Nel 2023 l’economia sommersa italiana torna a salire, segnalando la persistenza di una quota rilevante di attività economiche non dichiarate. Secondo le stime diffuse dall’Istat, la componente da sotto-dichiarazione dei redditi si è attestata a 108,2 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 101,5 miliardi del 2022.
Sommerso economico in crescita: nel 2023 la sotto-dichiarazione sale a 108,2 miliardi
A questo si aggiunge la quota di valore aggiunto legata al lavoro irregolare, pari a 77,2 miliardi, contro i 69,4 miliardi dell’anno precedente. Le componenti residuali, che comprendono varie forme di evasione e attività non direttamente misurabili, valgono 12,2 miliardi, anch’esse in lieve crescita rispetto agli 11,8 miliardi del 2022.
Servizi alle persone e costruzioni tra i settori più esposti
Il fenomeno del sommerso non è uniforme: secondo l’Istat, i comparti dove il suo peso è maggiore restano gli Altri servizi alle persone, dove rappresenta il 32,4% del valore aggiunto del settore. Seguono Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione con il 18,8%, e le Costruzioni con il 16,5%.
Molto più contenuta invece l’incidenza nei comparti a maggiore tracciabilità e dimensione industriale: negli Altri servizi alle imprese il sommerso pesa per il 5,5%, nella Produzione di beni d’investimento per il 4,3%, mentre nella Produzione di beni intermedi scende all’1,6%.
L’Istituto sottolinea che l’andamento riflette differenze strutturali tra settori, con una maggiore vulnerabilità alle pratiche informali nelle attività di piccola scala o ad alta intensità di lavoro.
Sotto-dichiarazione e lavoro irregolare: i due volti del sommerso
La sotto-dichiarazione, principale componente dell’economia sommersa, comprende le attività economiche regolari nei flussi ma non pienamente registrate dal punto di vista fiscale o contributivo. Si tratta, in larga misura, di imprese che dichiarano solo una parte dei ricavi effettivi.
Il lavoro irregolare, invece, resta una delle criticità strutturali più difficili da combattere: oltre a sottrarre risorse al sistema previdenziale, alimenta precarietà e concorrenza sleale. La crescita di questa componente nel 2023, superiore a quella della sotto-dichiarazione, evidenzia un fenomeno di adattamento del mercato del lavoro, dove la domanda di flessibilità si intreccia con margini di informalità ancora elevati.
Il nodo strutturale e le sfide per la politica economica
L’incremento complessivo del sommerso – che supera i 197 miliardi di euro sommando tutte le componenti – conferma la necessità di politiche strutturali per favorire emersione, digitalizzazione e tracciabilità.
Gli incentivi all’utilizzo dei pagamenti elettronici, la semplificazione degli adempimenti fiscali e la riduzione del cuneo sul lavoro restano strumenti chiave per contenere la convenienza all’irregolarità.
Secondo l’Istat, l’andamento del 2023 riflette da un lato la ripresa dell’attività economica post-pandemia, dall’altro la persistenza di pratiche di evasione difficili da scalfire. L’economia non osservata continua così a rappresentare una zavorra per la competitività e la sostenibilità dei conti pubblici.
Ridurre il peso del sommerso resta una delle priorità per rendere più equo e stabile il sistema produttivo italiano.