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NPL Meeting 2025: un vento fresco soffia sul mercato dei crediti deteriorati

- di: Redazione
 
NPL Meeting 2025: un vento fresco soffia sul mercato dei crediti deteriorati

Un vento di rinnovamento ha attraversato Villa Fürstenberg, sede di Banca Ifis, durante il NPL Meeting 2025, che si è svolto lo scorso 26 settembre. Un’edizione intensa, densa di numeri, idee e visioni industriali che hanno confermato come il mercato dei crediti deteriorati non sia più un’arena di emergenza, ma un laboratorio di innovazione, dati e responsabilità sociale.

NPL Meeting 2025: un vento fresco soffia sul mercato dei crediti deteriorati

Con il titolo “Framework & Frontiers”, l’evento ha posto l’accento su un concetto chiave: la necessità di costruire una nuova grammatica del credito, capace di unire rigore finanziario, intelligenza tecnologica e impatto sociale. L’ultima edizione del Market Watch Npl curata dall’Ufficio Studi di Banca Ifis ha offerto una base quantitativa e previsionale che ha reso ancora più concreto il dibattito: un’industria in transizione verso modelli più maturi, digitalizzati e sostenibili.

Un’Europa divisa tra stabilità e rischio: il primato italiano sotto osservazione
Il quadro europeo dei crediti deteriorati mostra una crescente polarizzazione. Francia e Germania registrano nuovi incrementi nei volumi di Npe - rispettivamente +12 e +14 miliardi di euro - segnale di un rallentamento economico che si riflette direttamente sulla qualità del credito. Italia e Spagna, invece, continuano a ridurre l’esposizione, mantenendo una traiettoria di stabilità che appare sempre più strutturale.
Nel secondo trimestre 2025, lo stock lordo complessivo di Npe detenuto dalle banche significative dell’Unione Europea si è attestato a 373 miliardi di euro, in lieve calo rispetto ai 376 miliardi del trimestre precedente, con un Npe ratio medio dell’1,84%. Un dato che conferma una sostanziale tenuta complessiva del sistema, ma nasconde differenze profonde tra Paesi.

L’Italia, nonostante un contesto economico complesso, resta un punto di riferimento. Lo stock complessivo deteriorato (banche più investitori) è stimato a fine 2025 in 275 miliardi di euro, con una riduzione di 86 miliardi nell’ultimo decennio e un Npe ratio lordo in discesa verso il 2,3% entro il 2027. In altre parole, il Paese è riuscito a costruire un modello di gestione più efficiente e meno emergenziale, fondato su una filiera specializzata e un mercato secondario ormai maturo.
Il deterioramento del credito alle famiglie rimane basso (0,6%), ma i segnali di stress arrivano dal mondo delle imprese, in particolare da edilizia, commercio e turismo, dove i tassi di deterioramento oscillano tra il 2,4% e il 3%. È su questi settori - tradizionalmente volatili e ancora poco digitalizzati - che si gioca la partita della prevenzione del rischio nei prossimi anni.

L’apertura dei lavori: la rotta tracciata da Geertman
Ad aprire la giornata è stato Frederik Geertman, Amministratore Delegato di Banca Ifis, che ha delineato la cornice strategica del Meeting: “L’Italia deve restare nel solco del contenimento del rischio, ma spingere con decisione sull’efficienza operativa, l’adozione tecnologica e la sostenibilità sociale. Solo un sistema Npl evoluto e sostenibile potrà definirsi davvero strategico per il Paese”.
Un messaggio netto, che ha attraversato l’intera giornata: l’obiettivo non è solo ridurre lo stock deteriorato, ma trasformare il settore in un motore di rigenerazione economica, capace di restituire liquidità e fiducia al mercato interno.

La visione globale di Jeffrey Sachs
Tra i momenti più attesi, l’intervento dell’economista statunitense Jeffrey Sachs, già direttore del Earth Institute della Columbia University e consigliere ONU. Con il suo approccio sistemico, Sachs ha spostato il discorso dal piano tecnico a quello geopolitico: “Il credito deteriorato è il termometro dell’economia reale. La sua evoluzione segnala in anticipo gli effetti sociali e produttivi delle crisi globali”.
Sachs ha sottolineato l’urgenza di un coordinamento internazionale contro gli shock esogeni, dagli effetti del cambiamento climatico ai conflitti regionali, che rischiano di generare nuove ondate di deterioramento. “La cooperazione non è più un lusso, ma una condizione per la sopravvivenza della stabilità finanziaria globale”, ha detto.

Tecnologia, intelligenza artificiale e nuovi modelli operativi

Nei due panel centrali, moderati da esperti del settore, si sono confrontati alcuni dei protagonisti più influenti del mercato: Mirko Briozzo (DoValue/Gardant), Riccardo Serrini (Prelios), Andrea Condello (BNP Paribas), Leorizio D’Aversa (McKinsey), Uljian Sharka (Domyn) e Fabio Lanza (Condirettore Generale Banca Ifis).
Tutti hanno concordato su un punto: la gestione del credito deteriorato non può più basarsi su logiche puramente quantitative. L’efficacia del recupero dipende oggi dalla capacità di leggere i dati, prevedere le dinamiche di rischio e automatizzare i processi. Intelligenza artificiale, analisi predittiva, automazione documentale e piattaforme di data management sono diventati strumenti decisivi per migliorare la redditività e ridurre i tempi di recupero.

