La Nato e il ruolo di Svezia e Finlandia. L’architettura della sicurezza europea cambia

- di: Leonardo Dini
 
La scelta, ormai ratificata ufficialmente, di due tra le maggiori nazioni nordeuropee e Scandinave:  Svezia e Finlandia, di entrare nella Nato, dopo uno storico percorso di neutralità, la Finlandia e di pacifismo, la Svezia, ha destato dubbi e proposto interrogativi, tanto dal lato occidentale e Nato ed europeo, appunto, quanto da quello orientale russo, slavo e cinese. La prima cosa da far notare è il quasi gemellaggio involontario tra i due Paesi, entrambi hanno dichiarato che non entreranno nella Nato senza l’altro Paese. La seconda osservazione in tutta evidenza è che pur se apparentemente improvvisata e motivata dalla emergenza bellica Ucraina, la adesione alla Nato nasce da un complesso e lineare percorso storico, politico e,  è il caso di aggiungerlo, strategico geopolitico.

Da quando infatti i Paesi Scandinavi, progressivamente hanno aderito alla Unione Europea, si è delineata la esigenza simultanea di aderire al sistema di difesa militare europeo, che all'epoca e tuttora, a differenza della UE dopo la Brexit, beneficia della partecipazione tutt’altro che secondaria del Regno Unito. Terzo elemento che emerge nel ragionare sull'ingresso di Finlandia e Svezia in Nato sta nella loro posizione geografica strategica di cerniera e limes di quella che rischia di essere, a dire di molte analisi, una nuova Cortina di ferro, non più solo fra Russia e Ovest, ma tra Oriente e Occidente, tra mondo Ortodosso e mondo Protestante e Cattolico; non ultimo, tra Cina e Brics da un lato e Paesi euroatlantici dall'altro.  Cosa succederà in conseguenza di questa mossa tattico strategica, di questo inscenarsi di un fronte unitario Scandinavo verso la avanzata imprevedibile e imperscrutabile da parte russa?

Gli scenari sono molti e le variabili possibili sono tante ma, in ogni caso quel che emerge anche dal Vertice Nato di Madrid dei giorni scorsi, iniziato con l'incontro dei leader al Museo del Prado, è una nuova linea di azione Nato più centrata sul tema della difesa della Europa da est , quasi un ritorno al passato, al 1900 e ai famosi e ormai quasi mitologici piani di invasione della Europa da parte dell'Urss, mai attuati ma sempre usati come arma politica di ricatto e di minaccia durante la guerra fredda. Nonostante la riunione Nato restano inspiegabilmente dei vulnus non da poco, nella difesa continentale Nato. Faccio alcuni esempi concreti: sono aumentati i contingenti Nato al confine sud est orientale in Romania, Bulgaria, Ungheria ma il lato debole della difesa est rimane.

Tuttora è impossibile difendere a lungo, in caso di attacco simultaneo da Russia e da enclave armata di Kaliningrad, i Paesi Baltici che non a caso si stanno attrezzando ma con poca efficacia realistica per sostenere un attacco russo. Aumentano rischi e potenziali militari navali, sottomarini nucleari e aerei nel mar Baltico, con riflessi nel mare del Nord e nelle acque internazionali, prospicienti la Scandinavia. La Polonia è il lato debole della difesa est, nonostante il rafforzamento delle basi americane e della presenza Nato e USA. Non dimentichiamo i missili Iskander e anche nucleari previsti che la Russia immette in Bielorussia. Resta sguarnito improvvidamente il lato sud della coalizione Nato, senza contare poi il ruolo della Turchia e i problemi di accerchiamento di un altro heartland geopolitico: Israele. Se infatti, quia assurdamente, russi e alleati arabi e cinesi decidessero di attaccare da sud, dal Mediterraneo, o di sfruttare in futuro la Silk and Belt Road come testa di ponte militare l’Europa sarebbe spiazzata.

Mentre infatti come nel romanzo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, si attende un attacco da est, questo potrebbe arrivare a sorpresa da Siria e Libia e da quel Mediterraneo che significativamente i Russi da tempo frequentano militarmente con assiduità, tanto da volerne fare il loro mare nostrum, come già stanno facendo col Mar Nero e col Mar Caspio. Il Mar Baltico a sua volta e la Scandinavia sono stati apertamente interessati dalle affermazioni aggressive di Putin che parla di misure tecnico militari ponderate, una terminologia che visto il precedente Ucraino di febbraio non fa presagire sviluppi molto pacifici. Tuttavia se l’occidente deve impegnarsi su tanti fronti di crisi in questo strano teatro degli eventi che costantemente sfiora un lungo e pericoloso conflitto globale, lo stesso vale per i Russi che non hanno solo il problema Finlandia, da cui pure di fatto sono usciti male già un secolo fa, ma hanno tanti fronti politici e tattico militari da tenere in guardia: la Georgia, la Moldavia, i Paesi Balcani, la Bosnia….solo per fare alcuni esempi. Inoltre, in un mondo che e’ villaggio globale, diffuso letteralmente ogni crisi e ogni guerra va a incidere su tutto il pianeta, direttamente o indirettamente, per non dire delle conseguenze economiche e finanziarie di questo tutti contro tutti che sta dividendo nuovamente la terra in fazioni neomedievali.

Di certo gli eserciti di Finlandia e Svezia hanno tecnologie avanzate, connaturate alla ricerca nella alta tecnologia di quei Paesi e sono eserciti efficienti e solidi pur se non di massa. Di fatto la integrazione di Finlandia e Svezia costituisce un completamento e un valore aggiunto per la Nato come pure per la difesa europea. Va a riscriversi così la architettura della difesa europea che si sviluppa ormai day by day, anche in base agli eventi bellici in evoluzione continua in Ucraina, regione geografica europea, anche se non ancora della UE. Nonostante i trattati Start di non proliferazione nucleare, compresi i più recenti accordi del 2021, la situazione di rischio nucleare è molto grave. Non solo il Doomsday clock degli scienziati nucleari è prossimo alla mezzanotte, ma gli stessi servizi segreti Usa hanno da poco allertato nuovamente sul pericolo di svolte nucleari tattiche da parte russa in presenza dello stallo attuale. Le dichiarazioni di Medvedev non sono certo rassicuranti al riguardo. Quello che tutti i protagonisti della sfida sembrano ignorare sono le conseguenze dell'uso di armi come Sarmat o Poseidon così come delle testate nucleari tattiche strategiche: in merito veramente  l’umanita' e tanto più gli stakeholders non hanno imparato nulla né da Hiroshima né da Chernobyl.

Quindi Finlandia e Svezia paradossalmente potrebbero essere in salvo proprio perché si trovano nell'occhio del ciclone e perché i contendenti russi hanno ben altro da fare, al momento, che attaccare i Paesi Scandinavi. Tuttavia, il rischio, sia pure marginale rimane, ed è un rischio che coinvolge tutta la Europa che si trova ancora una volta come nel passato ad essere luogo di battaglie e non di dialogo e di pace, eppure nel XXI secolo la guerra dovrebbe uscire definitivamente dalla Storia per restare nei libri di Storia del passato.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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