L’umanità è persa. Ed ha perso

- di: Barbara Leone
 
Quello è solo come un cane, recita come un cane, fa un freddo cane, ma porco cane….Queste sono alcune delle espressioni che noi usiamo quando vogliamo dare un’accezione negativa alle cose. Ma se il cane al quale manca la parola dovesse parlare di noi, che cosa direbbe? Essendo anime pure, al contrario nostro, continuerebbero a idolatrarci come fanno tutti i giorni della loro vita. Una vita che sono disposti a dare per noi, e senza pensarci un attimo. La verità è che se piombasse sulla Terra un alieno, solo una cosa potrebbe dire di noi: il migliore c’ha la rogna, giusto per restare in tema. E’ trascorsa una settimana dall’agonia di Aron, il cane legato ad un palo bruciato vivo dal suo papà umano. Non so quante volte ho messo le mani sulla tastiera per scrivere, ma ogni volta mi si bloccava il respiro. L’unica cosa che continuavo, e continuo, a pensare è: non ce la faccio più. Io davvero non credo di sopportare più tutto questo dolore, il mio cuore non lo sopporta, la mia mente non lo sopporta, il mio stomaco non lo sopporta, nulla di me riesce a sopportare più di assistere all’umana barbarie nei confronti degli animali. Sento addosso un tale senso di impotenza e di vuoto, che tutto mi sembra inutile. Quando ho visto le foto di Aron sono crollata, forse perché conosco per esperienza diretta l’insopportabile strazio delle ustioni. Sono passati alcuni anni, ma ancorano rimbombano nelle mie orecchie le urla disperate di Filippo, uno dei miei tre cani purtroppo scomparso nel 2021, che per un incidente domestico si ustionò una coscia con l’olio bollente. Passai quasi un anno a fare avanti e indietro dalle cliniche per le dolorosissime medicazioni. Perché le ustioni vanno grattate a carne viva, avverto ancora il nauseabondo fetore di betadine misto a sangue e pus, il tessuto in necrosi, il senso di nausea che non mi ha abbandonato per mesi e mesi.

Ironia della sorte, Filippo è morto poi con la coscetta sana dopo due anni di patimenti, ma con la testa deformata da un maledettissimo e subdolo tumore. Ecco, io di fronte al calvario di Aron, ustionato nell’80 per cento del suo povero corpo martoriato, ho rivissuto tutto come in un film. E l’unica consolazione è stato io fiume di gente che ha raggiunto prima Palermo e poi Milano per gridare a gran voce: BASTA! Un’onda d’indignazione che però, evidentemente, non è bastata se tempo pochi giorni ed ecco arrivare altre due notizie di folli maltrattamenti e torture. La prima da Alberobello, dove una sedicenne ha sferrato un calcio contro un gattino lanciandolo in una fontana gelata facendolo poi morire assiderato. Un micetto che faceva parte di una colonia felina, che aveva un nome e qualcuno che amorevolmente lo accudiva. E che è morto così: tra due risate e qualche like. L’altra raccapricciante notizia arriva da Punta Penna, in provincia di Chieti, dove sono stati rinvenuti i resti di un numero imprecisato di gatti legati con un nastro adesivo e dilaniati dall’esplosione di petardi. E queste sono solo (solo si fa per dire) le notizie che ci arrivano. Quelle che fanno più clamore. Chissà in questo preciso istante quanti animali vengono torturati e uccisi, magari a pochi passi da noi. E manco voglio stare a parlar qui degli allevamenti intensivi, dei macelli, della caccia, dei laboratori ufficiali e non ufficiali dove gli animali vengono sottoposti agli esperimenti più crudeli e assurdi con la scusa della tutela della salute pubblica. Ecco, io non ce la faccio. Non ce la faccio più. Ben venga l’approvazione in Commissione Trasporti dell’emendamento della Lega al Codice della Strada, che prevede un inasprimento delle pene, fino al ritiro della patente, per chi abbandona il proprio animale. Ma sapete che c’è? E’ comunque poco. E’sempre troppo poco.

E soprattutto l’aggravante è come al solito antropocentrica. Perché questo emendamento prevede la massima pena per chi abbandonando un animale provoca un incidente stradale. Ergo: siamo sempre noi al centro di tutto. Ripeto: ben venga, sempre meglio di niente e magari fungerà pure da deterrente per qualcuno. Anche se oramai non spero più in niente. Ma l’unica via, forse, è quella di una legge seria che parta da un presupposto che, ahimè, vedo lontanissimo a livello culturale, prima che legislativo. Ovverosia, che la vita di un animale ha lo stesso identico valore di quella di un essere umano. Fino a che non ci sarà questo cambio di rotta, e la vedo dura, non ho speranza alcuna. Anzi. Oggi più che mai penso che l’umanità è persa. Ed ha perso, su tutti i fronti. Basti pensare che per un pugno di like si prende a calci un gattino con tanto di didascalia sui social: “Ciao amò, beccati un po’ di notorietà”. O sempre per un maledetto pugno di like si inscena un’intervista a Denise Pipitone. Perché è successo anche questo a Catania, in un plesso scolastico, con due ragazzine che hanno pubblicato un video in cui mettono in scena il fittizio ritrovamento della bambina scomparsa a Mazara del Vallo. E immaginatevi la sua povera mamma. Per goliardia, si sono poi giustificate le due. E certo: per goliardia si fa venire un infarto ad una mamma che da anni cerca sua figlia, per goliardia si ammazza a calci un gattino e per schizofrenia si brucia vivo un cane. Perché sicuramente l’assassino di Aron la farà franca con la solita difesa dell’incapace di intendere e volere. Ecco. Io di tutto questo non ne posso più. Sono provata, annichilita come non mai. E come non mai penso che siamo la sciagura di questo povero universo. Siamo l’errore di Dio, e a questo punto difficilmente potrò cambiare idea.

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