Un’industria che cambia pelle: dimensioni e consolidamento
Il Market Watch Npl prevede, per il triennio 2025-2027, un mercato dinamico con 22 miliardi di euro di crediti deteriorati transati ogni anno. Circa la metà di questi passerà sul mercato secondario, a conferma della crescente importanza delle operazioni tra operatori specializzati. L’81% dei nuovi flussi deteriorati sarà coperto da cessioni dirette banca–servicer, segno di una cooperazione ormai strutturale.
Dal 2018 a oggi si contano 59 operazioni straordinarie nel settore del servicing, tra fusioni, acquisizioni e joint venture. Il numero di operatori si è ridotto, ma la dimensione media è aumentata sensibilmente: l’AUM pro capite è cresciuto del 39%. È il segnale di un’industria matura, ma anche della necessità di costruire governance forti e modelli di business più resilienti.

Il nodo del giudiziale: un freno che pesa sull’efficienza

Nonostante i progressi, il recupero giudiziale resta l’anello debole della catena. Analizzando 44 portafogli con rating Scope, pari a 95 miliardi di euro di GBV, Banca Ifis ha registrato un peggioramento del tasso di recupero legato all’aumento delle pratiche giudiziali. Il 60% dei fascicoli ha oltre cinque anni di attesa, un dato che fotografa un sistema ancora ingolfato da arretrati, carichi di lavoro e lentezze burocratiche.
È qui che l’innovazione tecnologica può giocare un ruolo decisivo. L’uso di algoritmi di priorità automatica, la predizione dei tempi di esecuzione, la digitalizzazione delle procedure e la creazione di piattaforme interattive tra operatori e tribunali possono ridurre drasticamente i tempi di recupero e aumentare la prevedibilità dei flussi.

Intelligenza artificiale: dalla teoria alla pratica industriale
Secondo i dati di Banca Ifis, oltre cinquanta progetti di intelligenza artificiale sono oggi in corso tra gli operatori Npl europei. Le aree più attive riguardano l’analisi predittiva del rischio, la gestione documentale automatizzata, il monitoraggio della compliance e il supporto decisionale nelle strategie di recupero.
La sfida italiana è integrare l’IA nei processi core - scoring, classificazione, segmentazione dinamica, workflow management - evitando che resti un semplice strato aggiunto.
In questa direzione, alcune realtà stanno già sperimentando modelli di machine learning capaci di individuare in anticipo le posizioni ad alta probabilità di recupero, migliorando l’efficienza fino al 30%.

La dimensione sociale del credito: il modello Ifis
Un altro tema trasversale, destinato a incidere nel lungo periodo, è la sostenibilità. Banca Ifis ha posto al centro della propria strategia il concetto di social banking: un approccio che unisce performance economica e impatto sociale, con l’obiettivo di reintegrare nel circuito finanziario i soggetti esclusi.
Geertman ha ribadito che “un sistema Npl efficiente, tecnologico e sostenibile è una risorsa strategica per le banche e per il Paese”. L’obiettivo è superare la logica punitiva del recupero e trasformare l’operatore di servicing in un alleato del tessuto economico, capace di rigenerare fiducia e liquidità.

Un settore maturo ma ancora esigente
Il NPL Meeting 2025 ha confermato la maturità dell’industria italiana dei crediti deteriorati, oggi tra le più evolute d’Europa. Tuttavia, la solidità raggiunta non può tradursi in autocompiacimento. Le sfide restano numerose e decisive.
Se il consolidamento non sarà accompagnato da governance forti e visione industriale, l’integrazione rischierà di generare inefficienze. Se la giustizia civile non si modernizzerà, il collo di bottiglia dei recuperi continuerà a pesare. Se l’intelligenza artificiale resterà una sperimentazione e non diventerà infrastruttura, l’Italia perderà la propria leva competitiva. E se la sostenibilità sociale non sarà resa concreta, rischierà di restare un’etichetta.

Framework & Frontiers: l’orizzonte del futuro
Il titolo scelto per questa edizione - Framework & Frontiers - sintetizza l’ambizione e la direzione del settore. “Framework” significa costruire un quadro stabile di regole, dati e processi condivisi. “Frontiers” indica la volontà di superare i limiti, spingendo verso una frontiera di efficienza, conoscenza e responsabilità.
Il NPL Meeting 2025 non ha semplicemente fotografato uno stato dell’arte: ha lanciato un’agenda. Il futuro del credito deteriorato non premierà chi accumula portafogli, ma chi saprà trasformare la gestione del rischio in valore per il sistema Paese. Innovazione, scala industriale e impatto sociale diventano così le tre colonne di una nuova architettura del credito.

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