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Il rifornimento degli aerei in Italia, un settore invisibile ma decisivo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il rifornimento degli aerei in Italia, un settore invisibile ma decisivo

Ogni decollo dagli aeroporti italiani ha alle spalle un’operazione tanto banale all’apparenza quanto complessa nella realtà: il rifornimento di carburante. È un processo che coinvolge una catena logistica ad alta intensità di capitale e che rappresenta uno snodo cruciale per l’aviazione civile. In Italia, questo comparto garantisce ogni anno la distribuzione di oltre cinque milioni di tonnellate di jet fuel, quantità indispensabile per sostenere un traffico in crescita, trainato dal turismo e dal trasporto merci.

Il rifornimento degli aerei in Italia, un settore invisibile ma decisivo

Negli ultimi anni il mercato italiano del rifornimento aereo si è fortemente concentrato. Tre società si dividono quasi interamente il settore, gestendo depositi, oleodotti e servizi di piazzale. La competizione si è ridotta, ma l’efficienza operativa è aumentata: le compagnie aeree possono contare su interlocutori solidi, in grado di garantire continuità e sicurezza. Tuttavia, questa struttura di oligopolio riduce i margini di negoziazione e rende i vettori più esposti alle oscillazioni dei costi logistici.

La logistica del jet fuel
Il carburante avio non arriva ai piazzali con le stesse modalità dei carburanti stradali. Viene importato via mare, sbarcato nei porti di riferimento come Augusta, Genova o Livorno, stoccato in depositi appositi e immesso in una rete di oleodotti che alimenta i principali aeroporti. Dove gli oleodotti non arrivano, entrano in gioco autobotti specializzate. In ogni passaggio, dagli stoccaggi ai trasferimenti, vigono protocolli di sicurezza molto stringenti. Anche un minimo disallineamento potrebbe causare ritardi a catena in decine di voli, con conseguenze economiche e reputazionali.

Prezzi e volatilità
Il prezzo del jet fuel segue i mercati internazionali del greggio. Negli ultimi anni, le crisi geopolitiche hanno prodotto rialzi significativi, che si sono riflessi nei costi del trasporto aereo. A pesare non è solo la quotazione del petrolio, ma anche la logistica interna: trasporto, stoccaggio e distribuzione incidono sul costo finale. Di fatto, il carburante resta una delle principali voci di spesa per le compagnie aeree, in media tra il 20 e il 30% dei loro bilanci operativi.

Confronto con l’Europa
Il caso italiano si inserisce in un quadro più ampio. A Parigi, Francoforte o Madrid il rifornimento è gestito con logiche simili, ma con alcune differenze. In Francia il sistema è più frammentato e consente maggiore concorrenza, con effetti sui prezzi medi leggermente più bassi rispetto all’Italia. In Germania, invece, prevale un modello integrato che lega il rifornimento agli stessi gruppi che controllano le raffinerie. In Spagna, il peso degli scali turistici ha favorito la presenza di più operatori regionali. L’Italia, con il suo mercato concentrato, garantisce stabilità ma rischia di ridurre la flessibilità in caso di shock esterni.

La transizione ai carburanti sostenibili
La vera sfida, però, riguarda il futuro. L’Unione europea ha stabilito obiettivi vincolanti per l’adozione dei SAF (Sustainable Aviation Fuels), che dovranno sostituire progressivamente il cherosene tradizionale. Già dal 2030 almeno il 10% del carburante usato negli aeroporti europei dovrà provenire da fonti sostenibili. Per l’Italia questo significa ripensare depositi, oleodotti e contratti di fornitura. La transizione non sarà neutrale sul piano dei costi: i SAF hanno oggi prezzi molto più elevati, e la loro diffusione richiederà ingenti investimenti infrastrutturali.

Un settore silenzioso ma centrale
Il rifornimento aereo è un settore invisibile ai viaggiatori, ma centrale per la competitività del Paese. Ogni variazione nei costi o nei tempi di rifornimento si riflette direttamente sul prezzo dei biglietti e sulla capacità delle compagnie di pianificare i propri voli. L’Italia, con la sua posizione geografica strategica nel Mediterraneo, può trasformare questa necessità in un’opportunità: diventare un hub non solo per il jet fuel tradizionale, ma anche per i carburanti sostenibili.

Nel silenzio dei piazzali aeroportuali, tra oleodotti e autobotti, si gioca una partita economica che non riguarda solo le compagnie aeree, ma l’intero sistema di trasporti europeo.

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