, invece, cercato di conservare i chip per gli impianti che producono i modelli più venduti, come Suv e pickup.
La chiusura di uno stabilimento cruciale, come è quello di Smirne per la Nissan, conferma i timori che la crisi dei semiconduttori potrebbe andare ben oltre la fine di quest'anno, che pure era considerata come la più pessimistica delle previsioni. Ma il riesplodere di casi di Covid-19 lungo la catena di approvvigionamento dei semiconduttori in Asia e in altre regioni potrebbe allontanare la fine della crisi di approvvigionamento. Una situazione resa ancora più problematica dal fatto che la carenza dei semiconduttori e la chiusura degli stabilimenti, insieme alla forte domanda dei consumatori negli Stati Uniti, hanno provocato una penuria di nuovi veicoli in tutta l'America. Cosa che si è immediatamente tradotta in un aumento dei prezzi e in contraccolpi nel mercato dell'usato.
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