Intervista all'Avv. Andrea Carta Mantiglia di BonelliErede, la law firm da cui è passata la storia economica d'Italia

- di: Redazione
 
Le scelte chiave dello studio legale leader in Italia, da cui è passata e passa la storia economica del Paese. I valori fondanti alla base dell’incredibile crescita lunga oltre 20 anni - da 80 a oltre 750 persone di assoluto livello, la ricerca continua della massima qualità professionale, le nuove sfide, la Generazione Z, l’attenzione massima al benessere delle persone e molto altro. Intervista all’Avvocato Andrea Carta Mantiglia, Managing Partner di BonelliErede.

Intervista all'Avv. Andrea Carta Mantiglia di BonelliErede

Lo studio legale BonelliErede ha seguito casi importantissimi, a partire dall’indimenticabile scalata di Olivetti a Telecom, tanto che si può certamente dire che la storia economica d’Italia è passata e passa da voi. Da oltre 20 anni BonelliErede è al fianco delle imprese italiane nel mondo, così come è al fianco di quelle imprese straniere dove siete presenti. Può fornirci le caratteristiche essenziali del vostro studio?
“È giusto partire dall’Opa su Telecom del 1999, rimasta famosa. Quell’operazione, che ha fatto certamente la storia della finanza italiana, avvenne infatti mentre si costituiva l’allora studio Bonelli Erede Pappalardo. Un’unione tra tre componenti diverse, ma con un tratto comune che caratterizza ancora oggi la nostra storia. Lo Studio Bonelli e Associati aveva la sede principale a Genova, poi a Milano, ed era ovviamente costituito intorno alla figura del Professor Franco Bonelli, padre del diritto commerciale italiano sia in campo accademico che in campo professionale e che aveva associato attorno a sé un numero significativo di professori universitari. L’altra componente era lo studio milanese che aveva come perno la figura di Sergio Erede, pioniere in Italia delle operazioni di M&A e non a caso un passato negli Stati Uniti, quindi con un imprinting di studio d’affari, uno dei primissimi studi legali d’affari in senso proprio che ci siano stati in Italia. Poi lo studio Pappalardo e Associati, che aveva sede a Bruxelles e a Roma e che, fin da subito, ha dato una connotazione di internazionalità con la sua specializzazione nel diritto comunitario. Quindi componente accademica, componente di studio d’affari e componente internazionale. Tre componenti molto diverse, ma unite da una caratteristica comune che era e rimane il perseguimento dell’eccellenza. Per noi ha una natura profonda perché la tipologia e la metodologia di lavoro che abbiamo sempre adottato nel nostro studio sono state improntate a un’estrema selezione della qualità delle persone, senza compromessi. La dedizione e lo scrupolo assoluto al lavoro e al servizio che abbiamo sempre offerto ai nostri clienti è stato ed è fattore fondativo e distintivo del nostro studio. Grazie a ciò siamo cresciuti dalle 80 persone circa di allora alle oltre 750 di oggi. In 20 anni abbiamo avuto uno sviluppo incredibile e mi piace anche citare una rivista inglese del settore, che dopo qualche anno definì la nostra fusione il merger nel mondo legale europeo di maggior successo”.

Una realtà come la vostra, che conta oltre 750 persone di altissimo livello, non può che essere fondata sulla specializzazione delle competenze…
“Sì, anche perché la professione è cambiata molto e fare l’attività legale come si faceva 20 anni fa non ha più senso. Io stesso venti anni fa mi occupavo di tante cose diverse, dal giudiziale alla contrattualistica e così via, dopodiché ho iniziato a specializzarmi nell’M&A e nel corporate. Ma oggi neanche questo tipo di specializzazione è più sufficiente, perché il mercato chiede a noi professionisti di essere molto competenti sull’industry dei nostri clienti. Per questo nel nostro studio una decina di anni fa abbiamo maturato la convinzione della necessità di specializzarci anche per industry. Quello che abbiamo realizzato circa 10 anni fa è un passo molto innovativo, con la creazione dei Focus Team, ossia gruppi di professionisti con competenze in materie giuridiche diverse, ma uniti nella conoscenza approfondita di industry specifiche in modo da affrontarla in maniera sinergica”.

