Inflazione stabile e attacco legale: Trump insiste sul taglio dei tassi e attacca la gestione dei lavori alla Fed.
(Fotomontaggio Trump e Powell).
La mossa esplosiva di Trump contro Powell
Donald Trump è tornato alla carica contro il presidente della Fed, Jerome Powell, cogliendo in particolare la lente di ingrandimento sui costi della ristrutturazione della sede centrale della banca, e minacciando un “potenziale contenzioso giudiziario” in merito alla gestione dell’opera.
Secondo quanto riferito, il progetto — inizialmente previsto attorno a 1,9 miliardi di dollari — ha subito forti aumenti fino a circa 2,4–2,5 miliardi, per via di imprevisti come rimozione di amianto e rincari di manodopera e materiali.
Nel suo post su Truth Social, il presidente non ha risparmiato sarcasmi verso Powell, definendolo “Too Late” e sostenendo che una spesa da 3 miliardi sarebbe stata più congruente — quando, a suo dire, sarebbe bastato un intervento da 50 milioni. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che la causa “è in considerazione”, senza però fornire ulteriori dettagli.
Inflazione stabile: sullo sfondo un respiro per i mercati
Il dato sull’inflazione di luglio mostra una crescita annua del 2,7%, in linea con il mese precedente e leggermente inferiore alle attese (2,8%). Sebbene Trump attribuisca l’assenza di pressioni inflazionistiche ai dazi — smentendo le previsioni che paventavano aumenti dei prezzi al consumo — molti economisti sollevano riserve, evidenziando una risalita dei prezzi nei servizi e nei settori meno volubili.
L’inflazione stabile ha riacceso le speranze nei mercati di un taglio dei tassi già in programma per settembre: scenario che il presidente rivendica come ulteriore motivo per mettere Powell sotto pressione.
Un’arma politica, una Fed sotto assedio
La strategia di Trump appare duplice: da un lato, la minaccia di una causa legale amplifica la retorica anti-Fed e rafforza la narrazione di uno spreco pubblico clamoroso; dall’altro, insiste sul taglio immediato dei tassi, cavalcando l’ondata d’ottimismo suscita dalla solida inflazione di luglio.
Tuttavia, l’assetto normativo garantisce l’indipendenza della banca centrale: svariati esperti legali ritengono che una causa del genere avrebbe scarso fondamento giuridico, data la limitata autorità presidenziale sulle decisioni operative della Fed.
Lo sguardo al futuro: tassi, mercati e contenziosi
Settembre sotto i riflettori: l’incontro Fed del 16–17 settembre diventa cruciale, non solo per le decisioni sui tassi, ma anche per verificare se l’alterco politico contagierà le decisioni strategiche.
Dollaro sotto pressione: il franco svizzero si è rafforzato nei confronti del dollaro, specchio delle tensioni politiche e delle incertezze sull’indipendenza della Fed.
Contenzioso in stand-by: al momento non è stato avviato alcun procedimento legale formale; resta da vedere se la minaccia si concretizzerà o rimarrà uno strumento retorico per influenzare le scelte monetarie.
Trump reinventa la narrativa
Trump reinventa la narrativa: dal tema puramente economico (inflazione stabile, possibili tassi in discesa) al fronte giudiziario. Un remake sorprendente — in cui la politica si traveste da tribunale per cercare di rimodellare il paradigma Fed-mercato.