Un attacco brutale contro un convoglio umanitario congiunto ha insanguinato la notte nei pressi di Al Koma, nel Nord Darfur. Cinque operatori sono stati uccisi e numerosi altri feriti mentre cercavano di portare aiuti salvavita ai civili intrappolati nella regione di Al Fasher, epicentro di una catastrofe umanitaria che si aggrava di giorno in giorno. Le Nazioni Unite, attraverso il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e UNICEF, hanno condannato con forza l’agguato, definendolo un “attacco contro la vita” di migliaia di persone già allo stremo.
Sudan, strage umanitaria a Nord Darfur: attaccato convoglio con aiuti WFP e UNICEF, cinque morti
L’assalto ha colpito un convoglio composto da quindici camion, che trasportava cibo, integratori nutrizionali e generi di prima necessità destinati in particolare a bambini e famiglie colpite dalla carestia. Diversi mezzi sono stati dati alle fiamme, mentre parte significativa delle scorte è andata perduta. “Un attacco a questi aiuti è un attacco diretto ai bambini”, ha dichiarato UNICEF in una nota. “L’intervento tempestivo è ora più che mai una questione di sopravvivenza”.
Al Fasher assediata, rischio carestia per centinaia di migliaia di civili
Secondo le stime delle agenzie umanitarie, sono centinaia di migliaia le persone intrappolate ad Al Fasher, città simbolo di una regione che da mesi è sotto attacco, tra bombardamenti, blocchi stradali e combattimenti tra milizie rivali. La maggior parte della popolazione è costituita da sfollati interni, molti dei quali sono già sopravvissuti a violenze precedenti e ora affrontano la fame. I bambini, in particolare, sono esposti al rischio imminente di malnutrizione acuta e morte.
L’attacco al convoglio segna un ulteriore deterioramento della situazione, già gravissima, che ha spinto le Nazioni Unite a rinnovare gli appelli alla comunità internazionale per un accesso umanitario sicuro, stabile e garantito. Senza rifornimenti costanti, la crisi potrebbe evolvere rapidamente in una carestia su vasta scala.
Condanna delle Nazioni Unite: "Un crimine contro i più vulnerabili"
“Condanniamo con la massima fermezza questo attacco vigliacco contro operatori umanitari che stavano solo cercando di salvare vite”, hanno scritto WFP e UNICEF in un comunicato congiunto. L’episodio si inserisce in un contesto in cui i convogli delle agenzie ONU e delle ONG internazionali sono sempre più bersagliati. “Questi attacchi non sono incidenti isolati, ma parte di una crescente tendenza di disprezzo per il diritto internazionale umanitario”, sottolineano le agenzie.
L’ingresso e il transito sicuro degli aiuti umanitari è sancito dalle Convenzioni di Ginevra, eppure in Sudan, come in altri scenari di conflitto prolungato, tali garanzie sembrano sempre più evanescenti. Le organizzazioni chiedono non solo l’identificazione e la punizione dei responsabili, ma anche un impegno concreto da parte degli attori regionali per assicurare l’apertura di corridoi umanitari.
Una crisi dimenticata tra instabilità e silenzio internazionale
Il conflitto in Sudan, in particolare nelle regioni del Darfur, è uno dei più letali e meno raccontati degli ultimi anni. Iniziato nell’aprile 2023 con lo scontro tra l’esercito regolare e le forze paramilitari RSF, ha rapidamente degenerato in una guerra civile che ha colpito milioni di civili. Al Fasher è diventata il simbolo di una resistenza assediata, dove i civili – in gran parte donne e bambini – pagano il prezzo più alto.
Nonostante gli appelli internazionali, gli aiuti restano insufficienti e gli attacchi alle organizzazioni umanitarie si moltiplicano. Questo episodio, tragico e simbolico, mette in luce non solo l’urgenza materiale degli aiuti, ma anche il rischio concreto che l’inerzia diplomatica contribuisca a una catastrofe annunciata. Un grido d’allarme che l’Europa e il mondo non possono più permettersi di ignorare.