La Generazione Z è alla porta: come prepararsi ad accogliere questi nuovi giovani fra le fila dell’organizzazione? Che cosa cercano e cosa si aspettano dal mondo del lavoro? E come invece dovranno essere approcciati i clienti che appartengono alla prima generazione nativa digitale della storia? Cambiano i paradigmi?
“La risposta è sì, siamo di fronte ad un cambio di paradigma, a un passaggio molto sfidante. Mi permetta un passo indietro: a fine 2018, in occasione dell’Assemblea degli Associati di BonelliErede, svolsi una relazione interamente basata sulla Generazione Z e dissi: “attenzione perché tra poco queste persone verranno a bussare alla nostra porta e, se noi non sapremo relazionarci in maniera adeguata, rischiamo di soccombere perché rischiamo di non essere attrattivi nei loro confronti e di converso rischiamo di non essere in grado di dialogare in maniera adeguata con questa generazione anche come futuri clienti”. Quindi dobbiamo capire che questa generazione è molto diversa anche da quella dei Millennials e ci sta portando a doverci confrontare con un mondo che dobbiamo comprendere.
Quanto ai tratti caratteristici della Generazione Z, e quindi alle sfide che essa ci pone, uno dei tratti più importanti è la metodologia delle scelte. Si tratta infatti di una generazione che fa scelte valoriali diverse rispetto a quelle precedenti. Non opera scelte dettate dalla mera convenienza economica, ma scelte che vanno più in profondo, alla sostanza delle cose, per capire chi sta dietro a un determinato prodotto, chi sta dietro a una determinata azienda, chi sta dietro a un determinato datore di lavoro, per capire insomma se sa esprimere dei valori in cui questi giovani si possano riconoscere. Se ciò non avviene, questi ragazzi non sono disposti a fare compromessi, perché hanno valori comuni su cui non abdicano e non tollerano abdicare, come quelli dell’inclusione, del green e quindi dell’ecologia, del rispetto e della parità di trattamento. Quindi, se un’organizzazione non è portatrice di valori, se i giovani percepiscono che la proclamazione di tali valori è un fatto non genuino e strumentale, allora questi ragazzi non ne comprano un prodotto, non ne acquistano un servizio e non ci vanno a lavorare. Ne discende una conseguenza fondamentale, ossia che non è il guadagno a guidare le loro scelte, o meglio non è certamente il primo driver delle loro scelte. Pertanto anche l’impostazione della relazione con queste persone fin dal colloquio iniziale deve cambiare poiché i giovani debbono capire di avere di fronte degli interlocutori, che sanno proporsi a loro come portatori dei valori che ritengono essenziali nella vita. In tale ottica emerge l’importanza del ‘work life balance’, che è esploso durante la pandemia con l’alternanza del lavoro a casa e del lavoro in azienda, ma che in realtà, al di là degli obblighi normativi introdotti a causa della pandemia da Covid-19, rappresenta un’esigenza fondamentale delle nuove generazioni, e non solo. In BonelliErede ne siamo perfettamente consapevoli tanto che abbiamo appena varato una nuova policy sullo smart working che prevede da uno a due giorni a settimana di lavoro da remoto”.

The Great Resignation: è un fenomeno che ha interessato anche il mondo delle law firm in Italia? Come la pandemia ha modificato le priorità dei professionisti?

“Il fenomeno si è affacciato anche in Italia, ma non particolarmente negli studi legali e comunque non nei termini cui si è manifestato prima negli Stati Uniti e poi in altri paesi. Quello che è certo, comunque, è che la pandemia ha dato una scossa - e qui parlo anche delle generazioni più mature - ponendo le persone di fronte a una riflessione sulle proprie priorità. Come detto, negli studi legali non abbiamo registrato questo fenomeno, ma certamente abbiamo professionisti che si interrogano sulle scelte da operare nella propria vita sia privata che professionale. Oggi c’è una percentuale sempre maggiore di professionisti che non necessariamente vede il percorso professionale all’interno dell’organizzazione di cui fanno parte, con un atteggiamento per cui non si dà per ineluttabile la scelta lavorativa fatta. Questa è una novità a cui non eravamo abituati perché le generazioni precedenti, e comunque anche prima della pandemia, avevano invece un atteggiamento ben diverso meno propenso al cambiamento. Siamo, insomma, di fronte a uno scenario diverso”.

