Il governo, in vista della prossima manovra economica, sta valutando una mossa dall’impatto deciso: alleggerire il carico fiscale sui lavoratori con la riduzione dell’Irpef e una possibile detassazione di tredicesima, straordinari e lavoro festivo. L’obiettivo dichiarato è rafforzare redditi e consumi senza perdere di vista la tenuta dei conti.
Una proposta coraggiosa per rilanciare redditi e consumi
Il vicepremier Antonio Tajani ha evocato una soluzione definita “azzardata” ma praticabile: la detassazione della tredicesima. Come ha detto: “Si può pensare a una proposta un po’ azzardata, però perché no? Cioè la detassazione della tredicesima. Vediamo che si può fare”, ha affermato Antonio Tajani. Attorno a questa direttrice il pacchetto si completerebbe con il taglio dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per lo scaglione 28–50 mila euro, con possibile estensione fino a 60 mila; incentivi al rinnovo dei contratti scaduti e detassazione dei salari più bassi; estensione della flat tax al 5% oggi applicata ai premi di produttività, includendo straordinari, festivi e indennità affini.
Concetti affini sono stati richiamati dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, in netta alternativa a misure assistenziali: “La soluzione non si chiama reddito di cittadinanza né salario minimo: si chiama detassazione degli straordinari, dei festivi, dei premi di produzione”, ha sottolineato.
Ricadute concrete: quanti risparmi in busta paga
Se l’aliquota intermedia scendesse al 33%, il ceto medio vedrebbe risparmi tangibili. Le simulazioni più ricorrenti stimano: qualche centinaio di euro annui per chi si colloca intorno ai 30–40 mila euro lordi e benefici crescenti avvicinandosi ai 60 mila. Sulla tredicesima, l’effetto sarebbe immediato e percepibile: meno ritenute sul cedolino di dicembre e spinta ai consumi nella fase più intensa della stagione commerciale.
La detassazione della tredicesima tra opportunità e costi
Un precedente c’è: lo scorso anno è stato introdotto un bonus di Natale da 100 euro netti per i lavoratori con reddito fino a 28 mila euro e un figlio a carico, misura dal costo contenuto e dalla platea ampia. La detassazione integrale della tredicesima, però, è un salto di scala: il monte complessivo delle tredicesime sfiora i 60 miliardi e genera oggi oltre 14 miliardi di gettito. Azzerare o ridurre fortemente il prelievo significa liberare potere d’acquisto ma anche trovare coperture solide e permanenti.
Il nodo delle risorse e gli impegni con l’Europa
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha indicato con chiarezza la priorità: “Procedere solo compatibilmente con le risorse disponibili”. In parallelo pesa il capitolo difesa e sicurezza, destinato a crescere nel quadro europeo. I nuovi obiettivi comuni di spesa per la difesa fissati a Bruxelles e la cosiddetta clausola di salvaguardia potranno incidere sull’andamento del deficit, condizionando l’ampiezza delle misure fiscali e l’obiettivo – ormai a portata – di riportarlo sotto il 3%.
Reazioni politiche e linea di governo
Nel centrodestra, la proposta viene letta come strumento strutturale pro-lavoro. Il vice segretario di Forza Italia Stefano Benigni ha parlato di obiettivo concreto per aumentare i salari netti, ribadendo la priorità del taglio dell’Irpef per il ceto medio. Il messaggio è netto: più lavoro premiato, meno tasse sul lavoro prodotto.
Il punto: riforme ambiziose, equilibri fragili
La traiettoria è chiara: detassare tredicesime e lavoro extra e ridurre l’Irpef per dare ossigeno a famiglie e imprese, stimolare la domanda interna e rendere più elastica l’organizzazione produttiva. L’equilibrio, però, è delicato: coperture credibili, coordinamento con il calendario europeo e rispetto dei vincoli di finanza pubblica determineranno la portata reale della riforma. Se le condizioni si allineeranno, l’effetto in busta paga potrà essere visibile e immediato; altrimenti, resterà un cantiere aperto in cerca di numeri.