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La nostra biblioteca - McClanahan - Crapalachia - Un luogo-non luogo raccontato magistralmente

- di: Diego Minuti
 
La nostra biblioteca - McClanahan - Crapalachia - Un luogo-non luogo raccontato magistralmente
La letteratura americana che poggia sul racconto, sulla descrizione di luoghi che diventa l'occasione per raccontare scolpendo personaggi e le loro vicende, si arricchisce di un'ennesima prova d'autore, con ''Crapalachia'' (Pidgin Edizioni - pag.184 - 16 euro) di Scott McClanahan, autore che, dall'altro lato dell'Oceano, ha raccolto consensi e successi e che ora, sebbene con un'opera editata la prima volta negli Stati Uniti dieci anni fa, arriva in Italia, mantenendo intatta la sua freschezza e la genialità di alcune soluzioni cui lo scrittore ricorre per meglio definire un racconto che, come si usa dire, si legge tutto d'un fiato, perché ogni pagina si porta dietro la curiosità di sapere cosa riserva la successiva.

La nostra biblioteca - McClanahan - Crapalachia - Un luogo-non luogo raccontato magistralmente 

''Crapalachia'' è un titolo nato dalla fusione di due parole. La prima, crap, a dire il vero, è una parolaccia e non un parola, mentre il resto trae la sua radice nel nome della catena montuosa, appunto gli Appalacchi, che corre parallela alla costa Est degli Stati Uniti, quasi una barriera verso le enormi distese del Centro e dell' Ovest, che sembrano appartenente ad un altro mondo, forse addirittura ad un altro universo.
Il romanzo ruota intorno alle vicende - sempre che si possano definire tali il turbinio di situazioni e i personaggi che ne diventano protagonisti, non sempre volendolo - di una famiglia dove il sole, il centro, il motore è una donna, anzi una nonna, con tutte le sfaccettature che l'età e l'esperienza impongono.

L'ambiente è quello dell'America più lontana dal rutilare delle luci e delle tentazioni; un ambiente dove tutto si ripete non per una precisa volontà, ma perché non potrebbe essere altrimenti. L'America rurale, ma segnata dalla presenza delle montagne che condizionano, nell'eterna immobilità dei villaggi, delle stradine, delle case che tali non sono essendo semplici baracche in cui le vicende si susseguono, a ritmo delle nascite e delle morti, della felicità passeggera e del dolore che resta.
Il tratto distintivo della scrittura di Scott McClanahan è certamente la capacità di tirare fuori, dai personaggi che mette al centro di ''Crapalachia'', occasioni di riflessione, che passa anche per tratteggiarne gli aspetti più 'anomali'.

Come il carattere ribelle di Ruby, la nonna, che pure si è dovuta piegare al ripetersi di una vita che non era certo quella che si augurava. Ci sono poi un uomo che, gravemente malato, viene accudito dal nipote che, per alleviarne le sofferenze, gli concede una birra. Ma non con un bicchiere, ma con un sondino che gliela manda nello stomaco. C'è poi che è profondamente depresso e chi passa le sue giornate a guardarsi intorno per vedere cosa potrà pulire, disinfettare, preda della compulsione.
E', quello descritto da McClanahan, un universo paradossale, spesso assurdo, ma che non spinge mai a giudizi definitivi, perché ogni tassello del mosaico del romanzo (ovvero i singoli personaggi) è, di per sé, un microcosmo nel quale forse anche riconoscersi.
Tags: arte, libri
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