Welfare Studi legali: le politiche di BonelliErede e il progetto ‘livebetter’.
“Qui potremmo parlarne a lungo. Proprio per le cose che le ho raccontato prima e per il fatto che ci siamo da tempo sforzati di capire la Generazione Z, abbiamo lanciato un programma chiamato ‘livebetter’, che si compone di molteplici iniziative volte a migliorare la qualità della vita delle nostre persone e dei loro familiari. Un modo concreto per dimostrare che BonelliErede si preoccupa delle proprie risorse come persone prima ancora che come professionisti. Mostrare con fatti concreti attenzione alla cura delle nostre persone significa creare una comunità più forte e coesa e alla fine significa ovviamente anche un migliore ambiente di lavoro: persone felici significa professionisti migliori. Tra i diversi progetti posti in essere da inizio 2019, ricordo, per esempio, che abbiamo migliorato le policy di maternity e paternity leave in maniera significativa e, proprio di recente, abbiamo aumentato quest’ultima del 300 per cento. Abbiamo lanciato quello che noi chiamiamo il ‘Friday Toast’, cioè un incontro che organizziamo in tutte le sedi di BonelliErede di venerdì pomeriggio per un saluto informale prima del week-end. Si tratta di un evento molto apprezzato soprattutto dai ragazzi che speriamo di poter presto rimettere in agenda. Abbiamo inoltre aumentato i giorni di vacanza annuali, aumentandoli del 20 per cento. Abbiamo istituito un servizio tipo “concierge” per svolgere piccole commissioni quotidiane: potrebbe sembrare banale, ma per persone che lavorano molte ore al giorno avere qualcuno che li sostituisca in queste attività rappresenta un grandissimo aiuto. Questo progetto, tra l’altro, è realizzato grazie all’Associazione Cometa, una delle diverse onlus che sosteniamo. Inoltre, durante i mesi di lockdown abbiamo messo a disposizione di tutta la nostra popolazione uno dei più importanti pneumologi italiani per fornire un primo supporto alle nostre persone e a tutte le loro famiglie. E poi, sempre durante quei mesi, abbiamo organizzato corsi di yoga e di cucina - tutti naturalmente via web - challenge tematiche e viaggi virtuali. Non mancano iniziative all’insegna della corporate social responsibility: l’estate scorsa, per esempio, abbiamo adottato un’arnia in provincia di Como con l’intento di contribuire al mantenimento della biodiversità del pianeta. Ad ognuno di noi è poi stato consegnato un vasetto di miele prodotto dalle nostre api. Ecco, questi sono solo alcuni esempi”.

La reputazione di una Law Firm passa anche attraverso le proprie persone: le BonelliErede People e il loro ruolo.

“La reputazione pensiamo di averla costruita in primo luogo sull’eccellenza professionale che ci viene riconosciuta dal mercato: se siamo riconosciuti come lo studio leader in Italia non è certo perché siamo la law firm più grande o con un volume d’affari più alto degli altri. Credo, infatti, che la nostra reputazione di eccellenza sia condivisa nel mondo finanziario nazionale, ma non solo. La reputazione di un professionista è però fatta anche di etica e di rispetto, quindi di valori comportamentali ai quali teniamo molto e dei quali, tanto per essere chiari, facciamo un criterio di valutazione delle persone che fanno parte di BonelliErede. Questi sono elementi su cui noi non trasgrediamo e non facciamo eccezioni. Credo che ciò sia estremamente importante per costruire una reputazione a tutto tondo e per conferire ad uno studio come il nostro un posizionamento istituzionale serio e concreto. A questo si accompagna anche un compito di responsabilità sociale molto importante che abbracciamo sin dal 1999. A me non piace citare le nostre attività di charity, però ci sono iniziative rilevanti che su questo fronte mettiamo in campo, tra cui il supporto che forniamo ogni anno alla Fondazione Buzzi di Milano, sia finanziariamente sia attraverso il lavoro dei nostri professionisti”.
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